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Papa Francesco: ‘Le società non trattino nessuno da impuro’



«Il Vangelo della liturgia odierna – spiega Papa Francesco, in occasione della recita dell'Angelus, «Ci racconta due miracoli che sembrano essere intrecciati fra loro. Mentre Gesù va a casa di Giairo, uno dei capi della sinagoga, perché la sua figlioletta è gravemente malata, lungo la strada una donna emorroissa gli tocca il mantello e Lui si ferma per guarirla. Nel frattempo, annunciano che la figlia di Giairo è morta, ma Gesù non si ferma, arriva nella casa, va nella camera della fanciulla, la prende per mano e la rialza, riportandola in vita. Due miracoli, uno di guarigione e un altro di risurrezione. Queste due guarigioni sono raccontate in un unico episodio. Entrambi avvengono attraverso il contatto fisico. Infatti, la donna tocca il mantello di Gesù e Gesù prende per mano la fanciulla. Per quale motivo è importante questo “toccare”? Perché queste due donne – una perché ha perdite di sangue e l'altra perché morta – sono considerate impure e quindi con loro non può esserci un contatto fisico. E invece Gesù si lascia toccare e non ha paura di toccare. Gesù si lascia toccare e non ha paura di toccare. Prima ancora della guarigione fisica, Egli mette in crisi una concezione religiosa sbagliata, secondo cui Dio separa i puri da una parte e gli impuri dall'altra. Invece Dio non fa questa separazione, perché tutti siamo suoi figli, e l'impurità non deriva da cibi, malattie, e nemmeno dalla morte, ma l'impurità viene da un cuore impuro. Impariamo questo: davanti alle sofferenze del corpo e dello spirito, alle ferite dell'anima, alle situazioni che ci schiacciano, e anche davanti al peccato, Dio non ci tiene a distanza, Dio non si vergogna di noi, Dio non ci giudica; al contrario, Egli si avvicina per farsi toccare e per toccarci, e sempre ci rialza dalla morte. Sempre ci prende per mano per dirci: figlia, figlio, alzati! (cammina, vai avanti! “Signore sono peccatore” – “Vai avanti, io mi sono fatto peccato per te, per salvarti” – “Ma tu Signore, non sei peccatore” – “No, ma io ho subito tutte le conseguenze del peccato per salvarti». È bello questo! Fissiamo nel cuore questa immagine che Gesù ci consegna: Dio è uno che ti prende per mano e ti rialza, uno che si lascia toccare dal tuo dolore e ti tocca per guarirti e ridonarti la vita Egli non discrimina nessuno perché ama tutti».

«E allora possiamo chiederci: Noi crediamo che Dio sia così? Lasceremo toccare il Signore, la sua Parola, il suo amore? Entriamo in relazione con i fratelli offrendo loro una mano per rialzarsi, oppure teniamo le persone a distanza ed etichettiamole in base ai nostri gusti e alle nostre preferenze? Noi etichettiamo le persone. Vi faccio una domanda: Dio, il Signore Gesù, etichetta le persone? Ognuno si risponde. Dio etichetta le persone? E io, vivo continuamente etichettando le persone? Fratelli e sorelle, guardiamo al cuore di Dio, perché la Chiesa e la società non escludano, non escludano nessuno, non trattino nessuno da “impuro”, perché ciascuno, con la propria storia, sia accolto e amato senza etichette, senza pregiudizi, sia amato senza aggettivi».

Terminata la recita dell'Angelus, ricordando i Protomartiri romani, rivolge un pensiero ai martiri contemporanei: «Anche noi viviamo in un tempo di martirio, ancor più dei primi secoli. In varie parti del mondo tanti nostri fratelli e sorelle subiscono discriminazione e persecuzione a causa della fede, fecondando così la Chiesa. Altri poi affrontano un martirio “coi guanti bianchi”. Sosteniamoli e lasciamoci ispirare dalla loro testimonianza di amore per Cristo», prima di tornare a invocare la pace: «Imploriamo il Sacro Cuore di Gesù di toccare i cuori di quanti vogliono la guerra, perché si convertano a progetti di dialogo e di pace. Fratelli e sorelle, non dimentichiamo la martoriata Ucraina, Palestina, Israele, Myanmar e tanti altri luoghi dove si soffre tanto a causa della guerra!»





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