Istruzione

Quali opportunità per i giovani per abilitarsi e insegnare? Lettera – Orizzonte Scuola Notizie


inviata da Davide Barbieri – ho trent'anni. Mi sono laureato l'anno scorso in Italianistica e vorrei insegnare in una scuola. Come Lei ben sa, non mi è possibile. Nel caso non sappia come mai tenterò di spiegarlo non a mo' di lamentela o di rimprovero del Suo operato, non mi permetterei mai, ma per provare a far presente una situazione come la mia che penso sia abbastanza diffusa e vorrei fosse tenuta in considerazione dall 'autorità di competenza.

L'anno passato, il mio ultimo anno all'università, mentre ero intenzionato a prendere i “famosi 24 CFU”, è stata varata la riforma che aboliva i 24 per il subentro del nuovo percorso formativo basato sui 60 CFU. In tal modo sono rimasto tagliato fuori dalla possibilità di poter iscrivermi al successivo concorso e alla riapertura delle graduatorie per le supplenze, così come non sono stato preso in considerazione da MAD essendo considerato inabilitato.

Non ho sofferto oltremodo la situazione, ritenendo di potermi iscrivere dopo la laurea (avvenuta a luglio), e cioè in autunno, con l'inizio del nuovo anno accademico, ai nuovi percorsi formativi; ma così non è stato. Di mese in mese la situazione diventava paradossale poiché la partenza veniva rimandata al mese successivo fino all'estate corrente. Anche per tale motivo la mia disperazione non era così elevata, poiché pensavo di aver perso soltanto un anno, di potermi abilitare ora grazie a tali corsi ed essere tenuto in considerazione nelle graduatorie successive. Sapevo che probabilmente non avrei lavorato neanche quest'anno ma almeno avrei studiato e svolto il tirocinio formativo. Ma tutto questo si è rivelato un'intenzione fallace se non un'utopia.

Non inizierò ad elencare i difetti che tale riforma ha fatto emergere, nonché i ritardi organizzativi; non inizierò nemmeno a sviluppare lo slogan dei costi di tali corsi secondo cui bisogna “pagare per lavorare”. Dirò, invece, lo scenario che si è delineato nelle graduatorie all'apertura dei bandi e nelle graduatorie di accesso ai percorsi formativi: in un corso in cui, teoricamente si accede per potersi abilitare al lavoro, sono stati ammessi coloro che di lavoro non avevano svolto tanto. Mi è stato chiesto come sia possibile richiedere un corso abilitante al lavoro, tra i requisiti di accesso, gli anni e i contratti nelle scuole, in modo da ricevere un punteggio di accesso. Mi si potrà obiettare che anche chi ha lavorato da non abilitato avrà il diritto di abilitarsi, e su ciò non si potrà non trovarmi d'accordo. Vanno fatti i dovuti distingui però. Non si può permettere a docenti con anni di servizio ed esperienza di correre per i medi posti ad un corso abilitante assieme a persone che devono semplicemente iniziare. I percorsi ei posti erano suddivisi in diverse misure. In tal modo, cosa che, come si è capito, i docenti con più anni di esperienza hanno scavalcato chi è in possesso della sola laurea (per non parlare della squallida corsa in pochi giorni alle certificazioni informatiche e linguistiche per poter racimolare qualche punto in più in graduatoria).

Di conseguenza, chi è già in posizione alta in specializzazione ed è sicuro di lavorare ogni anno avrà anche il “problema”, come molti di coloro che vi rientrano si sono espressi, della presenza a tali corsi, nonché il tirocinio (cosa che avranno mai da imparare in un tirocinio dopo anni di insegnamento?). Magari hai uno di questi problemi, una supplenza o l'obbligo di presenza a un corso formativo…

Quello che intendo è che è giusto e sacrosanto concedere ai famosi precari storici (e non storici) la possibilità di abilitarsi, ma in tal modo chi ha qualcosa in più, mentre chi non ha niente avrà sempre di meno. I posti, come giustamente calcolato secondo il fabbisogno, saranno occupati in questo modo. E chi è rimasto fuori come me, cosa farà? Non abilitato e impossibile a farlo, in fondo a qualsiasi laurea, avendo “soltanto” la laurea come requisito di accesso, non rimarrò fuori da qualsiasi possibilità di insegnamento? L'insegnamento non sta diventando, come la sanità, una questione elitaria come la sanità?

Concludo con la richiesta di riflettere bene se questi corsi abilitanti non abbiano davvero tagliato fuori i giovani dalla scuola e dal mondo del lavoro e con una disperata richiesta di aiuto in tal senso.

Restando in attesa di Suo gentile riscontro, grazie per l'attenzione e invio i miei più distinti saluti.



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