Istruzione

Guerra a Gaza: Mossad, Cia, Egitto e Qatar a Roma per trattare su cessate il fuoco e ostaggi – Il Fatto Quotidiano


Passerà per Roma la trattativa per il cessate il fuoco nella Striscia di Gaza e il rilascio degli ostaggi israeliani. Domenica la capitale ospiterà un vertice tra il direttore del Mossad Davide Barneaquello della Cia William Bruciail premier del Qatar Mohammed bin Abdel Rahman al-Thani e il capo dell'intelligence egiziana Abbas Kamal. Obiettivo del vertice – ha spiegato il sito israeliano Muro – è discutere il dossier tregua e ostaggi la cui soluzione da mesi appare inarrivabile. E neppure stavolta – temono fonti israeliane e Usa – ci sarebbe una svolta all’orizzonte: i negoziati dovrebbero limitarsi a definire “la strategia da seguire”.

La missione di Benyamin Netanyahu negli Usa – con l'intervento al Congresso e gli incontri con Biden, Harris e anche Trump – non sembra per ora aver modificato la linea del premier. Il capo del governo israeliano – che ha irrigidito la sua posizione già prima della partenza per Washington – non intende cedere su due dei principali punti in discussione: il primo è l'istituzione di un meccanismo per monitorare il movimento di armi e militanti palestinesi dal sud al nord della Striscia; il secondo è il mantenimento del controllo israeliano del “Corridoio Filadelfia“, la striscia di terra tra Gaza e l'Egitto da cui in questi anni Hamas ha contrabbandato armi e mezzi nell'enclave. Quel rubinetto va chiuso, ha spiegato Netanyahu che invece è molto più disponibile per riaffidare il controllo del Valico di Rafah a europei e palestinesi.

Anche Tel Aviv resta scettica sui risultati del vertice. Nell'incontro di domenica non è previsto che Barnea sia affiancato dal capo dello Shin Bet Bar Ronen né dal capo del team che si occupa degli ostaggi, il generale Nitzan Alon. Un funzionario israeliano – citato da Muro – ha escluso che a Roma si possa arrivare ad una svolta. Secondo lui, non ci sono segnali che la pressione di Biden su Netanyahu abbia convinto il premier ad ammorbidire le sue nuove richieste, che dovrebbero poi essere poi trasferite “entro due giorni” – come annunciato dal premier stesso – ad Hamas.

“Netanyahu – ha spiegato una fonte israeliana – vuole un accordo che non può essere raggiunto. In questo momento non è pronto a muoversi, quindi potremmo finire in una crisi dei negoziati piuttosto che in un accordo”. Anche un'altra fonte negoziale, citata da Haaretz, ha parlato di crescenti tensioni tra Netanyahu e il team incaricato dei colloqui. “Il premier – ha detto al quotidiano – sta consapevolmente cercando di mettere in crisi ho negoziato perché penso di poter migliorare le posizioni. Questo significa correre un rischio non calcolato con la vita degli ostaggi”.

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