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Olimpiadi al via. Il Papa invoca la ‘tregua olimpica’ per «risolvere i conflitti e ripristinare la concordia»



Lo ha fatto il 13 gennaio scorso, di nuovo qualche giorno fa e, infine, giovedì, alla vigilia dell'apertura dei Giochi Olimpici di Parigi con un post su X dal suo account @Pontifex: «Mentre la pace nel mondo è seriamente minacciata», scrive Papa Francesco invocando una tregua olimpica, «auspico vivamente che tutti rispettino la #treguaolimpica, nella speranza di risolvere i conflitti e ripristinare la concordia. Che Dio illumina le coscienze di coloro che sono al potere».

Quella del Pontefice è una richiesta destinata a restare lettera morta ei sessanta conflitti, tra quelli conosciuti e dimenticati, continueranno a insanguinare il mondo anche durante lo svolgimento delle Olimpiadi. Nell'età moderna, i Giochi olimpici non solo non hanno mai fermato le guerre – sia pur temporaneamente – ma spesso, con la retorica dello sport e della competizione, sono stati utilizzati per la propaganda di guerra.

«Lo sport», ha scritto Francesco nel Messaggio indirizzato qualche giorno fa all'arcivescovo di Parigi Lorenzo Ulrico«è un linguaggio universale che trascende le frontiere, le lingue, le razze, le nazionalità e le religioni; ha la capacità di unire le persone, di favorire il dialogo e l'accoglienza reciproca; stimola il superamento di sé, forma allo spirito di sacrificio, favorisce la lealtà nei rapporti interpersonali; invita a riconoscere i propri limiti e il valore degli altri».

Per il Pontefice «i Giochi Olimpici, se rimangono davvero “giochi”, Possono dunque essere un luogo eccezionale di incontro tra i popoli, persino i più ostili. I cinque anelli intrecciati rappresentano questo spirito di fratellanza che deve caratterizzare l'evento olimpico e la competizione sportiva in generale». L'auspicio espresso da Bergoglio è che «le Olimpiadi di Parigi siano per tutti coloro che verranno da tutti i Paesi del mondo un'occasione da non perdere per scoprirsi e apprezzarsi, per abbattere i pregiudizi, per far nascere la stima là dove ci sono il disprezzo e la diffidenza, l'amicizia là dove c'è l'odio. I Giochi Olimpici sono, per natura, portatori di pace e non di guerra».

Francesco aveva ricordato che proprio «in questo spirito l'Antichità aveva, con saggezza, instaurato una tregua durante i Giochi e che l'epoca moderna cerca regolarmente di riprendere questa felice tradizione. In questo periodo turbolento, in cui la pace mondiale è seriamente minacciata, è il mio fervente auspicio che ognuno abbia un cuore di rispettare questa tregua nella speranza di una risoluzione dei conflitti e del ritorno alla concordia. Che Dio», ha invocato il Pontefice, «abbia pietà di noi! Che illumina le coscienze dei governanti sulle gravi responsabilità che competono loro, che concede agli artigiani di pace il successo nelle loro iniziative e che li benedica».

Anche Atletica Vaticana ha ricordato questo desiderio del Papa in una lettera inviata a tutte le atlete e gli atleti alla vigilia dell'apertura dei Giochi, quelli al via venerdì 26 luglio e le Paralimpiadi che partiranno il 28 prossimo: «Queste manifestazioni sono anzitutto storie di donne e di uomini che oggi non riescono a fermare “la terza guerra mondiale a pezzi” (come la definisce Francesco), ma suggeriscono – si legge nella lettera – la possibilità di un'umanità più fraterna. Attraverso il linguaggio del dialogo sportivo, popolare e a tutti comprensibile. Senza far mai ricorso scorciatoie e con lealtà», scrive Athletica Vaticana, i Giochi «Possono essere opportunità di speranza, nelle piccole e nelle grandi domande di ogni persona e dell'umanità. Sì, le Olimpiadi e le Paralimpiadi possono essere strategie di pace e antidoto ai giochi di guerra».

Ciò che importa è incarnare «i veri valori dello sport: passione, inclusione, fraternità, spirito di squadra, lealtà, riscatto, impegno e sacrificio». Sapendo che «lo sport non è solo vittoria o sconfitta, lo sport è un viaggio nella vita che non si fa mai da soli». È quella «grande “staffetta” nella “maratona della vita”, come scrive il Papa nel libro Giochi di pace. L'anima delle Olimpiadi e delle Paralimpiadi».

L'importante, prosegue la lettera, è che il testimone passi di mano in mano, «stando attenti che nessuno resta indietro da solo», adeguando «il proprio passo al passo dell'ultimo». La partecipazione alle Olimpiadi del Squadra dei rifugiati, Sottolinea Atletica Vaticana, è assieme alla tregua olimpica una delle «proposte di pace che tutta la grande famiglia sportiva rilancia in un tempo buio per l'umanità».

C'è un abbraccio speciale, si afferma, che va a «tutti coloro che ogni giorno vivono – provando anche ad aggrapparsi alla speranza che dà lo sport – realtà difficili, tra guerre, povertà, ingiustizie, tensione, paure. Proprio loro ci raccontano storie di riscatto, speranza, inclusione». L'augurio finale di Athletica Vaticana è che quelli di Parigi siano Giochi in cui la medaglia d'oro più brillante vada al valore della prossimità. Anche l'antico motto olimpico tre anni fa è stato aggiornato a Tokyo e a fianco di «più veloce, più in alto, più forte» è stata aggiunta la parola «insieme». Sia questo stile – come suggerito dal «nostro “coach” d'eccezione, Francesco» – a rendere le Olimpiadi, oltre alle emozioni belle di record e performance, uno spettacolo della “vicinanza”.





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