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Da Trieste l’appello al Paese: Difendiamo la Costituzione e l’unità del Paese



C'è già un primo frutto della Settimana sociale di Trieste. Come si sono ripromessi, i delegati e il delegato sono tornati a casa cercando di fare rete. E così, come avevano fatto per l'appello alla pace incontrandosi due mesi fa nel capoluogo friulano, Azione Cattolica Italiana, ACLI, Associazioni, Associazione Guide e Scouts Cattolici Italiani, Comunità di Sant'Egidio, Fraternità di Comunione e Liberazione, Movimento Cristiano Lavoratori , Movimento Politico per l'Unità dei Focolari, Rinnovamento nello Spirito e Segreteria della Consulta nazionale delle aggregazioni laicali, firmano insieme una lettera al Paese «A difesa della costituzione e dei principi democratici» per una democrazia che, come ha ben spiegato il capo dello Stato , sia «sempre più partecipata dal basso e sostanziale, al servizio degli ultimi e dei deboli».

L'appartenenza «plurale», sottolineano i presidenti e responsabili dei movimenti e delle associazioni, è «una ricchezza che ci anima ancora di più nella ricerca quotidiana di ascolto attento, confronto leale, dialogo paziente e collaborazione costruttiva. Siamo altresì consapevoli che in questo tempo, attraversato dalla violenza della guerra e dalla crescita delle disuguaglianze, la democrazia è un bene sempre più fragile che esige una cura che non può escludere nessuno. Mantenere viva la democrazia è, come ci ha ricordato papa Francesco, una sfida che la storia oggi ci pone, incoraggiando tutti a lavorare perché l'impegno a rigenerare le istituzioni democratiche possa sempre più essere al servizio della pace, del lavoro e della giustizia sociale. ».

Tornano a chiedere, con forza, che ci si impegni per la pace «in Ucraina, in Terra Santa, nel Sudan, in Congo e in altre regioni del mondo» perché questo «è il fondamento della democrazia. La guerra corrode e corrompe la democrazia. Oggi per noi andare al cuore della democrazia significa confermare e chiedere alla società, alla politica, alle istituzioni una scelta per la pace che si faccia azione concreta».

E parlano di casa comune, di sviluppo del Paese che richiede di superare le ideologie «facendo tesoro della libertà conquistata dopo la dittatura fascista e l'esperienza distruttiva della Seconda guerra mondiale». I cattolici sono messi al servizio di quest'opera civile di straordinario valore. Hanno contribuito con la loro fede, con il loro impegno, con le loro idee. Lo hanno fatto camminando insieme a donne e uomini di cultura diversa, cercando di dare alla comunità un destino migliore e un ordinamento più giusto, convinti che la solidarietà accresca la qualità della vita e che la prima prova di ogni democrazia sia l'attenzione a chi ha maggior bisogno».

E con questo spirito ci si interroga «su come fondere ancora una volta questo spirito nel tessuto della nostra società, della nostra patria e della nostra Europa» affrontando le sfide della crisi della rappresentanza e promuovendo una maggiore partecipazione. «Siamo consapevoli», scrivono, «che una lungimirante alleanza costituzionale è ancora oggi possibile, ritrovando quella che Aldo Moro ebbe a definire una “straordinaria convergenza di mobilitazione e di collaborazione, di popolo e di governo”».

E le riforme costituzionali chiedono più confronto per superare «il rischio di radicali polarizzazioni» e lavorare insieme per la «piena concretizzazione dei diritti sociali per i poveri, per gli “invisibili” e per ogni persona» che, nella loro «infinita dignità» rappresentano «– come ha ricordato papa Francesco – il cuore ferito della democrazia perché la democrazia non è una scatola vuota, ma è legata ai valori della persona, della fraternità e dell'ecologia integrale».

Chiedono che vengano garantiti i necessari contrapposti per equilibrare i poteri dello Stato nella consapevolezza che «la democrazia non è mai conquistata per sempre» e una più attenta considerazione dell'autonomia differenziata preoccupata dell'impatto di questa riforma «sull'unità sostanziale del Paese».





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