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Schnitzler, se il flusso di coscienza è scorretto – Libri – Un libro al giorno – Ansa.it


ARTHUR SCHNITZLER, IL SOTTOTENENTE GUSTL (BUR, Rizzoli, classici moderni. Pag. 143 più le illustrazioni di Moritz Coschell, Euro 10,00. Traduzione di Renata Colorni) Leggendo ''Il sottotenente Gustl'', appena riproposto nei Classici Bur Rizzoli a a cura di Elisabetta Galvan, con la traduzione di Renata Colorni e le illustrazioni a cura di Moritz Coschell, è inevitabile porsi la questione della cancel culture, domanda nodale di questi tempi, e del suo rapporto con la natura intrinseca dell'arte. Il romanzo breve che Arthur Schnitzler terminò di scrivere nel luglio del 1900, è un testo fondamentale nella storia della letteratura moderna perché si tratta della prima volta di un flusso di coscienza ininterrotto, quella strada che nacque dal legame con la psicanalisi, e qui siamo nella Vienna di Freud che era sua amica, e che ovviamente poi portò fino a quel fondamentale capolavoro del genere che sarà l'Ulisse di Joyce. Il grande scrittore e drammaturgo in queste pagine, che sono del resto considerate tra le sue alte vette artistiche, compie un'operazione di grande efficacia narrativa perché appunto entra direttamente nella mente di un giovane ufficiale e riporta i suoi pensieri di una notte, ore in cui è sconvolto dall'offesa commessa nel suo onore e cerca una soluzione, pensando però che l'unica via sia il suicidio. Testo rivoluzionario e innovativo in cui Schnitzler – che aveva letto L'interpretazione dei sogni – procede non per connessioni logiche, ma per associazioni spontanee e soprattutto senza censure, senza veli ed infingimenti, così come Freud invitava a procedere ai suoi pazienti. Ora è chiaro che il flusso di coscienza di un giovane ufficiale di fine Ottocento è tutto meno che politicamente corretto. Gustl racconta come si parlasse a se stesso, dei suoi pensieri più reconditi, che sono sia misogini che antisemiti, razzisti e classisti, dominati da bassi istinti e da paure meccaniche. Esercito e donne sono le due uniche pulsioni della sua vita, alla prima è stato costretto da una scarsa carriera scolastica ma alla fine ha conquistato il suo senso dell'onore, nella seconda invece si trascina senza onore alcuno, da un'amante all'altra , senza nessuna intenzione e nessuna stima delle donne da cui è interessato solo l'aspetto sessuale. In più, come se non bastasse, il sottotenente è anche un violento attaccabrighe che passa in duello con l'altro, alimentando una conflittualità latente scatenata dalle inezie. Poi nel libro compare pure un femminicidio che per fortuna non lo compie il protagonista ma sta lì a testimoniare una pratica antica. Insomma nonostante la scrittura magnifica la vicinanza alla sgradevolezza del protagonista è assolutamente inquietante anche perché è chiaro che Schnitzler non parla di un personaggio negativo. Discorso spinoso che mi sento di consegnare al dibattito in corso.

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