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Sì, la Chiesa deve ‘fare politica’, ma senza opportunismi



Ho vissuto tempi in cui le istituzioni religiose più o meno apertamente hanno prestato il fianco alla politica, a volte per convinzione, a volte per necessitàche non significa sic et simpliciter opportunismo. Se devi affermare princìpi in cui credi, se ritieni che le opere che promuovi vadano sostenute, cercare l'appoggio della politica, accettarne i compromessi, non è soggezione, ma intelligenza strategica. Qualcuno ha detto infatti che la nostra responsabilità è di essere «candidi come colombe e astuti come serpenti».

Qualche volta, possiamo ammettere che il bene giustifica i mezzi, se l'uno e l'altro sono buoni, cioè tendino al bene. Un esempio concreto: ritengo giusta e importante la libertà di educazione, e quindi un sostegno economico (che è sempre più risibile) alle scuole paritarie e cattoliche. Cerco chi me lo garantisce. Sono preoccupato delle condizioni indegne con cui vengono trattati i migranti che sbarcano sulle nostre coste: Posso sottolineare le proposte politiche più adeguate per favorire una vera accoglienza.

Allora la Chiesa fa politica? Anche, giustamente, per forza: se la presenza di Cristo è incarnata, la carne – cioè la tutta realtà – deve essere occasione di presenza, di impegno. Cioè di scelta e anche di compromessi, liberi da condizionamenti e ricatti, dallo schierarsi troppo apertamente con una parte sola. Il Papa non ha eserciti da tanto tempo. E ha anche sempre meno cristiani che ascoltino le parole che derivano da retta dottrina, cercando di metterle in pratica.

Da quando si è inventata la formula «cattolici adulti» ciascuno ritiene lecito fare e pensare come gli pare. Ma tra la libertà di coscienza, sacrosanta, e il relativismo etico c'è una bella differenza. La Chiesa non ha armi, ma ha una storia, un'esperienza, un radicamento nella società che conta ancora. Non sono voti, mamma pungolo, sprone, provocazione per la politica. Armi che non feriscono, chiamiamole strumenti, ma vanno adoperati. Quindi bene che è politicamente corretto mostrarsi disarmati, imbelli.

Liberiamoci dalle etimologie: non combattere (altro termine guerresco, e pazienza) per ciò in cui si crede porta all'irrilevanza. È giusto per ogni uomo spinto da un ideale, figurarsi per ogni uomo chiamato dal Battesimo a seguire il Vangelo. Purtroppo la tentazione di scendere in campo è stata tradotta più volte in «fare campagna elettorale». È successo, è stato inutile e dannoso per l'immagine della Chiesa e, mutatis mutandis, risuccede. Purtroppo ci si è fatti usare dalla politica anziché usarla per quel che riteniamo buono e vero. Purtroppo ci si è fatti abbindolare gettando il bambino con l'acqua sporca.

Il collateralismo è una cosa, il concordato un'altra. E grazie ai concordati, in periodi recenti e altri più lontani e bui, è stata assicurata alla Chiesa, ai cristiani, una possibilità di libertà e presenza e tutela di opere belle. È un privilegio di cui tanti fratelli in troppe parti del mondo non godono. Finché è possibile serviamocene per il bene comune.





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