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Recensione story: A Lonely Place to Die di Julian Gilbey (2011)


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16/07/2024 recensione film di Gioia Majuna

Melissa George era al centro di un thriller di sopravvivenza britannico aspro e che seguiva le sue regole

L'intero menù di Un posto solitario per morire viene delineato già nella scena di apertura, in cui Alison (Melissa George, Triangolo), Rapinare (Alec Neman) e il loro compagno di scalata meno esperto Ed (Ed Speelers) vengono mostrati mentre si arrampicano su una parete rocciosa spoglia nelle Highlands scozzesi.

Prima si fermano a fotografare il panorama, poi osservano un'aquila reale che volteggia sopra di loro in cerca di prede e infine, quando il piede di Ed si impiglia nelle corde, vanno molto vicini a un incidente fatale.

Spettacolo mozzafiato, natura predatoria e vicinanza alla morte: sono tutti gli ingredienti chiave di questo survival thriller del 2011, dove i colpo di scenasia letterali che metaforici, proliferano.

I tre partono il giorno dopo insieme alla coppia di coniugi Jenny (attrice) e Alex (Il dottor Garry Sweeney) per un'altra arrampicata, ma durante il viaggio si imbattono in una ragazzina straniera terrorizzata, Anna (Agrifoglio Boyd), che è stata lasciata sepolta viva nel bosco.

Un posto solitario dove morire (2011) poster del filmUn posto solitario dove morire (2011) poster del filmNelle ore successive, Alison ei suoi compagni saranno messi a dura prova nel tentativo di tenere la ragazza al sicuro da una coppia di spietati rapitori (Stephen McCole e un agghiacciante Sean Harris) in cerca del colpo di grazia.

Nel frattempo, deu mercenari (Eamonn Walker, Paolo Anderson) assunti dal padre della ragazza – un criminale di guerra serbo – si avvicinano, incerti se fidarsi o meno del loro stesso datore di lavoro.

In una scena non lontana dall'inizio di A Lonely Place to Die, Alison parla dei pericoli della scalata dell'Eiger. “Se cadi dalla vetta, ti ci vorranno 30 secondi per toccare terra“, dice, il tempo necessario, come aggiunge Rob, “per dire una preghiera al Signore”.

In effetti, molti dei personaggi del film si troveranno in seguito a dover decidere come riempire i momenti che precedono la loro morte, mentre il regista e co-sceneggiatore. Giuliano Gilbey (L'ascesa del soldato semplice) si chiede se ci possa essere ancora spazio per la decenza, la compassione e la nobiltà d'animo in un luogo improvvisamente dominato dal denaro e dall'omicidio.

A Lonely Place to Die potrà pur cominciare in una località aspra e selvaggia dal punto di vista fisico e morale, ma anche la relativa civiltà di una città vicina non offre un rifugio sicuro dagli uomini malvagi, lasciando Alison e gli altri a fare appello solo ai propri istinti e alle proprie risorse per fare la cosa giusta per Anna.

Sebbene tutti, in ultima analisi, moriamo soli, in questo caso la solitudine si rivela non tanto una proprietà del luogo quanto una condizione di chi è tagliato fuori dalla possibilità di creare legami o empatia con gli altri.

Se A Lonely Place to Die rievoca in qualche modo classici come Un tranquillo week-end di paura e I guerrieri della palude silenziosala sua ambientazione scozzese e il suo ampio rispetto per la gente del posto sono qualcosa di nuovo per il sottogenere del thriller di sopravvivenza.

Il direttore della fotografia Ali Asad cattura i picchi e le depressioni delle Highlands con inquadrature superbe, mentre Gilbey, che divide i compiti di scrittura e montaggio col fratello William, fornisce una regia ricca di atmosfera e alcune sorprese narrative gestisci con grande abilitàtra cui una o due garantite per suscitare un sussulto collettivo da parte del pubblico.

Si tratta di cinema intelligente, deluso solo dalla mancanza di un evidente sottotesto a cui far risalire tutti i suoi brividi.

In un certo senso, A Lonely Place To Die finisce come inizia, con il destino di diversi personaggi in bilico. Questa mancanza di risoluzione evita che la conclusione diventi troppo banale, suggerendo al contempo un mondo con i suoi personalissimi equilibri morali e condizioni.

Forse non lo vediamo del tutto, ma di certo ci viene lasciato immaginare che la crudeltà sia ripagata in natura, mentre la bontà è la sua stessa ricompensa. Per quanto riguarda il mercenario, chi può sapere cosa c'è in fondo al percorso?

Di seguito trovate il trailer internazionale di Un posto solitario dove morire:



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