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La mamma polacca, il nonno ghanese e il tennis nella sua Toscana: la storia di Jasmine Paolini


Jasmine preferiva la racchetta al nuoto già da appena 6 anni, ma fino ai 15 dedicava più tempo alla scuola che allo sport

Francesco Sessa

11 luglio 2024 (modificato alle 19:12) – MILANO

Primi anni 2000, mano nella mano con lo zio Adriano: il fenomeno del tennis italiano femminile è nato così. Da una scelta non semplice per una bambina di sei anni: racchetta o nuoto? Chissà quante volte Jasmine Paolini ringrazierà papà Ugo e Adriano, quando ci hanno provato le prime volte: “Perché non giochi a tennis?”. La nuova finalista di Wimbledon ha mosso i primi passi sui campi in terra battuta al Tc Mirafiume di Bagni di Lucca e ora sta conquistando anche l'erba: seconda finale Slam consecutiva.

le origini del gelsomino

La storia di Paolini parte in realtà da ancora più lontano e da un'altra scelta importante, che ha cambiato il destino di una famiglia e di un Paese intero: quella di mamma Jacqueline, di cognome Gardinier, che insieme a sua cugina ha deciso di trasferirsi in Italia oltre 30 anni fa dalla Polonia, terra della madre ma non del padre, nato in Ghana. Tante strade si sono incrociate per dare la luce alla prima italiana di sempre in grado di raggiungere la finale a Wimbledon: Jaqueline e Ugo si sono conosciuti a Bagni di Lucca. Lui gestiva un bar, lei aveva iniziato a lavorare come cameriera. Hanno dato alla luce Jasmine il 3 gennaio 1996 e giovedì si sono trovati fianco a fianco nel box del Centre Court dell'All England Club senza riuscire a restare fermi nelle fasi calde della semifinale con Anna Vekic. Volevano quasi entrare in campo e spingere Jasmine, insieme al fratello minore William, una delle figure cardine della vita della campionessa.

lo sbarco a tirrenia

L'amore per il tennis è stato immediato. Ma fino ai 14/15 anni, per Paolini non poteva ancora essere un sogno totalmente realizzabile. Jasmine era forte, giocava un'ora e mezza ogni giorno, ma doveva dedicare tanto tempo alla scuola. Più andava avanti e più conciliava il mondo era complicato. Si allenava a Forte dei Marmi, con il presidente Sergio Marrai, sotto la guida degli allenatori Marco Picchi e Ivano Pieri. Proprio quest'ultimo è stato il movente per una svolta: “Jasmine, sai che hanno aperto un Centro Federale a Tirrenia? Perché non provi ad andare lì?”. Si è aperto un mondo: la baby tennista si è spostata e la Tirrenia ha intensificato il lavoro anche dal punto di vista atletico, ha fatto un passo avanti a 360° sotto la guida di Antonio Cannavacciuolo e Daniele Ceraudo prima di essere seguita da una nuova figura. Tathiana Garbin.

garbin, furlan e la scalata

Tra l'attuale capitano della squadra italiana di Billie Jean King Cup e il prossimo numero 5 del mondo è scattata subito la scintilla. E sempre a Tirrenia, Jasmine ha fatto conoscenza con Renzo Furlan, uomo chiave nella crescita di Paolini negli ultimi anni. Ho iniziato a collaborare nel 2015 ma solo part-time, dando l'impegno dell'allenatore alla federazione serba. Jasmine era nelle prime 500 giocatrici del mondo, vinceva qualche titolo Itf: nel 2013 a Locri e l'anno successivo a Viserba, a cavallo del 18° anno di età, qualcuno si era già segnato il suo nome. Tra il 2017 e il 2019 ha sfiorato la top-100, senza però riuscire a trovare grande continuità di risultati a livello Wta: tre partite vinte nel 2018, sei nel 2019, altrettante nel 2020. Poi la pandemia e la successiva svolta, un' un'altra nella carriera di Paolini: il rapporto con Furlan è diventato a tempo pieno. E la crescita è stata verticale fin da subito: 20 partite vinte nel 2021, vittoria a Portorose e semifinale a Courmayeur, top-50 a un passo. In arrivo il 2022, l'anno scorso si è aperto con la top 30 e la finale della Billie Jean King Cup. Quello che sta succedendo nel 2024 era però assolutamente inimmaginabile: ottavi agli Australian Open, vittoria di un 1000 (Dubai) e doppia finale Slam, con conseguente top-5 in classifica. La nuova stella del tennis italiano è figlia di lavoro, di scelte e di giuste figure al momento giusto. Dal Ghana a Lucca, passando per la Polonia per poi arrivare a Tirrenia. E ora vicino al paradiso tennistico.





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