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De Dion Bouton Ceirano, all’asta l’auto italiana del 1904 (o 1903)


È una delle prime vetture realizzate in Italia, dal pioniere dell'automotive Giovanni Battista Ceirano. Tuttora funzionante ha bisogno di un restauro

Maurizio Bertera

14 luglio – 11:31 – MILANO

Tra i protagonisti dell'asta online di Car & Classic – piattaforma a livello globale, visitata ogni mese da 4 milioni di utenti – che è iniziata alle ore 11 di domenica 14 luglio per chiudersi il 21, c'è una delle prime automobili realizzate in Italia. È la De Dion Bouton Ceirano: identificata dall'Asi-Automotoclub Storico Italiano che le ha rilasciato la Targa Oroè datato 1904 ma secondo alcuni studiosi è possibile che risalga all'anno precedente. Un 'pezzo da museo', ben funzionante che va in moto al primo colpo, grazie alla cura con cui è stata conservata: va ovviamente considerata una revisione generale dal momento che è stata a lungo ferma ma da quando è stata recuperata dal proprietario attuale, nei primi anni 60, ha partecipato a numerosi raduni, tra i quali, negli anni 80, la Torino-Asti-Torino. Si tratta della più antica corsa automobilistica italiana, la cui prima edizione si tenne addirittura nel 1895. Curiosità: la De Dion Bouton Ceirano è riprodotta in una scultura che si trova in una piazza del centro di Cuneo, in omaggio al genio che l'ha Progettata.

GIBI' ei tre fratelli

L'italianità della vettura si deve ai Ceirano, pionieri dell'automotive in Italia. In particolare al primogenito Giovanni Battistafiglio di un orologiaio di Cuneo, che a soli 20 anni lascia la provincia Granda per arrivare a Torino nel 1880, poi seguito dai fratelli Giovanni, Matteo ed Ernesto diventa una celebrità sotto la Mole per la vendita e l'assistenza ai velocipedi inglesi e tedeschi. Nel 1898fonda l'Accomandita Ceirano, primo passo dell'avventura del costruttore automobilistico che vede tra i suoi fedeli un giovane Vincenzo Lancia. La prima automobile costruita da Ceirano – chiamata come la loro bicicletta di qualche anno prima – vide la luce il 21 marzo 1899. Era la Welleyes, progettata dall'ingegnere Aristide Faccioli: una piccola due posti con trasmissione del moto a cinghia e un piccolo motore bicilindrico da 663 cc. Poteva raggiungere una velocità massima di 35 km/h e costava 4mila lire: un costo enorme per l'epoca, ovviamente. Fu proprio la Welleyes a creare l'interesse del gruppo di finanziatori – tra cui Giovanni Agnelli, il nonno dell'Avvocato – che portò alla nascita della Fabbrica Italiana Automobili (Fia, poi Fiat) l'11 novembre del 1899 a Palazzo Bricherasio dove Ceirano portò soprattutto la competenza tecnica e la visione innovativa. Ma dopo appena due settimane la Fiat inglobò la piccola azienda, mettendo a disposizione un libro paga il personale e soprattutto impadronendosi dei migliori brevetti. Non è un caso che la Fiat 3.5 CV – la prima auto nella storia del marchio torinese – non era altro che una perfetta copia della Welleyes di qualche mese fa.

doppio serbatoio

I Ceirano, liquidati con 30mila lire, non si persero d'animo. C'è almeno uno di loro dietro le vicende dell'Italia, vincitrice della prima Targa Florio del 1906, della Scat (Società Ceirano Automobili Torino), della Star (Società Torinese Automobili Rapid), della Spa (Società Piemontese Automobili) che poi diventerà Società Ligure Piemontese Automobili. La vettura all'asta è spinta da un classico monocilindrico De Dion Bouton, con tre marce più retrò, che la porta a una velocità massima di circa 30-35 km/h. Si avvia esclusivamente a manovella, con impianto di alimentazione ad acetilene. Il freno agisce sull'albero motore mentre la frizione è conica. Il pedale dell'acceleratore è centrale, mentre quello del freno e della frizione si trovano lateralmente. Esternamente, a destra, si trovano la leva del cambio e il freno a mano. Due sono i serbatoi: quello principale è allocato sotto il sedile, mentre l'altro, in ottone, contiene parzialmente olio e in parte benzina, posto sulla paratia centrale. Nei tratti in salita quest'ultimo va aperto perché altrimenti dall'altro serbatoio la quantità di benzina che raggiunge il carburatore non sarebbe sufficiente a muovere il veicolo. Nel restauroeffettuata nel 1963 da un'officina ufficiale Lancia, è stato necessario sostituire gran parte della carrozzeria in legno poiché era in marcia e in seguito è stata applicata una vernice di colore corretta per l'epoca. I sedili sono stati rifoderati in pelle capitonné, come tipico dell'epoca, poco dopo il ritrovamento e non hanno richiesto ulteriori interventi in seguito. Quanto costa? Car & Classic lo stima tra 40mila e 50mila euro.





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