Economia Finanza

In Europa resiste la maggioranza Ursula ma avanza l’estrema destra



I dati vanno presi con cautela. Non solo perché non sono definitivi, ma anche perché rispecchiano la composizione dei gruppi nella legislatura che si è appena chiusa. Non possiamo escludere cambiamenti. I gruppi dovranno riunirsi da qui alla prima riunione plenaria del nuovo parlamento, attesa a metà luglio, per sancire la loro nuova composizione. Su alcuni partiti corrono non poche voci: la N-VA belga potrebbe lasciare i conservatori per approdare con i popolari, per esempio.

Oltre a un possibile impasto tra i gruppi parlamentari esistenti, ci sarebbero circa 100 deputati che per ora non siedono in alcuna formazione politica. Tra questi, i deputati di Fidesz, il partito nazionalista del premier ungherese Viktor Orbán. Alcuni di questi potrebbero rimanere tra i non iscritti, altri potrebbero invece approdare in uno dei gruppi. Ricordiamo che per formare un gruppo parlamentare sono necessari almeno 23 deputati provenienti da almeno sette Paesi membri.

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«L'impatto dei risultati dell'estrema destra nelle elezioni europee sarà meno rilevante a Bruxelles, ma più pesante negli Stati membri in cui i governi in carica sono già deboli, come in Germania e Francia», analizzava ieri Mujtaba Rahman, direttore del centro -studi Eurasia Group qui a Bruxelles. Lo sguardo corre giust'appunto ai due più importanti Paesi dell'Unione europea, dove i partiti al governo hanno subito una storica sconfitta politica.

In Francia, il Rassemblement National di Marine Le Pen ha ottenuto il 31,5% dei voti, rispetto al 15,2% ottenuto da Renaissance, il partito del presidente Emmanuel Macron. Quest'ultimo ha deciso a sorpresa di sciogliere l'Assemblea nazionale e di chiedere ai francesi di tornare alle urne tra fine giugno e inizio luglio: «Non posso fare finta che non sia accaduto nulla», ha dichiarato in televisione rivolgendosi ai connazionali. «Ho deciso di ridarvi con il voto la scelta del nostro futuro».

In Germania, Alternative für Deutschland ha ottenuto il 16% dei voti, diventando il secondo partito, dietro ai democristiani della CDU-CSU (30,2%). I socialdemocratici del cancelliere Olaf Scholz hanno avuto il 13,9% dei suffragi. Ieri sera, il cancelliere non si è espresso, ma è stato attaccato dalla leadership della CDU. «Era il volto sui manifesti elettorali, dovrebbe sottoporsi a un voto di fiducia», ha dichiarato all'emittente ARD il segretario generale Carsten Linnemann.



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