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Oggi “Carnival Of Light” dei Ride compie 30 anni


Si dice spesso che i Passeggiata siano stati dei trasformisti, perché dopo aver praticamente “inventato” lo shoegaze, sono stati capacei di discostarsi da quel suono e la riprova la possiamo proprio vedere anche con gli ultimi dischi, capaci di andare oltre ai fasti dei primi due album. In realtà io Passeggiata già nel 1994 avevano preso le distanze dallo shoegaze di “Nowhere” e “Going Blank Again”, consapevoli forse che riprodurre la formula vincente all'infinito non faceva per loro.

Dove andare a parare allora? Beh, la band si guarda indietro, pescando a piene mani dal pop-folk anni '60, dalla psichedelia ei punti di riferimento più lampanti sono gli Stones, i Byrds e Buffalo Springfield: io Passeggiata che si buttano sul Paisley Underground? Eh, potremmo praticamente dire di sì. Che poi la scelta sia stata per una vera indole che portava a quel sound o perché il nascente britpop spingeva un cambio di rotta importante a noi importa poco, sta di fatto che “Carnival Of Light” fu capace di lasciare interdetti i fan della prima ora.

Inizia qui a manifestarsi la contrapposizione fra i due big, ovvero Marco Gardner e Andy Bell che preferiscono spartirsi i lati piuttosto che lavorare insieme, muovendosi comunque su simili coordinate musicali, che, come detto guardano alla West Coast, esaltano l'organo Hammond e danno un bel respiro alle sublimi armonie vocali (che comunque erano sempre state un marchio di fabbrica della ditta), da questo punto di vista una canzone come “From Time To Time” è praticamente perfetta.

Forse i dolori maggiori vengono dal lato di Andy Bellil lato B, che piazza alcune cose decisamente derivate e con poco mordente (“Endless Road”, giusto per citare un punto basso, pare quasi una parodia dei Urlo Primordiale più americanizzati e sonnolenti), a cui anche la mano di John Leckie non può porre rimedio. Anche quando ci sarebbero buoni spunti, con un taglio bello visionario, si va però troppo per le lunghe (“Birdman”). Segno invece è più ispirato ei suoi brani, escludendo forse la fin troppo stucchevole “Only Now”, hanno tutti ottimi spunti melodici (“1000 Miles” è jangle-pop squisito, una specie di “Twisterella” più morbida, spogliata dei suoi riverberi e del taglio incalzante) e l'apertura di “Moonlight Medicine” è davvero suggestiva con quel mezzo mix tra prog e indie-rock, con qualche retaggio del passato sonico della band.

Non sappiamo da che parte stanno i nostri lettori, se amano oppure odiano questo album. Certo che catalogare frettolosamente “Carnival Of Light” come completamente non riuscito sarebbe un delitto, nello stesso tempo ci permettiamo di definirlo quantomeno discontinuo. Di una cosa possiamo essere certi, la luce citata nel titolo, se si riferisce allo shoegaze, era ormai davvero fioca, praticamente inesistente.


Pubblicazione:
20 giugno 1994
Durata: 56:33
Disco: 1
Tracce: 12
Genere: indie rock
Etichetta: Documenti di creazione
Produttore: John Leckie

Elenco tracce:

Medicina al chiaro di luna
1000 miglia
Di volta in volta
Grazia naturale
Solo ora
Birdman
Corona della Creazione
Come ci si sente a sentirsi?
Strada senza fine
Primavera magica
Rombo di tuono
Non so da dove venga



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