Economia Finanza

L'eterno ritorno di Nigel Farage




Non avevo nessuna intenzione di stare al balcone a guardare i conservatori stracciati dai laburisti Nigel Farage. Dopo sette precedenti tentativi (falliti) di diventare deputato, aveva, infatti, dichiarato di volersi candidare per il partito anti-immigrazione Riforma del Regno Unito alle elezioni generali del Regno Unito.

Farage e la ricerca di un posto in Parlamento

Per distinguersi dagli altri concorrenti, ha scelto di non presentarsi ai seggi: ha optato, infatti, per il voto di corrispondenza, facendosi immortalare dalla Bbc, che ha postato due foto di Farage nel giorno del voto: in una consulta il suo smartphone mentre è seduto, nell'altra gira per la città. Ha ottenuto il suo primo parlamento quest'anno, quando l'ex vicepresidente del partito conservatore Lee Anderson ha pronunciato dichiarazioni a favore del partito riformista. I primi exit poll gli assegnano questa notte 13 Seggiancora da confermare.

Per quasi trent'anni Farage è stato il volto dell'euroscetticismo in Europa, diventando uno dei campioni della Brexit alla guida dell'L'Ukip prima e poi del Partito della Brexit. Il leader populista 60enne, intimo amico di quel Donald Trump che lo voleva ambasciatore a Washington, voleva riformare il Paese abbassando drasticamente le tasse, sollevando a 100mila sterline la soglia minima per la tassazione delle imprese, a 20mila per i redditi individuali, abolindo la tassa di successione inferiore ai due milioni di sterline e in generale tutte le “non necessarie regolamentazioni”.

Il ritorno di Farage

Dopo essere stato inizialmente escluso dal candidarsi, circa un mese fa, Farage aveva annunciato il suo ritorno in campo, dal seggio di Clacton, nel sud-est dell'Inghilterra, a Roccaforte La Brexit. La scelta era stata giustificata con il rifiuto di “deludere milioni di persone“, ovvero gli elettori che lo hanno sostenuto nelle precedenti elezioni e referendum. Una notizia che aveva fatto tremare i polsi ai conservatori moribondi di Sunak, a rischio emorragia di voti a destra. “Credo davvero che possiamo ottenere più voti del partito conservatore. Sono sull'orlo del collasso totale“, aveva sostenuto sornione e sprezzante il leader euroscettico. Ma la promessa era anche quella di rubare voti ai laburisti, candidati a una vittoria storica.

Aveva annunciato una “rivoluzione” , o meglio, uno “rivolta politica” controllalo status quo in un Paese in cui non funzionerebbe più nulla ed è in progressivo declino. Per semplice provocazione, la nuova discesa nel campo di Farage aveva incontrato una pendenza di circa l'11%, tanto da mettere i bastoni tra le ruote ai conservatori in seggi chiave. Non un'alternativa ai conservatori, dunque, ma l'opposizione dei laburistiesercitando quella pressione politica populista che lo aveva fatto balzare agli onori della cronaca politica.

Il programma di Farage

Il secondo punto del suo programma è dichiarare guerra alla criminalità (aumentando il numero dei poliziotti, realizzando altri 10mila posti nei penitenziari ed abolendo tutte le regole considerate che limitano, a detta di Farage, l'azione della polizia) e, soprattutto, tutti'immigrazione. Nel giro di un mese, il partito di Farage è salito costantemente, arrivando a metà giugno a una quota del 19% e facendo precipitare i Tories al terzo posto.

Caposaldo del suo programma elettorale è il congelamento dell'ingresso dei migranti non essenziali, la deportazione immediata di quelli con pene penali e il blocco dei barchini sulla Manica.

Nella materia di politica estera propone un taglio del 50% degli aiuti allo sviluppo, l'uscita di Londra dalla Convenzione europea sui diritti umanioltre che l'abolizione del Quadro di Windsoril protocollo firmato nel 2023 per risolvere il problema delle barriere commerciali tra Irlanda del Nord, Gran Bretagna e UE.





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