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Crepet: “Un figlio è come una startup, va supportato e finanziato, ma anche lasciato libero di crescere e svilupparsi” – Orizzonte Scuola Notizie


Paolo Crepet, noto psichiatra e sociologo, ha condiviso il suo punto di vista sui rapporti genitori-figli durante un suo intervento su La 7. Secondo Crepet, i genitori dovrebbero concedere ai figli maggiore autonomia e indipendenza, senza essere eccessivamente controllanti o invadenti.

“I vostri figli hanno diritto a non avere un occhio che ti guarda ovunque, che ti controlla,” ha affermato Crepet. “Un figlio è come una startup, va supportato e finanziato, ma anche lasciato libero di crescere e svilupparsi.”

Crepet ha criticato l'atteggiamento di alcuni genitori che tendono a essere iperprotettivi oa voler controllare eccessivamente le vite dei propri figli. Questo comportamento, secondo lo psichiatra, può essere controproducente e limitare la crescita personale dei giovani.

Un aspetto curioso menzionato da Crepet riguarda il cosiddetto “strano disagio” che molti ragazzi e ragazze sembrano manifestarsi. Un malessere psicologico simile a un fiume carsico, che emerge in momenti specifici della giornata, come la mattina prima di andare a scuola, per poi attenuarsi nel pomeriggio e la sera, quando sono pronti a fare “spritz” con gli amici.

Crepet ha suggerito che, invece di finanziare attività potenzialmente dannose come il consumo di alcolici, i genitori dovrebbero investire sui sogni e progetti dei propri figli, trattandoli appunto come “startup”. Sostenerli finanziariamente, se possibile, per permettere loro di convincere i propri obiettivi, come frequentare un'università all'estero o avviare un'attività imprenditoriale.

Allo stesso tempo, Crepet ha sottolineato che i genitori non sono obbligati a mantenere i figli se questi ultimi non dimostrano alcuna voglia di impegnarsi o intraprendere un percorso. “Non credo che ci sia una legge della Costituzione italiana che ci obbliga a mantenerli in vita, certamente. Riso in bianco, giusto? Tutto quello che è sopra il riso in bianco ne parliamo.”



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