Istruzione

Rivedere il calendario scolastico estivo? Il condizionatore non è la soluzione. Diritto ai fuorisede di tornare a casa – Orizzonte Scuola Notizie


Inviata da Maria Tina Frasca – Qualche settimana fa scrollando su Instagram mi sono battuta in un video dove una giornalista de La Stampa avallava la proposta avanzata da WeWorld e Mammadimerda (attraverso una petizione intitolata “Estate piena rasa”) sulla riforma del calendario scolastico in Italia in quanto, in tutti gli altri Paesi europei, le vacanze estive sono molto più brevi. La giornalista afferma che non si può continuare ad addurre le solite, banali obiezioni quali 1) In Italia fa troppo caldo; 2) La scuola non è un parcheggio; 3) Si è sempre fatto così.

A supporto della proposta di rivoluzionare il sistema scolastico italiano, per allinearlo a quello delle scuole di tutta Europa, la giornalista fa notare che, è vero che in estate in Italia fa molto caldo ma questo non giustifica la sospensione delle attività didattiche dato che si continua a lavorare in tutti gli altri settori anche in estate e anche in tutti gli altri Paesi europei. La soluzione, secondo la giornalista, sarebbe quella di migliorare le condizioni delle nostre strutture scolastiche provvedendo all'installazione di condizionatori, coibentazione degli edifici e quant'altro. La giornalista, come tutti quelli che dicono che gli insegnanti hanno tre mesi di ferie, non conosce la verità. Allora vorrei chiarire che gli insegnanti vanno a lavorare fino al 30 giugno in quanto, dopo la chiusura delle scuole, mentre magari le famiglie fanno già la prima gita al mare, sono impegnate con gli scrutini; a questi seguono i colloqui, gli impegni collegiali di fine anno, la documentazione didattica dei progetti svolti durante l'anno scolastico, la formazione docenti, la sistemazione degli ambienti scolastici con relativa organizzazione del materiale didattico e trasloco nelle aule che a settembre gli alunni troveranno allestite e rese accoglienti.

Inoltre forse i più non sanno che il 1 settembre gli insegnanti prendono servizio e lavorano tutti i giorni per programmare le attività per i propri alunni compresi i progetti, le varie uscite didattiche, i laboratori ecc. Alla seconda obiezione la giornalista de La Stampa risponde che è vero che la scuola non è un parcheggio ma è altresì vero che molti genitori in estate lavorano e non sanno come gestire i figli. Soprattutto per chi non può fare affidamento sui nonni, il problema è davvero oneroso in quanto i centri estivi e le babysitter richiedono un compenso economico molto alto. Quindi la soluzione sarebbe quella di tenere aperte le scuole e di offrire tutta una serie di attività divertenti, interessanti, stimolanti per intrattenere i bambini ei ragazzi senza pesare sul budget familiare. Alla terza obiezione ossia “ si è sempre fatto così” la giornalista risponde che l'Italia è il Paese con il minor tasso di occupazione femminile in quanto le madri, per non pagare i centri estivi, preferiscono, o meglio, sono costrette a rimanere a casa con i figli.E qui emerge una notevole contraddizione perché dalle innumerevoli statistiche risulta che in Italia nascono sempre meno bambini quindi mi chiedo: Le donne non lavorano per dare priorità ai figli o per altri motivi che non voglio stare qui a perché discutere si toccherebbe un tasto dolentissimo che riguarda la disparità di genere in campo lavorativo?

Come insegnante che lavora da decenni nella scuola, mi sento di dire la mia per fornire uno spunto di riflessione alla giornalista ea tutte quelle persone che, pur non conoscendo il mondo scolastico da vicino, anzi direi da “dentro”, continuare a portare avanti delle prese di posizione ea diffondere delle informazioni che spesso non rispondono a verità. A prescindere dalle temperature posso affermare che in Italia ci sono scuole in cui i riscaldamenti non funzionano nemmeno a gennaio per cui i bambini e gli insegnanti sono costretti a stare con i giubbotti addosso per tutta la durata delle attività didattiche, ci sono scuole che non hanno la fornitura della carta igienica, ci sono scuole in cui le finestre si chiudono male e dai soffitti spesso filtra l'acqua piovana quindi fateci il piacere di non parlare se non conoscete certe realtà. Ecco, sarei curioso di sapere se negli altri Paesi europei esistono situazioni simili alla nostra.

Un punto su cui vorrei portare l'attenzione di chi non conosce la realtà scolastica, e tanto meno le condizioni di gran parte dei docenti in Italia, è il fatto che molti insegnanti lavorano in regioni diverse dalla propria. Si tratta di persone che per disparati motivi, hanno dovuto lasciare la propria casa, i propri luoghi, i propri affetti pur di poter lavorare nel mondo della scuola, magari dopo anni passati sui libri, dopo aver conseguito una laurea e aver superato innumerevoli concorsi. Nessuno si chiede come possa un insegnante che percepisce in media uno stipendio di 1400 euro, sostenere le spese per mantenere un affitto (500/600 Euro), le utenze (luce, metano, acqua, rifiuti urbani), le spese mediche, le spese quotidiano per alimentarsi, vestirsi.

Nessuno pensa che queste persone, che tra l'altro svolgono un lavoro di grandissima importanza, perché non dimentichiamo che si tratta di coloro che hanno nelle proprie mani la formazione, l'istruzione e l'educazione emotiva dei futuri cittadini di questo Paese, vivono una condizione di stress perché lontani dalle proprie famiglie di origine, vivono in una perenne frustrazione dovuta all'impossibilità di risparmiare per realizzare qualche progetto futuro; spesso riescono con fatica a pagare il mutuo che hanno acceso al proprio paese per comprare la casetta dei propri sogni mentre sono ingabbiati in una morsa paralizzante; a stento e con immani sacrifici riusciranno a garantire ai propri figli il proseguimento degli studi dopo l'istruzione superiore. Nessuno pensa che quelle vacanze troppo lunghe siano in realtà l'unico periodo in tutto l'arco dell'anno, in cui i docenti possono tornare a godere dei propri cari e della propria terra natìa. A questo punto mi chiedo: in quali altri Paesi europei gli insegnanti si trovano in questa situazione? Esistono realtà simili alla nostra? Poi, rivolgendomi a tutti i rivoluzionari che vorrebbero adeguare il calendario scolastico a quello degli altri Paesi d'Europa, mi chiedo: Perché non adeguiamo anche lo stipendio dei docenti italiani a quello dei colleghi inglesi, francesi, tedeschi ecc?

Chi è disposto a scendere in campo per lanciare una petizione anche per questo?



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