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A questa Nazionale servono gioco, tempo e le molle azzurre


Una squadra giovane: sarà un Europeo di formazione. L'obiettivo minimo è superare la prima fase, poi tutto diventerà possibile




Direttore

15 giugno 2024 (modifica alle 00:25) – MILANO

In Italia, quando la Nazionale comincia un grande torneo, anche chi non crede ai miracoli ci conta. Non abbiamo vinto così, da sfavoriti universali, i nostri due ultimi Mondiali? E l'Europeo di tre anni fa non è arrivato dopo essere stati giudicati perdenti da tutti, fino all'ultimo, fino alla finale di Wembley? La provvidenza azzurra mettiamola però da parte: il calcio non sarà una scienza, ma neanche un azzardo.

IL CORAGGIO

A questa Italia campione in carica cosa chiediamo? Intanto un Europeo coraggioso, nel gioco e nelle ambizioni. Un Europeo che lancia i giovani talenti alla loro prima grande esperienza con la maglia azzurra. Il nostro percorso va costruito guardando in prospettiva, al Mondiale che ci sarà tra due anni. Va considerato il nostro un Europeo di formazione, per tornare tra le prime in assoluto. Da quella finale vinta a Wembley alla partita di stasera contro l'Albania, c'è stata infatti l'eliminazione, la seconda consecutiva, dai campionati mondiali. Mancare l'appuntamento più importante non deve diventare una rovinosa abitudine, il nostro calcio non lo merita, vale molto di più. Lo hanno dimostrato le nostre squadre di club nelle ultime due stagioni, lo certifica la considerazione che hanno i tecnici italiani nel mondo, a cominciare dal più vincente di tutti, Carlo Ancelotti. Non solista. Lookman avrà pure segnato tre gol nella finale di Europa League, ma all'Atalanta la lezione di gioco impartita ai campioni di Germania l'ha insegnata Gasperini. Spalletti ha preso una squadra depressa, tecnicamente smarrita, che aveva dilapidato in pochi mesi il tesoro europeo, umiliata dalla Macedonia del Nord sulla strada che avrebbe dovuto portarci in Qatar e che ci ha precipitato nel più buio dei fondali calcistici: senza identità, senza gioco , senza risultati.

ILCT

Il nostro commissario tecnico è un allenatore capace, moderno, con la cultura del lavoro, l'ossessione del dettaglio, in costante aggiornamento, il che lo rende di fatto un valore aggiunto. Ma il suo calcio ha bisogno di tempo, finora ne ha avuto invece poco. Come hanno bisogno di tempo i tanti giovani che sono nella rosa, soprattutto in difesa e in attacco. Il superamento della fase a gironi è l'obiettivo minimo. Dagli ottavi il percorso dipenderà da una serie di fattori che possono favorirci o contro cui possiamo schiantarci. Dobbiamo giocarcela coraggiosamente fino in fondo, con la consapevolezza dei nostri limiti, ma anche delle nostre potenzialità.

la pazienza

Guardando ai valori tecnici, individuali e di gruppo, le nazionali più forti sono altre. Su tutte la Francia: campione del mondo nel 2018, battuta in finale da Messi due anni fa. Costruita intorno a Mbappé, può contare su varietà e qualità in ogni reparto. All'ultimo Europeo si suicidò agli ottavi contro la Svizzera. Difficile ripetere gli stessi errori di ingenuità. L'Inghilterra non ha mai vinto niente, neanche nel '66 avrebbe vinto se non fosse stata scandalosamente agevolata come padrona di casa. L'ambizione di conquistare finalmente qualcosa poggia sul talento di Bellingham e Foden, capaci di brillare nei due club europei più forti, Real e City, guidati da Ancelotti e Guardiola. Stavolta i due gioielli dovranno seguire le indicazioni di Southgate: non è la stessa cosa. Aggiungiamo la Germania candidata non solo perché organizza il torneo ma anche, anzi soprattutto, perché è una squadra equilibrata, con un centrocampo notevole: Wirtz, Musiala, Kroos. Di meglio è difficile trovarlo. La conferma è arrivata ieri sera nella partita inaugurale. L'Italia può legittimamente porsi alle spalle di queste tre. Per arrivare più in alto serviranno le molle di Tamberi. Ma non quelle finte che ha messo nelle scarpe. Quelle vere che ha dentro. Che avevano dentro anche le nostre, tante, bellissime Nazionali di calcio. Spesso lo dimentichiamo, ma l'Italia resta un Paese guida nel mondo del pallone. Una squadra che affronta tutti i malvolentieri. La spiegazione è nella nostra storia. L'Italia anche quando parte sfavorita, perfino battuta, a un certo punto può scattarle dentro la molla.





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