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La conferenza di pace dimezzata Zelensky: “Facciamo la storia”




Doveva essere la conferenza per la pace in Ucraina. Ma per fare la pace bisogna essere in due, contrariamente alla guerra che si può dichiarare da soli. E nel resort Bürgenstock, appollaiato sul lago di Lucerna, nel cantone svizzero di Nidvaldo, la Russia – il Paese aggressore – non c'è: non è stato invitato ma se comunque le fosse arrivata la partecipazione l'avrebbe probabilmente stracciata. E così il vertice elvetico, nel «magnifico scenario» alpino, diventa una passerella di leader, pochi giorni dopo quello di Borgo Egnazia, e una compilation di buoni auspici che servono soprattutto al presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, per sentire ancora di avere il sostegno del mondo. Per il resto è difficile sfuggire all'amara sensazione di essere allo stesso punto, mese dopo mese.

A Bürgenstock sono stati invitati 160 Paesi, ma solo un centinaio hanno deciso di partecipare. Tra essi quasi tutti i Paesi europei, gli Stati Uniti, Paesi del Medio Oriente, del resto dell'Asia, dell'Africa, dell'America Latina. Assenza pesante quella della Cina, che l'alleata ombra della Russia, soprattutto se si pensa che dieci mesi fa, l'8 agosto 2023, a Gedda, in Arabia Saudita, per analoghi colloqui Pechino c'era ed era anche parecchio propositiva. Ieri invece ci si è dovuti accontentare della generica dichiarazione del vice rappresentante della Cina all'Onu, Geng Shuang, che invita «le parti coinvolte nel conflitto a dimostrare volontà politica, a riunirsi, e avviare negoziati di pace il prima possibile per arrivare a un cessate il fuoco e porre fine ad azioni militari». Pare una dichiarazione di disimpegno da parte della seconda potenza economica mondiale.

Zelenskyj è convinto che a Bürgenstock «faremo la storia». «Tutto quello che verrà deciso qui sarà parte del processo di pace che è necessario», dice solenne. Il suo consigliere Andriy Yermak è più pratico, assicura che l'Ucraina è pronta a presentare un piano di pace alla Russia dopo il vertice in Svizzera, magari nel corso di una seconda conferenza in cui invitare anche la Russia. Un piano che, naturalmente, non includerà alcun compromesso sull'indipendenza e l'integrità territoriale dell'Ucraina che invece Vladimir Putin vuole smantellare, subordinando la pace alla cessione da parte di Kiev delle quattro regioni oggi occupate e alla rinuncia dell'Ucraina all'ingresso nella Nato.

Posizioni lontane come il giorno e la notte. Ieri però in Svizzera Zelenskyj sembrava già felice di aver radunato una buona fetta di mondo: «Siamo riusciti a riportare nel mondo l'idea che gli sforzi congiunti possono fermare la guerra e stabilire una pace giusta. Questa idea funzionerà sicuramente, perché il mondo ha potere». E il mondo lo segue docile. La vicepresidente americana Kamala Harris, appena atterrata, ha incontrato Zelensky per ribadirgli il «sostegno incrollabile» degli Stati Uniti contro l'«aggressione» russa e ha annunciato oltre 1,5 miliardi di dollari in ulteriore assistenza. Il ministro degli Esteri italiani Antonio Tajani ha ribadito: «Caro Zelensky, puoi contare sull'Italia, stiamo approvando anche un nuovo pacchetto di aiuti militari, perché senza la difesa non esiste nemmeno la ricostruzione dell'Ucraina».

«Congelare il conflitto oggi non è la risposta. Dobbiamo invece sostenere una pace globale, giusta e sostenibile per l'Ucraina, che ripristini la sovranità dell'Ucraina e la sua integrità territoriale», dice la commissaria europea Ursula von der Leyen.



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