Ricette

Soia, solo il 20% è made in Italy: un piano per ridurre il deficit


Dai mangimi per gli allevamenti ai nuovi cibi ipersalutisti fino agli usi energetici. La soia è una materia prima strategica il cui deficit, in tempi di sovranità alimentare, è quello più vistoso. La mancata definizione di un piano proteico europeo sempre annunciato e mai varato resta una delle più grandi incompiute della Politica agricola comune che si appresta a essere riformata dalla Commissione che verrà.

Deficit nazionale ed europeo

La soia è una merce chiave soprattutto per i suoi utilizzi nella mangimistica e nell'industria alimentare, il cui deficit nazionale supera l'80% mentre a livello europeo, secondo un rapporto pubblicato nei giorni scorsi dalla Commissione, viene prodotto appena il 27% delle farine necessarie all'alimentazione del settore zootecnico.

La produzione mondiale è concentrata in tre paesi: Stati Uniti, Brasile e Argentina, che da soli producono quasi il 90% della soia mondiale, quasi tutta geneticamente modificata. Nella nuova campagna 2024-25 i raccolti dovrebbero raggiungere un nuovo record di 414 milioni di tonnellate, 10 milioni più dei consumi stimati, uno squilibrio che prefigura nuove correzioni al ribasso dei prezzi. L'Italia è il primo (e quasi unico) produttore europeo con appena 1,2 milioni di tonnellate – rigorosamente non Ogm – prodotta su una superficie di oltre 300mila ettari.

La proposta di Cereal Docks

In questo scenario Cereal Docks, il colosso vicentino da 1,6 miliardi di fatturato guidato da Mauro Fanin, ha lanciato una nuova campagna per fidelizzare i fornitori del gruppo che acquista e trasforma oltre il 60% della soia coltivata in Italia. L'iniziativa (denominata “3A+”per agricoltura, alimentazione e ambiente) propone ai 18mila produttori conferenti diretti o indiretti del gruppo di parteciparealla vigilia delle semine, alla filiera nazionale della soia in secondo raccolto, con il riconoscimento di un bonus per gli agricoltori che aderiscono al progetto e contribuiscono alla diffusione di pratiche agronomiche green come la semina su sodo o con minima lavorazione dei terreni, con un impatto positivo anche sul risparmio di acqua e la fissazione del carbonio.
Inoltre, la soia coltivata in secondo raccolto garantisce ai produttori la possibilità di accedere alla deroga Ue sulla messa a riposo dei terreni e alle premialità previste dalla nuova Pac.

Erede virtuale del progetto del gruppo Ferruzzi-Montedison di Raul Gardini, il gruppo industriale con base a Camisano Vicentino trasforma oltre 3 milioni di tonnellate di materie prime agricole per la produzione di farine, oli, lecitine, farine gluten-free, farine precotte e grits derivati ​​da semi oleosi e cereali e destinati ad applicazioni nei settori agroalimentare, farmaceutico, cosmetico, tecnico ed energetico. Da solo garantisce più di un terzo dell'offerta nazionale di farine di soia. Dei 7 stabilimenti di proprietà (a cui si aggiungono 4 centri di stoccaggio) uno, quello di Marghera, è solo per la lavorazione della soia Ogm importata, che il processo di lavorazione rende “tecnicamente inerte”.



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