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I 90 anni di padre Cantalamessa, il frate che da (quasi) mezzo secolo fa la predica ai Papi



Da quarantaquattro anni fa la predica ai Papi, da Giovanni Paolo II a Benedetto XVI fino a Francesco. È pagadre Raniero Cantalamessa che il 22 luglio compie 90 anni, quasi la metà dei quali trascorsi come predicatore della Casa Pontificia – ufficio che per tradizione dal 1743 viene affidato a un frate minore cappuccino, come quello di teologo a un religioso domenicano – un ruolo nel quale è stato Wojtyla a chiamarlo nella Quaresima del 1980 prima della nomina ufficiale arrivata il 24 giugno dello stesso anno.

«Io credo che Giovanni Paolo II, molto giustamente, abbia voluto fare un “provino” prima di assegnarmi ufficialmente la “parte”», ha ricordato in un'intervista ad Avvenire, «ricordo che mi giunse una telefonata dell'allora ministro generale dei cappuccini Pasquale Rywalski. Diceva: “Il Santo Padre, Giovanni Paolo II, ti ha scelto come predicatore della Casa pontificia. Hai seri motivi per rinunciare?. Cercai dei seri motivi, ma non li trovai, a parte una certa comprensibile sorpresa e una forte trepidazione».

Un record che lui ha provato a spiegare con una battuta: «Sia Wojtyla, sia Ratzinger sia Bergoglio, tre Papi saggi, hanno intuito che quello era il posto in cui io padre Cantalamessa poteva fare meno danno alla Chiesae perciò mi hanno mantenuto in questo ufficio».

Il frate ha ricordato che «a precedermi in questo prestigioso ufficio per vent'anni fu il mio confratello frate Ilarino da Milano, al secolo Alfredo Marchesi nominato da Giovanni XXIII… Io sono al quarantaquattresimo anno di attività. Calcolando in media otto prediche l'anno, tra quelle di Avvento e quelle della Quaresima, risultano 352 prediche, corrispondenti a tantissime ore del tempo del Papa. Una bella responsabilità!».

Cantalamessa, d'origini marchigiane, è nato a Colli del Tronto, nell'Ascolano, il 22 luglio 1934. Nel 1946 è netrato nei Frati cappuccini, nel '58 è stato ordinato sacerdote. Ha due lauree, una in Teologia presa a Friburgo, e l'altra in Lettera classiche all'Università Cattolica di Milano.

Prima di farsi frate, si chiamava Vinicio: «Fui chiamato così in onore del protagonista del romanzo Quo Vadis?», ha raccontato. Papa Francesco lo ha creato cardinale il 28 novembre 2020dispensandolo dal ricevere la consacrazione episcopale: «Voglio morire con il mio abito francescano, cosa che difficilmente mi avrebbero permesso se fossi stato vescovo».

Dal 2009, pur mantenendo l'ufficio di predicatore della Casa pontificia, padre Cantalamessa ha deciso di vivere assieme ad alcune monache clarisse cappuccine nell'eremo dell'Amore Misericordioso a Cittaducale, nel Reatinoalle porte di Roma e ai piedi del monte Terminillo.

Nel 1969, con Giuseppe Lazzati, padre Cantalamessa è stato uno dei “padri fondatori” del Dipartimento di Scienze Religiose all'Università Cattolica di Milano e vanta anche il primato di essere il frate cappuccino più noto del piccolo schermo, essendo stato per 15 anni l'ospite fisso della trasmissione Rai La tua immagine”

Il ruolo del predicatore prevede le meditazioni per l'Avvento e la Quaresima al Papa e alla Curia romana e la riflessione il giorno del Venerdì Santo durante la celebrazione della Passione di Gesù. In un'intervista del 2020 ad Avvenire ha ricordato il suo rapporto con i Papi: «L'aver potuto conoscere da vicino Giovanni Paolo II, per 25 dei suoi 27 anni di pontificato, è stato un privilegio di cui faccio ancora fatica a rendermi conto», spiegava, «Per me papa Wojtyla è un uomo che ha vissuto tutta la vita al cospetto di Dio e al cospetto del mondo. Il ricordo più vivo che conservo di lui è quello dell'incontro che ebbi al termine dell'ultima predica quaresimale appena due settimane prima della sua morte. Aveva seguito la predica dal suo appartamento. Seduto nella sua poltrona, sofferente ma vigile, ci parliamo più con lo sguardo che con le parole. Fu il mio personale addio da lui».

Poi il rapporto con Benedetto XVI: «La mia conoscenza e frequentazione con il cardinale Ratzinger risale al momento in cui egli era presidente della Commissione teologica internazionale (Cti) e io uno dei trenta membri, dal 1975 al 1981. Di lui mi ha sempre colpito la capacità di moderazione nei dibattiti e la sua conoscenza perfetta del latino. Da cardinale non mancava mai alla mia predica. Gli otto anni da Pontefice di Benedetto XVI hanno significato per me la promozione della dimensione dottrinale e teologica e il dialogo con la cultura del momento».

Infine, Francesco: «La mia conoscenza di Bergoglio risale ai tempi in cui era cardinale e arcivescovo di Buenos Aires», ha raccontato, «lo ricordo come un uomo molto defilato. Ebbi occasione di predicare due ritiri al suo clero, l'ultimo dei quali pochi mesi prima della sua elezione a Pontefice. Quando, in televisione, sentii il nome che aveva scelto e lo vidi affacciarsi dalla loggia centrale della Basilica di San Pietro, salutare la gente con il “Buona sera!” e chiedere di essere benedetto dal popolo, disse a chi mi stava intorno: “Non sta inventando nulla per il beneficio delle telecamere. Questo è l'uomo. Bergoglio è così”».





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