Economia Finanza

L’Italia punta a un ruolo di Rappresentante speciale sul fronte Sud


Parte dall'Ucraina Giorgia Meloni dalle «immagini spaventose» dei bambini in fuga dall'ospedale pediatrico di Kiev che dimostrano – dice il premier a Washington per il vertice Nato – quale sia «la reale volontà di cercare una soluzione pacifica» da parte di Vladimir Putin come sostiene «una certa propaganda russa». Parole dirette a Mosca e ai suoi amici tra cui non mancano quelli europei, vedi il primo ministro Viktor Orbán che, con indosso la veste di presidente di turno dell'Unione, ha incontrato prima Putin e poi Xi Jinping e che ha dato vita al gruppo dei Patrioti nel quale si sono incontrati lunedì anche i 30 deputati del Rassemblement National di Marine Le Pen e la Lega di Matteo Salvini e dove tra i tratti sindacali spicca il diverso atteggiamento nei confronti dello zar.

La distanza dai Patrioti

Ma a chi fa notare la postura «filoputiniana» della formazione neonatale, Meloni replica sostenendo che si tratta di una «ricostruzione da osservatori». Al di là delle espressioni, la distanza tra il premier e i Patrioti, che hanno appena sfilato da destra al terzo posto all'Europarlamento, è però evidente.

L'obiettivo di Rappresentante speciale per il Sud

Non a caso Matteo Salvini è tornato a caricare le armi in Ucraina. «Finché verranno inviati in guerra», ha detto il vicepremier proprio mentre il presidente del Consiglio di Washington – insieme ai ministri degli Esteri, Antonio Tajani, e della Difesa, Guido Crosetto – ha ribadito il pieno sostegno dell'Italia a Kiev. I rifornimenti all'Ucraina sono al centro del vertice dove il premier conta però di focalizzare l'attenzione anche sul fronte del Mediterraneo. L'obiettivo è che all'Italia sia affidato il ruolo di Rappresentante speciale del Segretario generale Nato per il Sud. Un traguardo che Meloni è convinta di poter raggiungere nonostante la concorrenza della Spagna e soprattutto della Francia di Emmanuel Macron con cui i rapporti sono ai minimi termini e che molto probabilmente salterà il vertice per gestire il post voto.

Il voto in Francia

Dopo essere rimasta in silenzio è arrivato anche il commento del premier sull'esito delle elezioni in Francia: «La lettura di una sconfitta di Rn è un po' semplicistica perché la verità è che nessuno può cantare vittoria» perché nessuno «è in grado di governare da solo», al contrario di quanto è avvenuto in Italia dove il Governo conta su una maggioranza «solida». «Posso dire per esperienza personale – ha aggiunto – che è più facile governare quando si sta insieme perché si condividono le idee piuttosto che quando si sta insieme perché si condivide un nemico».

La partita di Bruxelles

Nel frattempo si continua a fare shopping con Bruxelles. Nessuno a oggi sa se Meloni sosterrà la fine o meno il bis di Ursula von der Leyen. Il presidente uscente della Commissione avrebbe un gran bisogno dei 24 voti di Fdi per superare l'esame del 18 luglio alla Plenaria di Strasburgo. Un sì ​​che al momento però è tutt'altro che scontato.



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