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Celtics 2008 e 2024, il confronto: Pierce e compagni superiori, ma…


La squadra di allora batterebbe senza dubbio quella attuale, ma era costruita per il tutto e subito. Questo nucleo invece potrebbe restare competitivo più a lungo

19 giugno – 09:40 – MILANO

Sedici anni fa esatti. Ora come allora, è successo il 17 giugno. Quello del 2008 i Boston Celtics di Paul Pierce, Kevin Garnett, Ray Allen e Rajon Rondo vinsero il titolo numero 17 della storia dei Boston Celtics piegando alle Finals i Los Angeles Lakers di Kobe Bryant, quello del 2024 i Celtics di Jaylen Brown, Jayson Tatum , Jrue Holiday e Kristaps Porzingis hanno vinto il titolo numero 18 piegando alle Finals i Dallas Mavs di Luka Doncic E' stuzzicante confrontare le due squadre, le rispettive imprese.

verità e super squadra

La versione dei Celtics del 2008 era straordinaria. Parliamo di un'era di squadroni, senza i paletti regolamentari, salariali, di adesso. Filosoficamente la Nba allora auspicava i super team: alzavano la qualità della pallacanestro, erano polarizzanti, seguiti, amati o odiati, sempre in tv, con propositi di dinastia e rivalità avvelenate e ricorrenti. Non è un caso che Boston e Los Angeles se fossero poi ritrovate alle Finals due anni dopo, allora, stavolta con i californiani capaci di prevalere in 7 partite. I Big 3 di quella Boston sono finiti nella Hall of Fame, il pantheon Nba dei campioni senza tempo. Giganti nel gioco dei giganti. Paul Pierce, la bandiera e il capitano di quei Celtics, la Verità, soprannome affibbiatogli da Shaq O'Neal, ricevette come regali dal mercato uno dei lunghi più forti di sempre, Garnett, e uno dei tiratori più implacabili della storia, per tecnica di tiro e canestri pesanti, Allen. E a orchestrare questi fenomeni c'era Rondo al suo meglio, allora, un regista fisicamente feroce su entrambi i lati del campo, il fisico come un coltello affilato, e con visioni di passaggio celestiali. I giocatori di ruolo in verde erano superbi: James Posey, difesa e triple, 12 su 24 a quelle Finals dalla distanza, lunghi come il veterano PJ Brown e il colosso Kendrick Perkins, che ora fa l'opinionista televisivo. Poi Sam Cassell, la guardia con la lingua lunga e il canestro facile, e la dinamo di energia Eddie House. Giocarono solo spiccioli di Finals Tony Allen, poi diventato favoloso difensore perimetrale e Big Baby Davis lungo sovrappeso, ma con mano fatata. Insomma, quei Celtics erano fortissimi sia come primi 5 che come primi 15. E sconfissero 4-2 alle Finals una versione dei Lakers di qualità: Kobe, Pau Gasol, Lamar Odom, Derek Fisher… Mica facile.

i jays e gli incastri giusti

Brown e Tatum hanno a 27 e 26 anni, hanno già numeri clamorosi ai playoff, ma non sono ancora comparabili per valore assoluto a quei fenomeni dei loro predecessori. Per durezza fisica e mentale, letture di gioco sotto pressione. Ma sono giovani, hanno margine di crescita. E vincere aiuta a vincere. Dà sicurezze, entusiasma, lo vuoi rifare subito. Gli altri Celtics sono ottimi, specie considerato come la filosofia Nba sia nel frattempo cambiata. Sei vincitori diversi negli ultimi sei anni. Silver è il Commissario che predilige l'equilibrio: farebbe vincere tutti una volta per uno, potesse. Realpolitik. Tasse di lusso e cancelli del sistema di tetto salariale forzano le squadre più forti a ridurre la qualità delle panchine, facendole diventare vulnerabili. Questi Celtics sono corti, ma superbi nell'assieme dei primi 6 giocatori. Jrue Holiday non è mai stato un uomo franchigia e neanche il secondo miglior giocatore di una squadra ambiziosa. Ma dal terzo ha vinto l'anello con Milwaukee e Boston, eccellente puro a New Orleans. Ha giocato finali eccezionali sui due lati del campo. Al Horford a 38 anni è un centro a fine carriera, ma pure un 5 volte All Star con intelligenza cestistica 5 stelle e il cuore dei campioni. Kristaps Porzingis si rompe a guardarlo, ha la fragilità di un cristallo, ma quando sta bene è macchina da punti in attacco e intimidatore sotto il suo tabellone. E Derrick White è un cagnaccio vecchia maniera con l'opzionale offensivo delle triple che segna sotto pressione e senza coscienza. Chiaro che i vari Payton Pritchard, Sam Hauser e Xavier Tillman, che hanno completato la rotazione di Coach Mazzulla alle Finals, non siano chissà chi. Ma appunto è un'epoca Nba diversa, vale anche per le panchine degli antagonisti dei Celtics. Che hanno battuto un campione come Luka Doncic. Un domani questo successo nei suoi confronti acquisirà ancora più valore, lo sloveno è destinato a vincere tanto. Però i suoi Mavs oggi non legano le scarpe ai Lakers del 2008: cast di supporto con ovvi limiti strutturali. Come allenatore i Celtics del 2008 avevano Doc Rivers, che non ha più vinto anelli da allora, lo insegue da rivale di Boston, adesso, per Milwaukee. Coach Mazzulla non ha il pedigree da giocatore del Doc, ma è partito forte: anello già al secondo anno da capo allenatore.

il paragone

La squadra del 2008 batterebbe quella del 2024. Senza dubbio. Ma era costruita per il tutto e subito, infatti non durò a lungo, altri 4 anni senza mai rivincere: Pierce e Garnett finirono poi ai Nets, Allen a Miami. Erano campioni avanti con l'età che volevano riscuotere assieme, allora, trasformare anni di prodezze in argenteria con cui adornare le mani. Questa versione di Boston ha ovvie incognite: Horford potrebbe ritirarsi, e se non lo fa adesso, lo farà tra 12 mesi alla scadenza del contratto. Porzingis ha fragilità fisiche peculiari, rischiando sempre di piantarli in asso sul più bello. Ma i Jays sono giovani e in crescita. E Holiday e White vengono buoni puri per domani: usato sicuro. Mazzulla poi ha appena cominciato a fare esperienza. Insomma questo nucleo in verde potrebbe restare più a lungo competitivo di quello del 2008. Ma difficilmente potrà mai toccare le vette.





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