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Vendita Milan, la procura chiede l’archiviazione per Li Yonghong


I pm milanesi hanno indagato per anni l'imprenditore cinese, proprietario rossonero tra il 2017 e il 2018, con l'accusa di false comunicazioni sociali

11 giugno – 18:28 – MILANO

Dopo rogatorie e verifiche bancarie in tutto il mondo che hanno consentito di ricostruire gli assetti patrimoniali ei flussi finanziari di denaro provenienti da conti anche con sede in paradisi fiscali, la Procura di Milano ha chiesto di archiviare l'indagine in cui Yonghong Li – l' uomo d'affari cinese che tra il 2017 e il 2018 è stato proprietario e presidente del Milan – era accusato di false comunicazioni sociali. Reato, questo, contestato in quanto l'imprenditore cinese, che aveva rilevato il club rossonero per 740 milioni con una società poi fallita e che quindi non era riuscito a chiudere l'affare, aveva sempre comunicato ufficialmente che tutto andava bene e di essere in grado di far fronte agli impegni finanziari.

sono fatto

Il pm Paola Biondolillo nei giorni scorsi ha firmato la richiesta di archiviazione nella quale sono stati condensati gli esiti di un'indagine durata parecchi anni, circa sei, e che ha portato a concludere che Li Yonghong avrebbe goduto di ampie risorse come lui stesso aveva assicurato ai tempi dell'operazione di compravendita del club un tempo guidato da Silvio Berlusconi. Risorse che sarebbero riconducibili a fondi e società con base alle Cayman o alle British Virgin Island, e pure a società di Hong Kong della moglie del magnate. In ultima analisi, da quanto è trapelato, dagli accertamenti è emerso un quadro in cui pacificamente sono state individuate operazioni finanziarie “opache” ma non elementi sufficienti per ritenere sussistente l'accusa di falso in bilancio. Quindi, anche se l'istanza non riguarda in senso stretto la vendita del Milano – operazione che aveva generato parecchi `rumors´ -, par di capire che, per quanto si è potuto verificare, Li aveva i capitali necessari. Poi qualcosa è andato storto ed è subentrato il fondo americano Elliott. Ora la parola passa al gip.





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