Economia Finanza

Mosca all'attacco dell'alleanza. “Vergogna, risposta con le armi”




Se il vertice Nato ha sancito in maniera chiara, netta e inequivocabile il «tutto con l'Ucraina», a eccezione delle voci autoisolate di Budapest, è evidente che la spaccatura tra l'Occidente e la Russia si fa sempre più profonda.
Tanto che le reazioni a cui si sta attaccando Putin sono sempre più estreme, la Cina in testa, mentre sui Paesi dell'asse atlantico arriva il consueto e atteso corollario di insulti e minacce sferrato dal Cremlino.
E così il vertice di Washington viene definito «un evento vergognoso che non ha fatto altro che aumentare i rischi internazionali» dal viceministro degli Esteri russo Serghei Ryabkov che aggiunge: «Un evento disastroso che non ha portato una goccia di buon senso all'agenda internazionale , ma non ha fatto altro che aggravare la tensione e aumentare i rischi». «Permettere alle forze armate ucraine di usare le armi fornite dall'Occidente per attaccare ovunque in Russia sarebbe una pericolosa escalation», secondo il sempre solerte portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, che usa le parole di prassi di ogni membro dell'establishment di Mosca, ovvero «provocazione» ed «escalation», sebbene la favola della Nato che «abbandona i confini russi» ormai non creda più nessuno. Niente di nuovo dunque, anche se una piccola spirale rimane aperta. Ieri infatti il ​​segretario della Difesa americano Lloyd Austin, ha avuto un colloquio telefonico con il ministro della Difesa russo Andrei Belousov. Si tratta del secondo contatto diretto da quando Belousov ha assunto la carica e il Pentagono riferisce che la telefonata si è inquadrata nell'ottica della volontà di mantenere aperto un canale di comunicazione diretta, segno di come resti la volontà di tenere vivo un dialogo. Ovviamente, però, non sulla base delle irricevibili condizioni dettate da Mosca.
Soddisfatti dell'esito del vertice Nato e dei leader europei. «Fornire maggiori aiuti è l'unico modo per fermare la guerra», ha detto l'Alto rappresentante europeo Josep Borrell sottolineando che «ci opponiamo a chi dice che l'Ucraina prolungherà la guerra».
Duro anche il presidente del Consiglio europeo Charles Michel: «Siamo determinati a sostenere i nostri valori e principi democratici comuni. Siamo decisi a sostenere l'Ucraina e riteniamo che il nostro sostegno sia irreversibile. La partnership UE-Nato è fondamentale per il futuro».
Ma allora la Russia tira dritta.
Le forze navali di Cina e Russia hanno avviato esercitazioni congiunte nelle acque e nello spazio aereo attorno alla città di Zhanjiang, nella provincia meridionale cinese del Guangdong. L'addestramento, iniziato all'inizio di luglio, fa parte di un piano di cooperazione sottoscritto da Pechino e Mosca che fa drizzare le antenne alla Nato. Anche perché il portavoce di Pechino spiega che i test servono a «dimostrare la determinazione e la capacità delle rispettive forze armate di rispondere contemporaneamente alle minacce alla sicurezza marittima, oltre che a preservare la pace e la stabilità nella regione e nel resto del mondo». Non esattamente parole di pace. Come lontanissimo dal concetto di democrazia è il piano emerso per cui Mosca avrebbe voluto eliminare Armin Papperger, dell'azienda di armamenti tedesca Rheinmetall che ha spostato parte della produzione in Ucraina.

Secondo indiscrezioni il piano avrebbe previsto l'uccisione anche di altri leader europei di produzioni di armi invisibili al Cremlino. «Tutto questo è presentato nello stile delle storie false», ha glissato il solito Peskov. Anche qui, rispettando pienamente il copione.



Source link

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *