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In Svizzera inizia la Conferenza sulla pace in Ucraina, ma senza Mosca e Pechino



La rinuncia dell'Ucraina ad entrare nella Nato e il ritiro da parte di Kyiv dalle quattro regioni occupate da Mosca durante il conflitto, ovvero Donetsk, Luhansk, nel Donbas, Zaporizhzhia e Kherson, con il conseguente riconoscimento dell'annessione di queste regioni alla Federzione russa. Un giorno dall'inizio della Conferenza in Svizzera sulla pace in Ucraina, parlando nel corso di una riunione con gli alti funzionari del ministero degli Esteri russo, Vladimir Putin ha lanciato la sua proposta, dettando le sue condizioni per sedersi al tavolo e arrivare a un negoziato per porre fine alla guerra, da lui cominciata quasi due anni e mezzo fa, con l'aggressione al territorio ucraino.

Una proposta irricevibile, per il presidente ucraino Zelenskyj, che ha paragonato le richieste di Putin agli ultimatum di Hitler Hitler ai Paesi che intendeva conquistare. Le richieste del leader del Cremlino, ha dichiarato il consigliere presidenziale ucraino Mykhailo Podolyak, «offendo il buon senso». Scondo il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg, quella di Putin «non è una proposta di pace, è una proposta di maggiore aggressione e maggiore occupazione e dimostra in un certo senso che l'obiettivo della Russia è controllare l'Ucraina».

Intanto oggi nel Canton Nidvaldo, in presenza dei rappresentanti di cento tra Stati e organizzazioni internazionali – fra cui l'Italia con la premier Giorgia Meloni, l'India e il Brasile che però non sono presenti con i loro leader ma con rappresentanti di minore rilevanza – è iniziato il vertice internazionale di due giorni, voluto dal presidente Zelenskyj – ridurre dalla partecipazione al G7, nel quale è stato deciso un nuovo pacchetto di aiuti all'Ucraina -, che dovrebbe tentare di tracciare un cammino verso la pace in Ucraina sulla base di un piano, una formula in dieci punti presentato dal Capo di Stato ucraino, ma senza il coinvolgimento del presidente russo. Al vertice non è presente nemmeno Pechino, mentre Joe Biden dopo il G7 è tornato negli Stati Uniti, ma ha mandato a rappresentarlo la sua vice Kamala Harris, che ha annunciato lo stanziamento di oltre 1,5 miliardi di dollari per aiuti umanitari a sostegno della popolazione ucraina.

L'obietto della Conferenza è arrivare alla definizione di un documento, una dichiarazione congiunta di tutti i partecipanti. Ma, di fatto, in assenza di Mosca, così come della Cina, attore geopolitico irrinunciabile e partner fondamentale della Russia, risulta molto difficile immaginare che questo vertice possa produrre risultati significativi e portare a passi concreti. Le posizioni di partenza di Kyiv e Mosca sono opposte: il piano di Zelensky prevede in primis il ritiro delle truppe russe da tutti i territori occupati e il ripristino dell'integrità territoriale dell'Ucraina. Putin ha un'idea esattamente contraria e appare irremobivibile. Il livello di scontro tra le due parti è altissimo e il divario appare profondo, imvalicabile.

Ma è ormai chiaro a tutti che, se le due parti in conflitto non si siedono allo stesso tavolo e uno dei due belligentanti viene escluso dal vertice internazionale, il significato della conferenza di pace rischia di restare puramente simbolico. E intanto – secondi fonti citate dall'Ansa – si pensa già a un possibile secondo vertice internazionale che si dovrebbe svolgere in Arabia Saudita (Paese non rappresentato alla Conferenza in Svizzera): questa volta anche Mosca sarebbe invitata.

(Foto Reuters: l'arrivo del presidente Zelensky all'aeroporto di Zurigo)





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