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Rupnik, le sue opere non vengono rimosse ma restano oscurate, la nota del vescovo



Continueranno a non essere più illuminati, come accaduto dallo scorso maggio, nelle processioni notturne a Lourdes, i mosaici opera di Marko Ivan Rupnik, artista, teologo e presbitero sloveno, ex membro della Compagnia di Gesùda cui è stato espulso un anno fa, a seguito delle accuse di abusi sessuali e psicologici compiute negli anni verso diverse religiose e venuti a galla a partire dal 2021. Ad annunciarlo è stato lo stesso vescovo della Diocesi di Tarbes e Lourdes, monsignor Jean-Marc Micasin un lungo e intenso comunicato diffuso la sera del 2 luglio. Un'esternazione rara per sincerità, umiltà e trasporto emotivo in cui il presule non nasconde la situazione divisiva venutasi a creare sulle opere di Rupnik dopo lo scandalo che l'ha travolto, con tanto di risvolti giudiziari: da ottobre 2023 l'esame del suo Il caso è sottoposto al Dicastero per la Dottrina della Fede, per volontà del Papa che ha deciso di «derogare alla prescrizione per consentire lo svolgimento di un processo». Opere di Rupnik che si trovano non solo a Lourdes ma in tanti altri luoghi simbolo della cristianità, sparsi per il mondo, dalla Cappella “Redemptoris Mater” in Vaticano alle basiliche di Fatima e di San Giovanni Rotondodai santuari di san Giovanni Paolo II a Cracovia e Washingtona quello dedicato alla Madonna di Ta' Pinu a Gozo (Malta), solo per citarne alcuni.

Non si tratta di moralismo, o di semplice rigore, ma di attenzione e sensibilità verso chi ha sofferto direttamente molestie e abusi sessuali, per la sofferenza che ora quelle opere rischiano di rinnovare nel loro animo, tanto più in luoghi chiamati invece a donare conforto e speranza, anche se il valore e il messaggio dell'arte vanno sempre distinti dal vissuto dell'artista. Lo chiarisce in modo esemplare e schietto Micas nel suo scritto. «Nel corso dei mesi», scrive, «ho capito che non spetta a me ragionare sullo status di un'opera d'arte, sulla sua “moralità”, che va distinta da quella del suo autore. Il mio ruolo è quello di garantire che il Santuario accolga tutti, in particolare coloro che soffrono, comprese le vittime di abusi e violenze sessuali, sia bambini che adulti. A Lourdes, i sofferenti e feriti che hanno bisogno di consolazione e di guarigione devono essere messi al primo posto. Questa è la grazia speciale di questo santuario: nulla deve impedire loro di rispondere al messaggio della Madonna di venire qui in pellegrinaggio. Poiché questo è diventato impossibile per molte persone, la mia opinione personale è che sarebbe preferibile rimuovere questi mosaici».

Micas dunque è dell'avviso che bisognerebbe toglierli dalla facciata del santuario francese, ma non vuole che questo provvedimento crei nuove lacerazioni, nuove sofferenze e spieghi: «Questa opzione non è largamente accettata. Anzi, incontra una vera e propria opposizione da parte di alcuni: l'argomento suscita passioni. Oggi, la decisione migliore da prendere non è ancora matura, e la mia convinzione è che una decisione che non sarebbe sufficientemente compresa, aggiungerebbe ancora più divisione e violenza. Continuerò quindi a lavorare a stretto contatto con le vittime per determinare ciò che deve essere fatto qui a Lourdes per onorare l'assoluta necessità di consolazione e riparazione. Da subito, e concretamente, ho deciso che questi mosaici non saranno più evidenziati come lo sono stati finora i giochi di luce durante la processione mariana che riunisce i pellegrini ogni sera. Questo è un primo passo. Lavoreremo con le persone di buona volontà che sono disposte ad aiutarci a individuare i prossimi passi. Mi ha guardato come “Custode della Grotta”, al di là della questione specifica del futuro di questi mosaici, progredire concretamente, sempre, nell'accoglienza delle vittime e di tutte le persone ferite, fragili e povere di Lourdes. Questo sarà il mio lavoro nei prossimi mesi, con coloro che accetteranno di continuare ad aiutarmi».

Tra le persone che ascoltano il presule ci sono «molte vittime di violenze sessuali e abusi da parte di chierici» che «hanno espresso la loro sofferenza e la violenza» che la visione dei mosaici di Rupnik all'ingresso della Basilica di Nostra Signora del Rosario a Lourdes «rappresenta per loro». Il vescovo, inoltre, nella nota, ricorda di aver istituito lo scorso anno, tra maggio e ottobre, col rettore del Santuario, padre Michel Daubanes, una commissione per determinare come affrontare «questo difficile problema». Tra i membri di quest'ultimo, vi sono appunto vittime di abusi (francesi e stranieri), esperti di arte sacra, avvocati, persone impegnate nella prevenzione e nella lotta contro gli abusi e cappellani di Lourdes. Ma sono stati ascoltati i pareri anche di cardinali, vescovi e pellegrini. Quali sono le opinioni? «Divise e spesso polarizzate», «vivaci e appassionate» su entrambe le opposte convinzioni circa lo smantellamento. Senza contare le “varianti” proposte: dalla semplice distruzione, all’esposizione in altro luogo dopo la rimozione. La situazione, aggiunge Micas, è resa più difficile dal fatto che in questo caso, a differenza di situazioni simili, sono viventi sia l'artista, sia le vittime. Il vescovo assicura infine che continuerà il lavoro «a stretto contatto» con le vittime per la guarigione e la vicinanza.





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