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Messico, a due anni dall’assassinio di due gesuiti la Chiesa continua a promuovere la pace



Il 20 giugno del 2022 furono ammazzati due sacerdoti gesuiti in Messico, il padre Gallocome era conosciuto Javier Campos Morales, e padre Joaquín César Mora Salazar. Freddati alla soglia della parrocchia di San Francesco Saverio, nella comunità di Cerocahui, Nello stato di Chihuahua, ai confini nord del Messico con gli Usa, i due missionari stavano difendendo un uomo che aveva cercato rifugio in chiesa.

Il 19 giugno tante persone, parrocchiani di origine indigena della Sierra Tarahumara, la catena montuosa che fa parte della Sierra Madre Occidentale, si sono messe in marcia dal luogo in cui sono stati ritrovati i corpi dei sacerdoti verso la comunità di Cerocahui, dove vivevano i gesuiti.

Nella parrocchia dedicata a San Francesco Saverio, è stato proiettato un video per ricordare con delle testimonianze la vita dei due uomini. “Venivano con il camion pieno di patate da regalare alla gente”, ricorda Doña Chata, “El Gallo mi diceva di non cucire sempre ma di riposarmi, e ci invitava a guardare la bellezza della selva”, aggiunge Carmen, una delle donne di una comunità in cui i sacerdoti erano di casa. “Quando sapevano di un malato correvano subito, anche se la casa da visitare si trovava in posti sperduti e senza strada”, prosegue Diego, condividendo un ricordo incancellabile di due persone capaci di calarsi profondamente e con rispetto accanto al popolo Tarahumara. Nella veglia durata tutta la notte, gli amici della comunità hanno pregato per sacerdoti.

I gesuiti condividevano le fatiche del lavoro quotidiano ma anche i momenti di festa, i balli e le musiche tradizionali che la comunità ancora conserva, come gli usi, i costumi e la lingua parlata sui Declivi della foresta: il Raramuri. Siamo in una terra immensa, Chihuahua, tra alture rocciose e una vegetazione rigogliosa, a tratti scarna. Qui i missionari avevano scelto di vivere per seguire la vita di una comunità amata annunciando il Vangelo. In questa fetta di Messico li ricorda anche chi ha scelto di diventare missionaria per servire donne e uomini tra le alture incontaminate del Nord come Silvina.

“Siamo disposti a non arrenderci finché ogni territorio del Paese non sarà abitabile”, hanno commentato i vescovi e responsabilità della comunità religiosa del Messico. Attraverso un comunicato congiunto della Conferenza dell'Episcopato Messicano, della Compagnia di Gesù in Messico, della Conferenza dei Superiori dei Religiosi e delle Società di Vita Apostolica, è stato comunicato l'impegno a “ridare senso al dolore che abita nel cuore di tante comunità del Paese”. Nell'omelia della messa celebrata per le vittime della violenza monsignor Jesús Omar Alemán Chávez, vescovo di Cuauhtémoc-Madera, ha sottolineato il dolore sperimentato per chi perde la vita in maniera così tragica. «Siamo commossi e il nostro cuore è indignato perché non possiamo tollerare, né possiamo accettare, la loro morte. Il loro sangue invoca giustizia”.

In risposta a tali sfide, la Chiesa in Messico sta portando avanti diversi progetti volti a promuovere la pace. Queste iniziative incontrano su giustizia e sicurezza, coinvolgendo diversi settori sociali, politici, ecclesiali ed economici, con l'obiettivo di identificare le esigenze specifiche del Paese.

Le campane dello Stato il 20 giugno hanno suonato alle 15 per ricordare la vita di due uomini padre Javier Campos Morales e padre Joaquín César Mora Salazar capaci di donarsi per una terra aspra e rimarcare il valore della pace a un popolo vulnerabile che ancora vede ferite violente sulla sua pelle.

(FotoReuters)





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