“Perseguitate dal regime iraniano e fuggite in Italia, scambiate per scafiste e arrestate”: la denuncia di Amnesty International e A Buon Diritto
Sono fuggite dall'Iran perché perseguitate dal regime, si sono rifugiate in Italia per chiedere protezione ma sono state scambiate per scafiste e arrestate con l'accusa di favoreggiamento all'immigrazione clandestina: in realtà sarebbero due attiviste che lottano per i diritti civili delle donne e, in caso di rimpatrio, rischiano anche la pena di morte. Sono due casi giudiziari gravi quelli di Marjan Jamali e Maggio Majidimesse sotto accusa rispettivamente dai tribunali di Crotone e Locri: a denunciare tutto a Roma, in conferenza presso la Camera dei deputati, sono il presidente di A Buon Diritto Luigi Manconi, Laura Boldrini presidente del Comitato diritti umani alla Camera, Parigi Nazari attivista del movimento Donna, vita, libertà e Amnesty International.
Fuggita da Teheran perché il regime le aveva negato il visto per l'espatrio, Marjan è sbarcata a Crotone a ottobre 2023 e subito è stata arrestata come scafista: madre di un bambino di 8 anni che le è stato tolto al momento dell'arresto, è stata trasferita in carcere in Sicilia ma ha tentato il suicidio. Adesso è ai domiciliari con suo figlio e il 28 ottobre ci sarà la prima udienza. Prima dello sbarco, Marjan è stata violentata dai due scafisti che poi l'hanno denunciata alla autorità italiane. Maysoon Majari, 27 anni, è reclusa nel carcere di Reggio Calabria: la prima udienza è prevista il 24 luglio.
In patria Mayzoon, curdo-iraniana, era una nota regista e attrice conosciuta per le sue battaglie per i diritti delle donne e del suo popolo. Già rifugiata per anni a Erbil sotto protezione delle Nazioni Unite, è poi ritornata in Iran ma i controlli asfissianti sulle donne messe in atto dal regime nell'ultimo anno l'hanno convinta a ripartire. Anche a lei le autorità di Teheran hanno negato il visto e Mayzoon, grazie anche alla sua famiglia, ha trovato i soldi per pagarsi il viaggio della speranza via nave. Sbarcata a Crotone il 31 dicembre 2023, gli scafisti l'hanno subito indicato come il capitano della nave perché aiutava gli altri migranti a rimediare cibo e acqua.
Ma nella sua storia, spiegano Laura Boldrini e Luigi Manconi, ci sono molte incongruenze a partire dalle traduzioni degli atti: l'interprete parlava arabo ma non farsi, due lingue molto distanti fra loro. Oggi Mayzoon è anche in cella. Le sue condizioni sono molto gravi, pesa 38 kg e non ha accesso a una sua psicologia di fiducia.
“Mayzoon si alimenta in modo difficoltoso, soffre di attacchi di panico e scoppi di pianto sempre più frequenti, sono molto preoccupato come medico e dispiaciuto come uomo – ha spiegato Ferdinando Laghi che l'ha visitata in carcere – la sua vicenda è inverosimile con atteggiamenti censurabili delle autorità italiane”. La ragazza ha scritto una lettera al presidente della Repubblica. “Sono stata accusata sulla base di dichiarazioni forse mal interpretate, rilasciate da due testimonianze, ma sono solo una richiedente asilo”. Secondo Laura Boldrini il fratello di Mayzoon ha persino rintracciato i due veri scafisti, ma nulla è cambiato.
“L'indagine è stata condotta in modo estremamente superficiale, sono stati fatto errori che non si sono voluti correggere: è un accanimento”, ha spiegato Luigi Manconi. “C'è ansia per far vedere che il decreto Cutro funziona ea farne le spese sono due attiviste: l'Iran è responsabile di apartheid di genere, dal 2010 sono state impiccate 8mila persone di cui 220 donne ma oltre il 10% negli ultimi mesi . È più facile dialogare con l'Egitto che con l'Iran”, ha concluso Riccardo Nouri portavoce di Amnesty International.