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Ibra, l’uomo che sussurra ai giocatori: il suo ruolo, come lavora, quanto incide


Zlatan e il suo ruolo di super consulente: si è confrontato in prima persona con Theo, Morata e Fonseca, fa da frontman della proprietà, ha potere decisionale




Giornalista

16 luglio – 08:51 – MILANO

All'inizio c'era un (bel) po' di confusione: starà per lo più in campo, non frequenterà soprattutto il Cardinale, ma sarà spesso in missione estera. Diciamo che fino a qualche mese fa, qualsiasi scenario era potenzialmente valido per immaginare la seconda vita calcistica di Ibrahimovic. Poi, piano piano (e al netto di freschissime polemiche sociali), si è aperto il sipario. Un po' perché ci ha raccontato quali sarebbero le sue effettive incombenze, un po' perché ha iniziato a dimostrarlo con i fatti. E tutto va ovviamente nella direzione del comunicato ufficiale con cui era stato annunciato il suo nuovo incarico. Cioè: non uno, ma molteplici incarichi. Zlatan ha iniziato a svolgerli e intanto sta continuando a studiare perché, anche se sembra sempre più calato nella parte, per lui al momento rimane comunque un lavoro nuovo. Ma stimolante: il raggio d'azione è pressoché totale.

studio

L'ultimo periodo racconta molto della sua evoluzione. Il club in pratica lo ha scelto come uomo di punta quando l'ordine del giorno è particolarmente importante. La volontà di associare la sua figura alla rilevanza dell'evento è chiara, perché l'obiettivo è rendere chiaro anche ai più distratti come Z sia l'espressione della proprietà. Chi lo osserva da vicino racconta che lo svedese sta continuando a studiare. Poi, certo, rispetto a qualche mese fa adesso interviene in prima persona perché l'apprendista non può essere infinito, ma comunque sta ancora studiando. E, in parte, si affida alle conoscenze del mondo di quel pallone conosciuto dal giocatore. E allora diventa quasi scontato che Z in quei giorni si sia sentito in prima persona con Morata, da lui definito Mister X di mercato con l'intento di apparecchiare per Alvaro una scenografia di livello. Spendersi in prima persona in certi casi non solo aiuta, ma può essere determinante. Come insegnò a suo tempo la missione di Maldini a Ibiza per Theo.

CAIRATE, ITALIA - 12 LUGLIO: L'allenatore dell'AC Milan Paulo Fonseca, il Senior Advisor to Ownership dell'AC Milan Zlatan Ibrahimovic e il capo scout dell'AC Milan Geoffrey Moncada osservano durante la sessione di allenamento dell'AC Milan a Milanello il 12 luglio 2024 a Cairate, Italia. (Foto di Claudio Villa/AC Milan tramite Getty Images)

dialogo

Ibra che chiama Morata agli occhi del capitano della nazionale spagnola equivale a una forma di garanzia deluxe: se ci metti la faccia, puoi fidarti. E lo stesso sta avvenendo per i rinnovi di contratti più delicati, come quelli di Maignan e Hernandez. Zlatan è ovviamente un super consulente “senza portafoglio”, non è lui a trattare con agenti e giocatori, ma è utile per tenere vivo il dialogo e spiegare ai diretti interessati l'evoluzione del progetto societario. Ibra che racconta come Theo sia “un giocatore del Milan, sappiamo che è molto felice qui, la famiglia sta bene qui, col nuovo allenatore avrà ancora più spazio per giocare come lui, non sono preoccupato”, non è solo un auspicio, ma riflessioni figlie di un dialogo interno (sempre al netto di eventuali offerte indecenti, ovvie, come insegna Tonali). Fondamentalmente, il flusso di lavoro del club passa in qualche modo sempre dalla sua scrivania, anche solo per conoscenza. Qualche giorno fa si è parlato più volte di presentare il progetto del Milan Futuro. Poi ha affiancato Fonseca il giorno della presentazione, lasciandogli la scena ma senza sottrarsi alle domande.

CAIRATE, ITALIA - 12 LUGLIO: Zlatan Ibrahimovic, Senior Advisor to Ownership dell'AC Milan, e Geoffrey Moncada, capo scout dell'AC Milan, osservano durante la sessione di allenamento dell'AC Milan a Milanello il 12 luglio 2024 a Cairate, Italia. (Foto di Claudio Villa/AC Milan tramite Getty Images)

i teloni

E infine c'è anche l'Ibra di Milanello, quello che sta a contatto con lo spogliatoio e allo stesso tempo prende decisioni che riguardano chi al centro sportivo ci lavora: in queste ore gli addetti stanno circondando i campi con teli che hanno lo scopo di oscurare la visuale all'esterno dei vari terreni di gioco. Scelta che difficilmente risolverà eventuali indiscrezioni sulle prove di vigilanza del titolare della formazione, ma che dà un messaggio chiaro: all'interno di Milanello dobbiamo essere una cosa sola, al riparo da spifferi e occhi indiscreti, e concentrarci solo su ciò che accade lì dentro. Una Milano schietta e riccia su se stessa come non eravamo abituati a vederla. Se la filosofia è azzeccata e pagherà, gli dirà il tempo.





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