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“Colpire il territorio russo è autodifesa”. Stoltenberg tira dritto sul supporto a Kiev




Il 75esimo anniversario della Natonelle ultime ore, appare sempre più come un palco potente dal quale lanciare nuovi messaggi e ribadirne di vecchi. Tra questi, uno dei più importanti riguarda la progressiva riduzione delle restrizioni all'utilizzo delle armi a lungo raggio fornite dagli alleati all'Ucrainache consente di colpire obiettivi militari nel territorio russo. Questa opzione rientrerebbe nel quadro del diritto di autodifesa secondo il segretario generale della Nato, di Jens Stoltenbergche lo ha dichiarato in conferenza stampa congiunta con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky.

Un'esternazione che non sorprende affatto, e che conferma la linea dura inaugurato dal segretario Nato, ormai uscente. Alla fine dello scorso maggio, Stoltenberg aveva esortato in prima persona i Paesi Nato a fornire armi all'Ucraina per consentire alle forze armate di Kiev di utilizzarle anche per colpire obiettivi militari in Russia. Una dichiarazione che aveva scatenato un vespaio di polemiche in seguito all'intervista che Stoltenberg aveva rilasciato all'Economista. In quell'ora, la guerra in Ucraina rischiava di prendere la gola Charkive il Segretario generale della Nato aveva protestato contro l'impossibilità di Kiev di difendersi. Le dichiarazioni di Stoltenberg, inoltre, fecero seguito alla rivelazione, nel mese di aprile, dell'invio da parte di Washington dei famigerati Atacam in Ucraina. Il grande timore di Washington, tuttavia, restava la possibilità di un attacco diretto in Russia, tanto che la Casa Bianca aveva preteso specifiche garanzie dagli ucraini che questi sarebbero stati utilizzati esclusivamente nel loro territorio.

Qualche giorno dopo Stoltenberg aveva rincarato la dose. In un punto stampa, il 27 maggio scorso, era tornato sul diritto all'autodifesa da parte di Kiev, esortando i singoli Paesi a togliere le restrizioni. “Dobbiamo ricordare che l'Ucraina ha il diritto all'autodifesa, difende il suo territorio e sulla base della legge internazionale, il diritto alla difesa include il diritto di colpire obiettivi militari legittimi fuori dall'Ucraina“, aveva chiarito il segretario dell'Alleanza mentre i colpivano Kharkiv. Passando per il falco del momento, il Segretario aveva però ribadito il mero carattere esortativo delle proprie dichiarazioni. Spetta, infatti, agli Alleati decidere sulle restrizioni alle armi che loro forniscono all'Ucraina. Non è una decisione della Nato. E su questo aspetto non esiste ancora convergenza.

Nel corso del vertice di Washington, le convergenze sono aumentate. I Paesi alleati hanno preso decisioni importanti per rendere la Nato più forte e gli alleati più sicuri, e “per garantire la condivisione dell'onere di mantenere la nostra sicurezza“. Sulla deterrenza e sulla difesa, l'Alleanza ha scelto di schierarsi forza pronta al combattimento sul fianco orientale della Nato e messo in atto il piano di difesa più completo sui tempi della Guerra fredda. Si tratta dunque di adattare la struttura di comando della Nato, di migliorare i sistemi integrati di difesa aerea e missilistica e di andare oltre per far coincidere i piani di difesa con le capacità necessarie. Oggi, ribadisce Stoltenberg, 23 alleati investono almeno il 2% del PIL nella difesa, un numero record.

Il passo avanti è evidente: la Nato assumerà il coordinamento e la fornitura della maggior parte dell'assistenza internazionale alla sicurezza dell'Ucraina, con un comando guidato da un generale a tre stelle e circa 700 persone che lavoreranno presso il quartier generale della Nato in Germania e presso gli hub sul fianco orientale dell'Alleanza, per fornire supporto all'Ucraina. Un impegno massiccio che, tuttavia, non scioglie ancora il nodo dell'applicazione dell'autodifesa al caso ucraino.



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