Istruzione

Dispersione scolastica esplicita e implicita: è come una malattia. Lettera – Orizzonte Scuola Notizie


Inviata da Ivana Londero – Ogni giorno assistiamo a dibattiti su come cambiare la scuola, migliorarla, adeguarla ai tempi. Un segnale davvero incoraggiante è arrivato dalle recenti prove Invalsi che, però, purtroppo, è rimasto nell'ombra, tra le pieghe di dati complessi da leggere, soprattutto per chi non appartiene al mondo della scuola.

E' il risultato sulla dispersione implicita, che è passato dall'8,7% del 2023, al 6,6 % del 2024, e che indica, finalmente, un'inversione di tendenza. Ma cos'è la dispersione implicita e perché è così importante? Si riferisce a quella percentuale di ragazzi che, sì termina la scuola, ma non ha le competenze adeguate per affrontare un percorso universitario o lavorativo. In altre parole, sono quei giovani che hanno terminato gli studi, ma il futuro che li aspetta è tutt'altro che roseo. Le loro competenze – nei tre pilastri del sapere, che sono inglese, italiano e matematica – sono lontane dall'essere sufficienti e, dunque, sono giovani destinati a restare inoccupati.

Una società basata sulla conoscenza come la nostra, in rapida evoluzione, richiede persone in grado di pensare e risolvere problemi, in grado di sfruttare in tempo reale tutto quello che hanno appreso; persone che hanno idee nuove e originali, che sannono lavorare in squadra e, soprattutto, che sono disponibili a non smettere mai d'imparare, secondo l'ormai noto principio del lifelong learning.

Bisogna sapere che c'è una dispersione fatta di banchi vuoti, quella esplicita, e ce n'è un'altra che è invisibile e silenziosa, ed è quella implicita. In ambedue i casi i ragazzi rischiano di diventare NEET (acronimo inglese che significa Not Engaged in Education, Employment or Training), cioè persone che né studiano né lavorano e che rischiano d'intraprendere strade sbagliate di devianza. E' un vero malanno per i nostri giovani, ma è un malanno che non sorge da un giorno all'altro. E' come una malattia, i cui sintomi prodromici iniziano anni prima: demotivazione, ritardi alle lezioni, frequenza a singhiozzo, ripetinze o sospensioni del giudizio.

Sono ragazzi, talvolta bambini, che collezionano insuccessi piccoli e grandi, si sentono insoddisfatti, senza autostima, diversi, abbandonati. E' una frustrazione quotidiana, perché a nessuno piace essere sempre ultimo o penultimo. E' un sentirsi fuori posto, che può diventare vera e propria emarginazione, se magari anche si vive in famiglie povere, di cultura, religione, o lingua diversa. Ben venga, dunque, la recente misura adottata dal governo per l'integrazione scolastica degli alunni stranieri che darà un supporto linguistico ai ragazzi non italofoni. Sarà un ulteriore aiuto.

La rotta è cambiata e la strada intrapresa sembra proprio essere quella giusta. Dai dati restituiti dall'Invalsi le scorse settimane si legge che, oltre alla dispersione implicita, è migliorata anche quella esplicita, e sono migliorati i risultati della lingua inglese. Tutte buone notizie.



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