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Berni, da portiere a capitano… di yacht: “Mare, stelle, niente tv. E il calcio non mi manca”


L'ex terzo portiere dell'Inter racconta a Sportweek della sua nuova vita: “Sono a Ibiza, organizzo vacanze e affitto case, il mio sogno è girare il mondo in barca. E quella volta che Lautaro ci regalò un camion di tv.. .”

Appena si apre la videochiamata, Tommaso gira il telefono e ci mostra la sua passione. “Ma lo vedete quanto è bello il mare? Per me è sempre stato una tentazione, da cui a volte era difficile resistere. Quindi, quando ho smesso col calcio, non ci ho pensato due volte a prendere tutto e venire a vivere qui”. Tommaso Berni risponde da Ibiza e il mare che mostra è quello delle Baleari. Qui ha cambiato vita. “Ho realizzato quello che avevo sempre desiderato. Mia moglie già viveva e lavorava a Ibiza, io non ho esitato e l'ho raggiunta. Mi sono dovuto rimboccare le maniche e reinventarmi, ma sono felice. Se il calcio mi manca? Dico di no . Eppure lo seguo sempre, ma ora come ora non rientrerei mai”.

Berni sorride, consapevole di aver fatto una scelta diversa da molti ex colleghi, che invece fanno fatica a staccare il cordone ombelicale col mondo del pallone. “Durante la mia giornata ho sempre qualcosa da fare. Spesso i turisti si affidano a me per affittare una casa, una macchina o una barca. Faccio anche i pacchetti, per non fargli avere pensieri di nessun tipo. Spesso aiuto anche ex compagni o ex colleghi. Mettersi nelle mani di chi conosce il posto, e che non se ne approfitta, è sempre meglio soprattutto in un'isola come Ibiza”. Da terzo portiere un portiere. “Qui mi chiamano così. Anche se in realtà non vorrei fare questo per tutta la vita. O almeno, non solo”. A questo punto Tommaso si ferma, si rigira verso il mare, sorride e riparte: “Il mio sogno è vivere girando il mondo in barca. Ma non è una cosa che dico così tanto per. Sto studiando per diventare capitano di yacht e portare la gente in giro. Sono al secondo esame, me ne mancano tre. Ci metto tanta dedizione e impegno”.

Nel discorso, però, è impossibile non infilare il calcio. “Sono tornato a Milano per la festa scudetto dell'Inter, è stato incredibile. Molti di loro sono stati miei compagni. Il gruppo, nella maggior parte degli elementi, è rimasto quello. Se fossi stato ancora in squadra avrei pianto al fischio finale. A chi sono più legato? Non amo fare nomi, ma sento spesso Barella, Bastoni e Dimarco Ogni tanto anche Lautaro E poi, vabbè, Simone Inzaghi, con cui ho un rapporto speciale, siamo stati compagni per 5 anni alla Lazio”. Pesca una cartolina dall'album dei ricordi e riparte a raccontare: “Quello che mi stupida di Simone era che conosceva tutto di tutti. Una volta, prima di una partita di Champions, sapeva tutto degli avversari. Non mi viene in mente che gara fosse , ma ricordo che restai stupito. “Ma come fa?”, pensai. Io ero un giovane portiere e lui un campione, ma aveva ancora quella fama e quella passione E si è visto in panchina”.

Berni dell'Inter è stato per sei anni: zero presenze e due cartellini rossi. “Sono fatto così, se toccano un mio compagno io parto e corro a difenderlo”. La prima volta succede contro il Cagliari, in un'azzuffata generale nel finale. Lautaro viene espulso per reazione e Tommaso scatta dalla panchina. “Lo stavano massacrando dal primo minuto, fu un rosso senza senso. Probabilmente protestai troppo e l'arbitro mi espulse. Ricordo che poi la settimana dopo io e Lauti guardammo il derby insieme dalla tribuna”. Nello spogliatoio nerazzurro, al tempo, vigeva una regola: “Chi prendeva un rosso per un motivo stupido doveva portare un regalo a tutta la squadra. Sia quella volta che dopo un'espulsione stupida contro il Parma, toccò a me. Portai un paio di AirPods per tutti. Ma ognuno faceva in base alle proprie possibilità. Per esempio, Lautaro, dopo quel rosso, fece arrivare un furgone carico di televisori Sanchez regalò a tutti un iPhone e Padelli si presentò con delle casse di champagne.

Berni apre lo scrigno e si racconta col sorriso. Il calcio non gli manca, ma ci è rimasto inevitabilmente legato. “Guardo ancora le partite, quando posso. Non ho la televisione a casa, quindi il pallone diventa anche una scusa per uscire a bere qualcosa con gli amici e stare in compagnia. Ma la mia vita è e sarà sul mare. Mi vedo in barca , da solo in mezzo al mare e in giro per il mondo, magari sotto un cielo stellato Cosa si può chiedere di più?”. Timona lui e tutti nelle sue mani. In fondo, in barca le cose funzionano in maniera simile a uno spogliatoio. L'ultima parola è del capitano.



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