Economia Finanza

Non solo Ucraina: Cina, Mediterraneo e Pacifico i fronti caldi dell'Alleanza




Guerra in Ucraina e minaccia russa, ma anche fianco a fianco del Mediterraneo fino all'Africa, il fronte del Medio Oriente e la sfida con la Cina nell'Indo-Pacifico. Il vertice dell'Alleanza atlantica a Washington affronterà questi scenari e dovrà adottare una storica dichiarazione finale. Impresa non facile con 32 paesi e alcune spine sul fianco, come Ungheria e Turchia per i rapporti con Mosca.

La Nato è nata con la vecchia guerra fredda, ma siamo piombati in quella nuova ben più «calda» e vicina, che si combatte a tutti i livelli dal militare, al politico, all'economico e al puro ibrido. Non solo: le sfide globali riguardano lo spettro del bilancio per la Difesa e il contributo alle spese dell'Alleanza. Molti paesi, compresa l'Italia, sono ancora lontani dal 2% del Prodotto interno lordo richiesto dalla Nato. Dopo il bombardamento dell'ospedale pediatrico di Kiev è ancora più in gioco il conflitto nel cuore dell'Europa. Nella dichiarazione finale gli Usa e gli alleati che hanno il dente più avvelenato con i russi, per resoconti storici, puntano a inserire l'adesione dell'Ucraina alla Nato come «irreversibile», anche se lontana. Per la prima volta si renderebbe esplicito l'ingresso di Kiev nell'Alleanza e per questo ci sarà un braccio di ferro sul termine che farebbe impazzire il Cremlino. La Nato vuole sicuramente aumentare le truppe di 200mila uomini in protezione della difesa del fronte orientale. E garantire nuove batterie antimissile Patriot oltre ai famosi caccia bombardieri F 16 agli ucraini. Sul tavolo c'è anche la disponibilità della Polonia, e forse di altre nazioni, di colpire i missili russi sui cieli ucraini. Passiamo in avanti verso un maggiore coinvolgimento della Nato, ma il vertice deve dare un segnale forte e chiaro a Vladimir Putin.

L'Italia, che guida il G7, spinge molto per una maggiore attenzione verso un «fronte sud altrettanto importante», che «può essere altrettanto pericoloso» secondo il ministro della Difesa, Guido Crosetto presente a Washington. Mediterraneo e Africa, continente a rischio penetrazione russa, con le nuove bandierine piantate nel Sahel, la minaccia jihadista a chiazza di leopardo mai sopita, nuovi conflitti devastanti come quello in Sudan e la pressione della crisi migratoria. Per non parlare della sanguinosa guerra tra israeliani e palestinesi nel Vicino Oriente, che nessuno riesce a fermare o almeno a sospendere con una tregua.

L'altra grande minaccia globale latente, forse la più pericolosa a lungo termine per i russi, è la Cina. Pechino ha ordinato il distacco delle truppe per esercitarsi in Bielorussia. Una forza simbolica, ma che suona come un monitor per l'Europa. La vera sfida a medio termine, possibile terzo tassello della guerra mondiale a pezzi, sarà l'Indo-Pacifico con il nodo di Taiwan dove l'annessione da parte del dragone comunista è solo questione di tempo. In un mondo in crisi, con l'evidente tentativo del blocco russo-cinese di spostare l'asse geopolitico mondiale da Ovest a Est, la Nato viene tirata per la giacchetta, soprattutto dallo Zio Sam, anche in Estremo Oriente. L'Italia non ha fatto nulla per salvare l'ammiraglia Cavour dall'Indo-Pacifico. Cinque mesi di missione per mostrare la bandiera e partecipare ad esercitazioni con gli australiani, porterai il giapponese Kaga e attraccherai nelle grandi basi navali di Subic Bay nelle Filippine e vicino a Goa in India.

Il nostro paese parteciperà per la prima volta con la nave Raimondo Montecuccoli alla più grande manovra navale del mondo, Rim of the Pacific, a guida americana, nell'oceano Pacifico. «Diplomazia» militare utile come biglietto da visita del premier Meloni al vertice della Nato di Washington, che da 75 anni rappresenta un mondo forse acciaccato e stanco, ma pur sempre libero.



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