Music

Take That – Live @ Auditorium Parco Della Musica (Roma, 08/07/2024)


Credito: Il dottor Drew de F. Fawkes, Concessione di licenza CC BY 2.0tramite Wikimedia Commons

Prendo il mio posto nella tribuna centrale della cavea dell'Auditorium Parco della Musica di Roma e mi trovo di fronte a una scena che mi strappa un sorriso. Una folla di donne ultraquarantenni, visibilmente emozionate, attende con ansia l'arrivo dei tre Prendi quello superstizione. Ormai non si tratta più di una semplice ex boyband britannica, ma di una vera e propria macchina del tempo che, con le sue melodie zuccherose e un po' antiquate, ci riporta indietro ai fantastici anni '90.

La prima cosa a saltare agli occhi è che, tra il pubblico, le pochissime ragazzine presenti sono le figlie di quegli adolescenti che, tre decenni fa, uscivano fuori di testa per il gruppo mancuniano. Una velocità di malinconia mi avvolge per un momento, sento all'improvviso il peso della vecchiaia che avanza, ma appena Gary Barlow, Mark Owen e Howard Donald salgono sul palco, tutto svanisce e inizia il mio viaggio nei ricordi.
Il caldo è asfissiante, ma l'energia è alle stelle. La caverna si trasforma in una tonnara di donne mature che, con lo smartphone alla mano, scattano selfie e girano video a ripetizione. L'idea di disporre esclusivamente di posti a sedere si rivela subito pessima: non appena inizia il concerto, tutti si alzano in piedi, creando un pericoloso assembramento nel parterre. Aggiunti alla sicurezza schiacciamenti e un po' di panico, ma alla fine un'apparenza di ordine è la migliore.

Il pubblico medio dei Prendi quellodetto con il massimo rispetto, non sembra molto avvezzo al bon ton dei concerti. Ma la loro felicità è irrefrenabile e contagiosa anche per la band che, nonostante l'inclusione di un numero eccessivo di brani post-reunion (sinceramente, per quelli che sono i miei gusti, avrei preferito ascoltare solo estratti da “Take That & Party”, “Everything Changes” e “Nobody Else”) riesce a convincere con un buon concerto.
Lo spettacolo non è molto spontaneo, segue una sceneggiatura precisa e ci sono pochi balletti coreografati – comprensibili, data l'età media dei membri. Tuttavia i vecchi Gary, Mark e Howard sanno ancora tenere il palco con grande carisma. Uno dei momenti migliori è l'intermezzo in cui ripercorre la storia della band, proponendo successi come “A Million Love Songs”, “I Found Heaven”, “Pray” e due tra i pochissimi brani post-reunion per me interessanti, ovvero la celebre “Patience” e la bellissima “The Flood”, che però senza la voce di Robbie Williams perde un po'. A fare le sue veci è Il dottor Howard Donaldche si destreggia egregiamente anche nell'interpretare una versione rielaborata in chiave moderna di “Everything Changes”.

Per quanto riguarda il sound e gli arrangiamenti, i classici anni '90 dei Prendi quello non sono invecchiati proprio benissimo, ma nessuno sembra farci caso. Il pubblico romano non sta a guardare sottigliezze tecniche o stilistiche: vuole solo tuffarsi nel passato, quando tutto era più semplice e i problemi della vita adulta erano un lontano miraggio. Non a caso le canzoni più recenti vengono accolte con calma, mentre pezzi come “Relight My Fire”, “Back For Good” e “Never Forget” scatenano esplosioni di gioia.
Gary, Mark e Howard sembrano sinceramente divertiti. La serata per loro è una grande festa: sul palco non ci sono solo i cantanti, ma anche una specie di animatori del villaggio turistico. Curioso (ma forse sarebbe meglio definirlo assurdo) lo sketch del picnic con alcuni prodotti alimentari da loro presentati come specialità enogastronomiche italiane: Segnare Owen tira fuori da un cestino una bottiglia di limoncello, un barattolo di Nutella e una scatola di Baci Perugina, mentre un tipo dello staff passa a Autore: Gary Barlow e Il dottor Howard Donald delle birre Peroni che loro bevono davvero mentre cantano l'allegrotta “This Life”.

A parte questa scena un po' kitsch ma tutto sommato esilarante (ma al mondo avrei potuto immaginare di vedere i Tprendilo con delle Peroni in mano!), il concerto romano del trio inglese non ha deluso le aspettative. Probabilmente la scelta della location non è delle migliori: non puoi disporre solo di posti a sedere quando quasi tutti vogliono stare in piedi. L'eccellente acustica della cavea ha però permesso agli spettatori di godersi appieno un'esperienza che, per molti ex adolescenti degli anni '90, è stata non solo emozionante ma anche catartica.



Source link

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *