Economia Finanza

Francia, perché è stallo tra Macron e il Front Populaire


dal nostro inviato a Parigi

Macron non chiede un nome. Il Front Populaire non riesce a trovarlo. Lo stallo francese è tutto qui, in una sinistra quasi offesa per non aver ricevuto – in quanto coalizione vincente – una telefonata dal presidente della repubblica ma incapace di individuare la propria donna o il proprio uomo di punta.

Stabilità garantita

Il Paese non si ferma. Macron e Gabriel Attal hanno rispettato le prassi repubblicane: il primo ministro ha subito rassegnato le dimissioni, il capo dello Stato gli ha chiesto di restare in carica per garantire la stabilità della Francia. Come sempre. In passato, però, le consultazioni per il nuovo ministro iniziarono immediatamente e la fase di transizione ebbe – almeno politicamente, le istituzioni furono più lente – una durata brevissima.

Aspettare l'Assemblea (e le divisioni del Fronte)

Macron, che è al vertice del partito Nato, ha annunciato che prenderà le decisioni una volta che l'Assemblea sarà consolidata, occorrerà che si formino i gruppi parlamentari e con quali rapporti di forza. In buona sostanza, voglio vedere se il cartello elettorale della sinistra, che si è formato in due giorni, reggerà alla prova. Sicuramente i partiti del Fronte non costituiranno un gruppo unico, ipotesi già scartata nel 2022. È già iniziata una corsa per raggiungere il primo posto. Il Partito Socialista, al quale sono accreditati 59 deputati sicuri, sta raccogliendo gli indipendenti con l'obiettivo di avvicinarsi, e magari superare, il gruppo della France Insoumise, che perde pezzi – Jean Luc Mélenchon è sempre più contestato – e ne ha visti leggere 74 deputati.

L'illusione della sinistra

Il Fronte popolare per ora resta coeso, anche se le fratture cominciano a manifestarsi: ha promesso un nome per la fine della settimana, ma l'entusiasmo per la vittoria alimenta un'illusione pericolosa, anche per la tenuta della coalizione: l'idea di poter governare da solo con il 31% dei seggi. Il governo della minoranza dei macroniani, per due anni, è sopravvissuto perché la sinistra non ha votato le mozioni di censura del Rassemblement e viceversa: il significato politico di una convergenza, sia pure contro un governo avversario, era insostenibile. L'ensemble aveva inoltre 250 deputati, una quarantena inferiore alla maggioranza assoluta. Ha dovuto invocare spesso, quanto la Costituzione lo permetteva, l'articolo 49.3 della Costituzione che consente di varare una legge senza il voto dell'Assemblea e del Senato, con un costo politico enorme, ma è riuscito molto faticosamente ad andare avanti.



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