Economia Finanza

Missili, bombe e raid: ecco quanto costa la missione anti Houthi degli Usa




Il Csg (Gruppo di attacco della portaerei), ovvero il gruppo d'attacco, della portaerei “Nave Eisenhower” (detta “Ike”) ritorna alla sua base di Norfolk (Virginia) dopo 9 mesi di attività continuativa nel Mar Rosso per contrastare la minaccia al traffico navale portata dai ribelli yemeniti Gli Houthi. Il Csg, composto dall'incrociatore della classe Ticonderoga “Uss Philippine Sea” e dai cacciatorpediniere della classe Arleigh Burke “Uss Gravely” e “Uss Mason”, è stato approvato alla base navale di Norfolk il 14 luglio dopo essere partito il 14 ottobre scorso, ed essere rimasto nell'area operativa da novembre a giugno.

La Marina degli Stati Uniti ha riferito che, in totale, durante tutto l'arco della missione in Mar Rosso il gruppo da attacco – comprensivo dello stormo imbarcato – ha lanciato In totale, 155 missili “Standard” per la difesa aerea e 135 missili da crociera “Tomahawk” dai sistemi di lancio verticale delle unità navali di scorta alla portaerei mentre i caccia imbarcati hanno utilizzato quasi 60 missili aria-aria e sgangherato 420 armi aria-superficie. In totale, sono stati colpiti più di 460 obiettivi nel territorio dello Yemen controllato dagli Houthi.

Innanzitutto questi dati ci permettono di fare un calcolo approssimativo del costo complessivo dei missili impiegati. Il missile “Tomahawk” ha un prezzo unitario di 1,5 milioni di dollari, pertanto il totale ammonta a 202,5 ​​milioni di dollari; I missili “Standard” SM-2 Block IIIC, normalmente utilizzati per la difesa aerea da droni o altri velivoli, hanno un costo di 2,3 milioni di dollari ciascuno, mentre gli “Standard” SM-3 Block IB, che hanno capacità antimissile balistici, di 36,3 milioni di dollari l'uno. Non è chiaro quanti missili balistici degli Houthi siano stati intercettati (si pensa 4 o 5), pertanto possiamo solo fare una stima approssimativa del costo complessivo degli “Standard” (in entrambe le versioni) utilizzati nella missione, che è pari a 526,5 milioni di dollari.

Non sappiamo nemmeno quanti, dei 60 missili aria-aria lanciati, fossero Aim-120D Amraam (dal costo unitario di 995mila dollari) e quanti Aim-9X “Sidewinder” (472mila dollari l'uno), ma possiamo stimare che i 2/3 fossero questi ultimi in quanto velivoli in Cap (Pattuglia aerea da combattimento) potrebbero aver preferito ingaggiare da vicino i droni, essendo molto più lenti rispetto ai missili da crociera, i quali sono stati lanciati in numero minore rispetto ai primi. Pertanto il costo complessivo potrebbe aggirarsi intorno ai 49,2 milioni di dollari. Non abbiamo invece nessun dato sul munizionamento a caduta libera o missilistico utilizzato dai cacciabombardieri per colpire obiettivi a terra. Complessivamente, dal punto di vista missilistico, la missione negli Stati Uniti in Mar Rosso è costata all'incirca (ma la stima è per difetto) 778,2 milioni di dollari.

La Marina degli Stati Uniti riferisce anche che diversi aviatori hanno anche ricevuto medaglie personali per le loro azioni esemplari contro gli attacchi del 31 dicembre, del 9 gennaio e i successivi attacchi Houthi all'unità del Csg del portiere “Ike”. Inoltre, è stato reso noto che l'incrociatore “Philippine Sea” e il cacciatorpediniere “Gravely” hanno scortato con successo oltre 28 mercantili di vario tipo nella loro navigazione attraverso lo stretto di Hormuz, i golfi di Oman e Aden, lo stretto di Bab el-Mandeb e il Mar Rosso. Per nove mesi, le unità navali statunitensi hanno sostenuto operazioni quasi continuative effettuando pochi scali nei porti grazie all'integrazione con il Military Sealift Command (Msc). La marina statunitense ha infatti comunicato che per supportare le operazioni nel Mar Rosso sono state utilizzate tre unità di rifornimento di vario tipo: l'“Usns Supply”, l'”Usns Kanawha” e l'”Usns Alan Shepard”.

Questi numeri, a cui si dovrebbero aggiungere quelli delle unità di guerra degli altri Paesi che stanno partecipando alle due diverse coalizioni internazionali per la protezione del traffico marittimo, danno uno sguardo sulla portata della minaccia degli Houthi, che da ottobre stanno

intraprendendo una campagna di interdizione marittima che vede l'utilizzo crescente di sistemi missilistici e droni di ogni tipo (anche navali), anche particolarmente complessi, che però a tutt'oggi non è stata ancora neutralizzata.



Source link

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *