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“Ti scannerò tutta la notte”. Le intercettazioni shock dell’inchiesta sulle torture nel centro della Croce Rossa


“Tiro una sedia dietro la testa, scemo. Io ti rompo le caviglie. Ti scannerizzai per tutta la notte”. Botte a tutte le ore, violenza. Ma anche umiliazioni fisiche e psicologiche: “Vedi che ti metto il c.… in bocca. Vuoi?”. Sono le intercettazioni drammatiche contenute nell'inchiesta dei carabinieri del nucleo investigativo di Roma che ha portato all'arresto di dieci operatori sociosanitari del Centro di educazione motoria di via Ramazzini, gestito dalla Croce rossa italiana. I dieci dipendenti della Cri sono accusati di vario titolo di tortura, maltrattamenti e violenza sessuale nei confronti degli ospiti della struttura, tutti pazienti affetti da gravi patologie psicofisiche.

Tanti sono gli episodi che vengono contestati agli indagati, che avevano trasformato il Cem in una “galleria degli orrori”, come sostengono gli investigatori. “Ci sta pure la puntina sotto, ti inchiodo. Tu stasera morirai, tu farai una brutta fine”. In uno dei casi, il 12 agosto 2023, uno degli operatori “mimava il gesto di sferrare i pugni sulla pancia e sul volto del paziente”, provocandolo in ogni modo: “Hai finito di piangere?”. Il giorno dopo ecco che arriva l'orrore. Dopo aver preso la testa di un uomo con gravi problemi, “la si avvicinò al suo ventre e gli disse: mi vuoi fa nu b….?”. Subito dopo l'umiliazione sarebbe iniziato il pestaggio. Prima un oggetto lanciato contro, poi uno schiaffo in faccia. “Come sei bello, vorrei staccarti il ​​cervello”. In un'altra occasione, uno degli operatori, dopo aver mostrato il suo pene a un paziente, lo esortò a “strappare il reggiseno e le mutande” di un'operatrice.

A una donna in difficoltà, uno degli operatori si sarebbe rivolto senza pietà. “Hai la smania di farmi? Hai la ansia per me? Con l'acqua gelata ti lavo, mo te facc vedè”. L'uomo, di origine partenopea, dopo le minacce sarebbe passato anche ai fatti, versando l'acqua sulla testa del paziente dopo averla fatta sedere sul water. Una delle vittime, in un'occasione, sarebbe stata colpita con una bottiglia di plastica sullo stomaco, poi istigata a picchiarsi da sola sul braccio. Il pestaggio con pugni e schiaffi sarebbe andato avanti per due ore. “Io prendo il laccetto e ti allungo la testa”.

La notte tra il 18 e il 19 agosto 2023 è una delle più inquietanti: “Stasera fai una brutta fine”. L'operatore, annotato dai carabinieri, “cinse con una busta di plastica il collo del paziente e lo tirò a sé per qualche istante. “Ti faccio fare la fine di quello del figlio, con la busta ti attacco qua e te faccio mori”. Poi una scarica di botte e insulti, anche durante i momenti di riposo. Intorno alle 22 e 30, l'Oss “attivava un accendino vicino al viso”, poi lo provocava, schiaffeggiandolo sul volto. “Ti metto la penna in gola. Perché devo andare in galera per colpa tua? Ti scannerizzai per tutta la notte”.



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