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Tamberi: “Se avessi perso non avrei parlato per un mese. Ora a Parigi per spaccare”


Pubblico romano in delirio per lo spettacolo di Gimbo: “Quando ho saputo che Mattarella veniva a vedermi mi sono venuti i brividi, lo ringrazio tantissimo”. Poi una dedica speciale “a Fabrizio Borra, fa parte del nostro team”




Giornalista

12 giugno – 00:30 – MILANO

Gigantesco. Anche i colleghi dei media stranieri lo guardano con ammirazione e si mettono in fila per intervistarlo. Gimbo Tamberi ormai è uno di quei campioni destinati a restare in maiuscolo nella storia dello sport italiano. Perché lui, rispetto agli altri, ha una caratteristica semplice. È una vittoria. Dovrebbe gareggiare sempre con un numero 10 dietro la canotta. È quello dei grandi campioni di calcio, delle stelle assolute. Lo vedi che entra nell'Olimpico e d'incanto, in meno di 10 secondi, trasforma lo stadio in una sorta di arena. Signori e signore di mezza età, ragazzini, chiunque: urlano, tifano, sono tutti per lui, manco fosse una rockstar. E invece a modo suo lo è, eccome.

muto per un mese…

E dopo l'oro con quel salto a 2.37, l'ennesimo oro di una carriera formidabile, dopo aver visto il baratro, l'Olimpico diventa una specie di Maracanà. «Bisognava pur cominciare da qualche parte, era un salto speciale, se non avessi vinto non avrei parlato per un mese. Non potevo vincere con una misura piccola. Sapevo di aver lavorato benissimo, ho messo tutto quello che potevo. Volevo divertire e divertirmi, dedico a Fabrizio Borra l'oro, purtroppo la vita è dura ma bisogna essere forti e non mollare, lui è uno del nostro team. La sospensione? La prima gara può capitare, ero in forma stratosferica ma gli assetti tecnici non è facile trovarli subito. Ci sono state difficoltà ma grazie al pubblico le abbiamo superate. Ho investito tutto in questa stagione, 2.37 era un obiettivo, il record dei campionati era quello che volevo fare, alla squadra dovevo dire “Calma ci sono anche io”, ma è una squadra pazzesca. È cambiata la testa, nella squadra, ho trasmesso a loro la voglia dell'obiettivo e non la paura, si tende ad aver paura di fallire, ci frena quella paura. Ora i ragazzi scendono con gli occhi pieni di sogni. La bandiera? Quando ho saputo che Mattarella veniva a vedermi mi sono venuti i brividi, lo ringrazio tantissimo, per me è stato un onore immenso così come ricevere il ruolo di portabandiera. Andremo a Parigi con la voglia di spaccare tutto. Questa sera aveva la bandiera sporca di sangue, significa che lotteremo fino all'ultimo, vi assicuro che lo faranno tutti gli atleti». Starebbe a parlare per ore e ore, lui è fatto così. Quasi lo devono prendere con la forza, perché rischierebbe di fare notte.

sofferenza

Eppure, Gimbo ha dovuto soffrire tantissimo, prima di diventare quello che è ora. Nato il 1° giugno 1992 a Civitanova Marche, è figlio di Marco, due volte primatista italiano indoor nel salto in alto e suo allenatore fino al 2022 (oggi il coach è Giulio Ciotti). La tradizione sportiva della famiglia ha radici lontane. Il fil rouge con l'atletica riporta al 1939, anno in cui nonno Bruno saltò 1.86 per la società spezzina Gil (Gioventù italiana del Littorio), centrando quello che fu il primato ligure fino al 1954. Anche sua moglie Chiara Bontempi è figlia di uno sportivo, pilota di Superbike. Negli anni Tamberi si è distinto per diverse trovate stravaganti. Tipo la sua barba rasata a metà per le finali, una scaramanzia nata nel 2011 ai campionati italiani juniores di Bressanone con cui aveva migliorato il personale di 11 centimetri (da 2.14 a 2.25). Sempre nel 2012, agli Europei all'aperto di Helsinki, si era presentato in pedana con i capelli azzurri, mentre dopo aver trionfato agli Assoluti di Bressanone dello stesso anno chiese ai giudici di posizionare l'asticella a 2.46 (un centimetro in più del record del mondo di Sotomayor) per poi esibirsi in una capriola sul materasso. Senza dimenticare l'episodio delle Olimpiadi di Tokyo, con il gesso portato in pedana nel momento dei salti da medaglia. Uno stimolo in più, per ricordare i giorni tristi dell'infortunio alla caviglia sinistra del 2016 (che lo aveva costretto a saltare i Giochi di Rio). A Budapest, dopo la vittoria dell'oro mondiale nel 2023, si è invece tuffato in una delle vasche della gara dei 3000 siepi.

cestino

Appassionato, ma anzi sarebbe meglio dire «malato» di basket, appena può ci gioca. Lo scorso febbraio, a Indianapolis è stato protagonista del Celebrity Game che è stato disputato sull'avveniristico parquet interattivo del Lucas Oil Stadium. L'azzurro ha strappato applausi per alcune giocate di grande livello, soprattutto nel primo tempo, con due schiacciate da standing ovation. Tutto naturalmente documentato sui suoi social. Dove sembra più felice di un bambino. Vai Gimbo, non ti fermare mai.





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