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Dazi sulle auto cinesi, le ripercussioni per i consumatori


La Ue da luglio applicherà tariffe sulle vetture elettriche provenienti dal Paese asiatico che arriveranno fino al 48% del valore dichiarato. L'avvocato Sara Armella spiega come funzionano i dazi




Giornalista

13 giugno 2024 (modifica alle 16:54) – MILANO

“La Cina si riserva il diritto di presentare una denuncia all'Organizzazione mondiale del Commercio (Wto, ndr) e adotterà tutte le misure necessarie per difendere con decisione i diritti legittimi e gli interessi delle aziende cinesi”. Lo ha dichiarato il portavoce del ministero del Commercio di Pechino, He Yadong, sul caso dei dazi provvisori fino al 38% sulle auto elettriche cinesi annunciati da Bruxelles il 12 giugno. La base giuridica dell'indagine avviata dalla Commissione europea lo scorso 4 ottobre risiede proprio nei regolamenti del Wto, cui la Cina ha aderito e di cui fa parte l'Unione europea. Lo spiega l'avvocato Sara Armella, esperta di diritto doganale. L'interesse di Bruxelles ha riguardato le auto elettriche di provenienza cinese i cui costruttori hanno beneficiato di sussidi statali che quindi avrebbero dovuto provocare una distorsione nei prezzi di vendita praticati, ovvero della concorrenza. La Commissione ha deciso dazi che vanno dal 17,4 al 38,1% (il 21% in media) che dai primi di luglio si andranno a sommare al 10% attualmente applicato. Riguardo la denuncia ipotizzata da Pechino il tribunale del Wto può anche esprimersi con un parere che però non ha alcuna efficacia a livello internazionale.

come funzionano i dazi

I dazi su un qualsiasi bene importato sono calcolati sul suo valore dichiarato in entrata. Questo avviene prima che si applichi al bene le tasse locali come ad esempio l'Iva o altre imposte. Quindi se un oggetto vale 100 e il dazio è al 48%, l'importo da pagare sarà 48. “Il dazio – spiega l'avvocato Armella – è un costo”. Un onere aggiuntivo che sostiene il fornitore o l'importatore. È quindi probabile che la spesa fatta a monte diventi un costo aggiuntivo equivalente a valle, ossia ricada sul consumatore. La prima ad annunciare un rincaro nei listini è Tesla che ha dichiarato che dal 1° luglio la Modello 3 costerà di più in Europa senza però aggiungere dettagli ulteriori.

produrre, non solo assemblare

L'unico modo per aggirare questi dazi sulle auto elettriche cinesi è avere fabbriche in Europa con un'attività produttiva vera e propria. “L'assemblaggio da solo non è sufficiente per conferire l'origine europea” prosegue l'avvocato. È necessario che i mezzi siano costruiti nel territorio della Ue. È emblematico il caso di Harley-Davidson che per evitare di pagare i dazi al 10 e al 25%, conseguenza della guerra commerciale tra Europa e Stati Uniti del 2018 su acciai e alluminio, ha delocalizzato parte della produzione in Thailandia: di recente un parere dell'avvocato generale presso la Corte di giustizia europea ha proposto di annullare la sentenza del Tribunale europeo avversa la casa motociclista statunitense proprio perché la produzione di moto non avviene negli Usa.

ciao e Chery

Tra i costruttori cinesi di auto elettriche che puntano sull'Europa, Byd sta arrivando in Ungheria con un proprio impianto mentre Chery ha scelto la Spagna avendo acquistato l'ex fabbrica Nissan a Barcellona. Dopo la decisione della Ue è quindi possibile aspettarsi che altre aziende cinesi decidano di aprire impianti in Europa: con quali tempi e con quali ripercussioni per i consumatori è tutto un altro discorso. Inoltre, in uno scenario di guerra commerciale, è facile ipotizzare da parte di Pechino ripercussioni sulle nostre esportazioni verso la Cina in settori nei quali ci sia margine per alzare i dazi.





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