Ricette

Non basta più l’etichetta tricolore a riempire il carrello della spesa, ma resistono le Dop


L'italianità della spesa resta fondamentale per la scelta di cosa mettere nel carrello, ma non a tutti i costi. Resiste il trend legato alle proteine, ma mostra segnali di rallentamento, così come i cibi “senza zucchero” e “senza grassi”, dove diminuiscono i pretendono che “battono l'deflare”, cioè che inducono ad aumentare le quantità acquistate nonostante l' aumento dei prezzi (generalizzato). Sono alcune conclusioni che si possono trarre dall'ultima edizione dell'Osservatorio Immagine sui consumi 2023 degli italianiconsultabile sul sito di Gs1 Italia.

I prodotti con messaggi in etichetta che richiamano al “made in Italy” si confermano il primo paniere sia per numero di prodotti (27,7% delle referenze analizzate) sia per fatturato aggregato (28,3% del totale). A crescere però è solo il dato in valore, condizionato dall'aumento, che ha fatto aumentare gli euro spesi degli italiani del 7,4% fino a quota 11,3 miliardi. Le quantità invece nel 2023 sono diminuite del 4,5%, coerentemente con l'effetto di “svuotamento” del carrello indotto dal caro vita (e in parte anche dall'aumento dei consumi fuori casa).

Dop in controtendenza

In questo contesto si distinguono però due trend interessanti. Da una parte c'è il tema della territorialità (che si ricollega ai valori di “sicurezza/rassicurazione”, nonché anche all'attenzione ambientale, presente però per ora solo su 148 prodotti) che registra +14,9% a valore e + 10,6% in volume. Dall'altro ici sono i prodotti Dopo che sono cresciuti del 1,6% a volume oltre che del 9,1% in valore. In lieve controtendenza anche il riferimento alla filiera (+0,9% le quantità e +12% gli euro spesi).

«I prodotti Dop attraggono un pubblico variegato ma accompagnato dalla ricerca di autenticità, qualità superiore e rispetto delle tradizioni. Questo tipo di consumatore – commento Marco Cuppini, direttore ricerca e comunicazione GS1 Italia – riconoscere e apprezzare il loro valore aggiunto, rendendo l'acquisto una scelta consapevole e significativa, spesso guidata da un bagaglio di informazioni veicolate dalle etichette».

«Ricco di» e «libero da», ma non a tutti i costi

I prodotti “ricchi in” – cioè che possono vantare la presenza di nutrienti specifici – nel complesso crescono del 10% a valore e calano del 2,2% a volume. Crescono in entrambe le componenti solo i reclamo legati alle proteine ​​(+1,2% in volume) e ai fermenti lattici (+0,3%). Fibra stabile.



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