Economia Finanza

“Nessun bisogno di scene irrispettose. Giusto condannare”. Intervista a monsignor Vincenzo Paglia




Lo spettacolo con Drag Queen in posa come Gesù nell'Ultima Cena ha scatenato le polemiche dei vescovi francesi in primis che hanno definito lo spettacolo messo in scena alla cerimonia di inaugurazione dei Giochi Olimpici una «derisione del cristianesimo». Il quotidiano dei vescovi italiani, Avvenire, scrive che «come un piatto di nuova cucina gli chef della serata hanno messo in pentola di tutto: pop, rock, lirica. E poi hanno shakerato gli ingredienti con un pizzico fin troppo abbondante di imprescindibile fluidismo». A colpire in negativo, è stata la parodia dell'Ultima Cena di Leonardo in cui il Cristo viene sostituito da una donna obesa, mentre figure queer e trans (anche un bambino) raffigurano i suoi apostoli.

Dura presa di posizione arriva anche da monsignor Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita, che al Giornale – commenta così lo spettacolo che si è tenuto a Parigi venerdì sera e appoggia totalmente l'episcopato transalpino: «Bravi e coraggiosi sono stati i vescovi francesi. E per parte mia non posso non approvare le loro parole dalla prima all'ultima».

Che cosa le è piaciuto delle parole dei vescovi transalpini al riguardo della cerimonia di inaugurazione di Parigi 2024?

«I vescovi mostrano anzitutto la loro partecipazione a un evento certamente straordinario, come sono le Olimpiadi. Anzi sottolineano la partecipazione della comunità cristiana anche con una celebrazione eucaristica di apertura con la partecipazione di personalità religiose, politiche e sportive. E sottolineano quanto sia importante oggi attraverso i valori sportivi e quelli olimpici che promuovono nel mondo intero la fraternità come non ricordare anche le altre due dimensioni: libertà e uguaglianza! nel rispetto di tutti»

E questi valori non sarebbero stati rispettati?

«Questo alto ideale è stato infangato da una blasfema derisione di uno dei momenti più santi del cristianesimo. E fanno notare, i vescovi francesi, che molti appartenenti alle altre religioni hanno inviato la loro solidarietà».

Era proprio necessario quello spazio alla teoria del genere nella cerimonia di inaugurazione dei Giochi a cinque cerchi?

«È più che ovvio che non ce n'era bisogno. Scrivono i vescovi: Noi pensiamo a tutti i cristiani di tutti i continenti che sono stati feriti dalla improntitudine e dalla provocazione di tali scene. I valori olimpici e sportivi non hanno bisogno di essere sostenuti da tali scene certamente non rispettose. L'olimpismo scrive i vescovi è un movimento al servizio di questa realtà di unità e di fraternità umana. E aggiungiamo: Ci auguriamo che (gli organizzatori) comprendano che la festa olimpica si svolge molto aldilà di prese di posizioni ideologiche di alcuni artisti».

La Francia è sempre stata con radici fortemente cristiane. Ora ha prevalso il laicismo?

«Non mi lascerei prendere da giudizi sommari. I francesi vescovi sono francesi anche loro. È vero che la laicità francese è diversa dalla laicità italiana».

Come spiegheresti questa differenza?

«In Francia laicità significa assenza della religione nella vita pubblica (e questo rende ancor più colpevole il quadro in oggetto), mentre in Italia ea mio avviso in maniera ben più saggia – la dimensione religiosa può entrare nel dibattito pubblico come le altre dimensioni culturali. Jürgen Habermas, ad esempio, un filosofo tedesco contemporaneo, sostiene l'importanza delle religioni nella società secolare».

In che modo si esprime questa centralità?

«A suo parere particolarmente in questo tempo di fronte all'aridità della politica un aiuto

può venire dalle religioni. E va comunque ricordato che per il Vangelo nessuno è condannato per la sua condizione. Quel che ci è chiesto a tutti nessuno escluso – è di affidarci a Gesù per vivere secondo la sua volontà».



Source link

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *