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Maria Negretto, la missione nel cuore


Maria Negretto nel Centro Sanitario di Baleng

Sono ormai tre anni che Maria Negretto ha terminato il suo pellegrinaggio terreno. Oggi riposa nella sua terra, lì dove ha dedicato oltre 40 anni di vita missionaria, accanto al Centro Sanitario Baleng, da lei realizzato a Bafoussam, la terza città del Camerun.

Nata il 05 marzo 1938 a San Biagio di Argenta (Ferrara) in una famiglia contadina semplice, cristiana con molti fratelli di cui uno, don Giuseppe, sacerdote diocesano. Crescendo nella vita parrocchiale e nell'Azione Cattolica la mamma le diceva: «Maria esser buoni non è difficile, è l'esser buoni sempre che è difficile». E lei ha preso questi insegnamenti sul serio.

Diplomatasi infermiera professionale nel 1966, ha lavorato nel reparto di Pediatria dell'Ospedale di Rimini. Due anni dopo l'incontro con la dottoressa Marilena Pesaresi, che da anni prestava la sua opera in Africa, fanno montare quell'entusiasmo che Maria già aveva per vivere un'esperienza missionaria. Alla fine si convince a partire. «Io aderii all'Associazione Tecnici Volontari Cristiani, perché mi soddisfaceva il fatto di chiamarsi Cristiani», scriverà. Nell'ottobre del 1968, insieme ad altri 11 volontari ea un capostage, Maria parte per Lione dove un gruppo di giovani Gesuiti, studenti al Fourvière, ha organizzato in una vecchia villa uno stage di formazione per missionari laici.

I volontari si impegnano a svolgere il loro servizio per un periodo di 2-4 anni: per Maria si tratterà invece di una scelta di vita. Si consacra nell'Istituto Maria Santissima Annunziata, un Istituto secolare della Famiglia Paolina, e nel 1969, con la benedizione del fondatore, il Beato don Giacomo Alberione, e di don Gabriele Amorth, allora responsabile per le Annunziatine, parte per il Camerun con l'intenzione di stare 2 anni. Non lo lascerà mai più. I primi due anni lavora come infermiera alla Pouponière (Orfanatrofio) di Dschang. Maria ricorda: «L'orfanotrofio aveva due ragioni per esistere: la prima dovuta all'elevata mortalità delle partorienti, che venivano assistite a casa da una “Matrona”, una persona non al livello di una levatrice; la seconda perché i padri ci portavano i bimbi e noi li accudivamo fino ai tre anni, poi li restituivamo a loro».

Il Centro sanitario di Baleng

Il Centro sanitario di Baleng



Poi incontra una persona che la indirizza verso i lebbrosi. Ancora Maria racconta: «Un giorno viene a Dschang Padre Munari e mi chiede di andare a Bankoop, nella sua missione, dove c'erano tanti lebbrosi. Gli chiedo come facesse a sapere che sono lebbrosi e mi risponde: “Quando vengono a confessarsi fanno un odore tremendo”. Dissi sì alla compassione per questi malati e andai a Bankoop dove vi rimasi per 28 anni».

Maria rivela subito il suo zelo, il suo coraggio, la sua tenacia, la sua forza e la sua opera ha dell'incredibile e del miracoloso. Partendo letteralmente da zero, inizia ad affrontare, con l'aiuto di Dio, la dura battaglia per debellare la piaga della lebbra. Diventa responsabile del lebbrosario di Bafoussam. Per dieci anni, inoltre, coordina tredici centri della salute nei villaggi a Bankoup con l'aiuto di infermieri del luogo da lei stessa preparati. Tante sono le campagne portate avanti da Maria: vaccinazione ai bambini, educazione sanitaria, prevenzione, reinserimento dei malati di lebbra nella società, educazione e lotta contro l'Aids.

Per Maria, come più volte da lei detto, lo scopo principale del fare volontariato non è quello di prestare assistenza, ma di educare e formare all'autosufficienza. In questa ottica coordina il progetto idrico che, realizzando in nove anni ben 50 impianti, porta acqua potabile nei villaggi.

Nel 1994 per poco più di un anno vive in Madagascar, in una missione a 280 chilometri dalla capitale Antananarivo. Qui si trovano molti gruppi etnici, ognuno con un proprio e diverso modo di affrontare la vita. Maria, con la sua sensibilità, tiene conto di tutto questo, rispettando ogni loro usanza, mentre collabora con i padri Dehoniani che andavano nelle foreste e nei vari villaggi. Poi ritorna a Bafoussam. Nel 1996, avendo constatato la difficoltà per diagnosticare le malattie ed il costo elevato delle analisi mediche a Bafoussam, decide di fondare il Centro di Salute di Baleng, con un laboratorio analisi ben attrezzato. Riesce a realizzare il suo progetto con l'aiuto del Rotary, di molti amici, della Caritas Diocesana, dell''Ente Fiera di Rimini, della Fondazione della Cassa di Risparmio di Rimini e di varie parrocchie e ditte. L'opera viene inaugurata l'8 dicembre 1998.

Oggi quello che era un piccolo centro è diventato oggi un piccolo ospedale, formato da un piano per il reparto Maternità e un piano per la chirurgia. È stato poi completato con il servizio di Radiologia, secondo il progetto di Maria, nel 2023. Per questo è stato inviato un apparecchio radiologico, acquistato con il contributo del Campo Lavoro Missionario della Diocesi di Rimini, del centro Missionario Comboni di Riccione e di tutti gli amici di Maria, che intendono osare prosecuzione alla sua opera.

Un gruppo di piccoli studenti di una scuola che l'Associazione Maria Negretto ancora oggi sostiene a Bafoussam (Camerun).

Un gruppo di piccoli studenti di una scuola che l'Associazione Maria Negretto ancora oggi sostiene a Bafoussam (Camerun).

Continuando la cronistoria di Maria, dal 2000 al 2004 si occupa delle bambine di strada, realizzando una casa di accoglienza finalizzata alla prevenzione Aids e avviamento al lavoro. Qui le ragazzine hanno imparato a leggere, a scrivere, a fare lavori di cucito, di coiffeur e cucina. Il Centro, riconosciuto dalla Delegazione Provinciale, con il contributo dell'assistente sociale del Governo, ha fatto sì che circa trenta ragazze, dopo sette anni, alcune hanno scelto di realizzare attività di sostentamento e altre di continuare la scuola.

Dal 2004 Maria dà l'avvio ad un nuovo progetto, per dare la possibilità a molti bambini di andare a scuola senza essere obbligati a percorrere lunghi tragitti. Pensa alla costruzione di scuole materne ed elementari nei vari villaggi. Ne realizza cinque: Tyo Village, Kankop, Fawua Bandjum, Banegnam, Baleveng e contemporaneamente aiuta l'orfanotrofio di Rayon de Soleil, che ospita circa 50 orfani.

Oggi tutte queste scuole continuano la loro attività autonomamente. Nel 2005 al villaggio, nella casa di nonna Veronica, fanno ritorno la figlia ei 5 nipoti. Nella casa piove, Maria riceve aiuti e la casa viene ristrutturata, diventa grande e viene chiamata Casa Fiumicello come riconoscimento delle continue donazioni.

Dal 2005 al 2007 si occupa delle prigioni. Decidete subito che non può lasciare le persone in quelle condizioni, con la rogna, le pulci, la sporcizia, niente acqua, sapone, né cibo. Nel carcere di Bafoussam, che dovrebbe contenere 500 prigionieri, ne sono ammassati 1330. L'amore di Maria e la solidarietà di Rimini vi fanno arrivare l'acqua corrente. Viene poi effettuata la consegna di sapone per l'igiene personale, rasoi e razioni alimentari e tutte le sere viene fatta la visita ai vengono detenuti ammalati, a cui portate medicine.

Maria, per questo “miracolo italiano”, ha ricevuto ringraziamenti ed encomi da parte del Governo locale, che da cinque anni desiderava realizzare questo progetto, ma non ci è riuscito per mancanza di fondi. Tra i detenuti ce ne sono ben 81 che hanno dai 13 ai 20 anni. Maria decide di liberare i minori dal carcere, ma dove metterli? Volere è potere e Maria ci riesce. Il progetto è lungo e complesso, ma Maria non si incoraggia mai. Dice fra sé e sé: «Dobbiamo vivere la vita per la quale siamo nati: io sono missionaria, che vuole dire camminare con il povero, l'emarginato, il sofferente, il prigioniero, ascoltarlo, vivergli accanto».

Un gruppo di bambini sostenuto dall'Associazione Maria Negretto.

Un gruppo di bambini sostenuto dall'Associazione Maria Negretto.



Condividendo gli ideali di Maria abbiamo creato l'Associazione Maria Negretto del luogo, a scopo non lucrativo e con obiettivi indirizzati ad uno sviluppo integrale con finalità di tipo umanitario. Abbiamo ricevuto in dono, al villaggio di Soukpen, un terreno di 50 ettari, terreno fertile, lontano dai centri urbani, in una zona povera, senza scuola primaria, con tanti bambini e giovani analfabeti. Qui sono stati costruiti una scuola e la casa di accoglienza per i giovani ex detenuti minori, senza distinzione di religione, e tre pozzi artesiani per l'utilizzo di acqua corrente. È stato inoltre installato l'impianto fotovoltaico per il rifornimento di energia elettrica al Centro di accoglienza, alle strutture di allevamento, alle attività agricole, alla scuola e alle famiglie del villaggio. I ragazzi, circa 20 anni, sono stati accolti, fatti studiare, avviati al lavoro, seguiti con formazione umana e tecnica.

Ora lavorano come agricoltori, muratori, falegnami, alcuni hanno avviato cinque allevamenti per rendersi autonomi. Dopo aver raggiunto la maggiore età e dopo tre anni possono essere aiutati a diventare automi fuori della comunità. Molti rimangono, alcuni se ne vanno. Tutto questo continua fino alla fine del 2013: Maria non ha perso il collaboratore che seguiva i ragazzi e la sua salute non le permette di seguirli personalmente. Si rivolge, allora, alla Comunità Papa Giovanni XIII di Rimini, cede loro i fondi del progetto e dal 2014 la Casa di Accoglienza è gestita da loro.

Maria è figlia spirituale del Beato Don Giacomo Alberione. Nel 2019, per festeggiare il suo giubileo, riceve in dono una Cappella costruita vicino al Centro sanitario, ideata e progettata anche in memoria di don Santo Perin, suo zio, che tanto avrebbe desiderato partire missionario, ma che il Signore chiamò prima che potesse realizzare il suo sogno: morì nel 1945 per l'esplosione di una mina, quando ancora non aveva 30 anni.

Era desiderio di Maria morire in Africa e così è stato, così come era il suo desiderio essere sepolta nella terra diventata la sua casa. Così scrive nella sua ultima lettera per gli auguri di Pasqua: «Le opere del Signore non sono morte con la sua morte fisica e, come ha fatto nella vita terrena, continuerà a fare miracoli ogni giorno per noi, a condizione che ci rivolgiamo a Lui per tutti i nostri problemi di fede e speranza».

I progetti di Maria Negretto non sono finiti con la sua morte, ma continueranno nel tempo, perché, come ci insegna Gesù, «il seme che muore porta molto frutto». Oggi la scuola elementare e primaria parificata di Soukpen è gestita dalla Diocesi e ospita circa 90 bambini. Non tutti i genitori possono pagare gli insegnanti, che vengono stipendiati dalla Associazione Maria Negretto ODV di Rimini, nata nel 2006 grazie al sostegno di Volontarimini, oggi Volontaromagna, per sostenere le opere di Maria con l'aiuto generoso di amici, amiche, soci e società.

Maria, seme fecondo di Dio, continuerà a vivere nei nostri cuori, ad alimentarli con la sua fede, ad illuminarli con la luce dei suoi ideali, a spronarli con la forza dell'amore per l'altro, specie il più povero ed il più emarginato, perché nulla di quanto ha fatto perduto.

Chi vuole sostenere l'opera di Maria Negretto può fare dei versamenti all'Associazione Maria Negretto – ODV (Associazione iscritta al Registro Regionale delle Organizzazioni di Volontariato della Regione Emilia Romagna – Sede Legale: Via Resia n. 34 – 47921 Rimini – Tel. 0541 24061) con le seguenti modalità:

Banca Popolare di Vicenza – C.F.

Conto Corrente Postale n° 83479295





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