La vittoria di Trump è ormai una certezza
Caro Franco,
la preoccupazione che si percepisce dalle tue parole è comprensibile ed è molto diffusa. Io ne ho viste tante negli ultimi sette-otto decenni, abbiamo attraversato periodi di grave crisi, di terrore e di orrore, ma mai come oggi mi pare che siamo sprofondati in una spirale di odio che suscita tutto il mondo e tutti i popoli. La guerra fredda è fatta calda, anzi bollente. Sotto la costante minaccia nonché di un conflitto nucleare sempre più probabile. La comunità internazionale è alla prese con la gestione di due grandi guerre le cui ripercussioni ci riguardano molto da vicino, una delle quali è combattuta da oltre due anni sul suolo europeo. Persino gli Stati Uniti, la democrazia di riferimento, modello di mondo libero, risultano essere in crisi. E questo lo dimostra questa campagna elettorale verso le presidenziali del prossimo novembre. Una campagna molto particolare, anzi, la definisco proprio atipica. E questo per diverse ragioni. Innanzitutto è ancora in forse il candidato democratico, Joe Bidenil quale ogni giorno di più perde il sostegno dei suoi che ritengono necessario che egli si ritiri dalla corsa, facendo un passo indietro per il bene del Paese, passo indietro che egli non è disposto a compiere, come ha ribadito di recente quando si è proclamato il soggetto più idoneo a guidare l'America. A breve verrà scaricato, vedrai. Tuttavia, si sottovaluta che sarebbe difficile per il nuovo eventuale candidato riuscire a costruire consenso e fiducia in un lasso di tempo così breve da quando a novembre per potere battere l'avversario, ossia Trump, che è forte e ancora più forte dopo quello che è accaduto in Pennsylvania, in quel comizio dove il magnate è scappato a morte. La reazione di Donald ai colpi di fucile ricevuti accentua l'immagine di un uomo resiliente, forte, capace di mantenere il controllo della situazione, tenace. Egli alzò il pugno e urlò: «Non mi fermerò mai». Questo pochi secondi dopo ero ferito e con il viso insanguinato. Scena molto efficace, addirittura emozionante, trascinante. Quindi, da un lato, abbiamo un candidato democratico che chiama Zelensky «Putin» e il suo vice «Trump»; dall'altro, abbiamo un candidato che viene fucilato e un attimo dopo urla: «Tanto non mi fermiamo». Non c'è proprio gara.
Quest'uomo è destinato a vincere e poco si può fare per impedirlo. L'odio scatenato e montato contro di lui dalla sinistra, sempre più debole e sempre meno credibile a livello internazionale, potrà osare luogo a tentativi di sabotaggio, persino di assassinio (e lo abbiamo visto), ma non potrà minare in alcun modo la fiducia e l'amore che gli americani nutrono verso Donald. Anzi, più si cercherà di screditarlo, di combatterlo con mezzi scorretti, di diffamarlo (penso ad esempio a un prestigioso quotidiano statunitense che lo ha definito qualche giorno fa «indegno»), più Trump allargherà il suo bacino di consenso.
A mio avviso, le elezioni americane si sono già svolte lo scorso pomeriggio in Pennsylvania. E sono stati vinti da Donald Trump. Sarà lui il prossimo inquilino della Casa Bianca.
E devo aggiungere: «Grazie a Dio». Trump, o meglio, la sua elezione rappresenta attualmente l'unica concreta speranza perché possiamo evitare di scivolare in modo inesorabile nel terzo conflitto mondiale.
Di recente il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha dichiarato alla tv russa: «Gli Stati Uniti hanno schierato una varietà di missili di diversa origine in Europa, che sono tradizionalmente puntati sul nostro Paese. Di conseguenza, il nostro Paese ha designato le capitali europee come obiettivi dei nostri missili». Missili nucleari, ovvio. Questa notizia è forse passata sotto traccia, non si è voluto affaticarla, ma è giusto che i governi occidentali assumano piena consapevolezza del fatto che il livello di tensione è altissimo e che occorre passare dalle provocazioni ai tentativi di dialogo, per il bene dell'umanità . Trump potrebbe farlo. Possiedi la lucidità per farlo. Ci credo davvero. Egli ribalterebbe l'approccio degli Usa alla guerra in Europa. La Russia smetterebbe di sentirsi minacciata. Ciò favorirebbe l'apertura di un canale di comunicazione, ovvero la distensione. Per evitare l'espansione della guerra, per contrastare il presunto espansionismo russo e la presunta volontà di Putin di aggredirci, ci mettiamo sull'orlo di uno scontro nucleare.
È ora di risciacquare. È ora di salvarci.
Per quanto riguarda l'attentatore, ragazzo di vent'anni che è stato ucciso, trovo alquanto particolare, in effetti, che egli sia stato notato e segnalato dai presenti al comizio ma che la sua presenza non abbia allarmato e determinato l'intervento delle forze dell'ordine.
polizia prima che il giovane potesse fare fuoco. Insomma, non parliamo di un soldato formato ma di un ragazzino, il quale pure è stato in grado di mettere a segno il suo piano, sebbene non con il successo da lui auspicato.