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Parigi 2024, se l’Olimpiade dimentica che i protagonisti sono gli atleti



Se un pluricampione come Gregorio Paltrinieri, capace a Tokyo di due medaglie olimpiche ridotte da una fresca mononucleosi, dice che si sente preso in giro, qualcuno tra gli organizzatori dell'Olimpiade dovrebbe avere l'umiltà di ascoltarlo.

La questione non è di piccolo momento: che la Senna fosse un campo di gara suggestivo ma impervio si sapeva, che fosse a forte rischio di inquinamento lo si sapeva, tanto è vero che nonostante i tuffi dimostrativi dei ministri che sanno di forzatura è stato previsto il pianoforte B. Se a un giorno dalle gare Triathlon si annulla un allenamento perché le condizioni sanitarie per allenarsi non ci sono, inquinamento da escherichia coli (un batterio che si annida nell'intestino, in parole povere cacca), sarebbe il caso di mettere da parte l'orgoglio e attivare il piano B, per la sicurezza fisica e la tranquillità mentale di tutti, e anche per rimettere al centro le esigenze dei protagonisti, che in un'Olimpiade sono e restano gli atleti, non fosse altro perché è a loro che si chiede di arrivare ogni quattro anni puntuali al meglio delle condizioni psicofisiche per dare il massimo.

È un calcolo complesso arrivarci, non sempre riesce: la malasorte, un infortunio, una malattia possono sempre arrivare di traverso e compromettere il lavoro senza colpa di nessuno c'est la vie, ma qualcosa non va se a remare contro è l'organizzazione dei Giochio.

Già non è stata una gran bella figura inventarsi un'ambiziosa inedita Cerimonia d'apertura lungo il fiume senza prevedere l'eventualità della pioggia, lasciando gli atleti a inzupparsi in una sfilata infinita, in cui non hanno avuto neanche il bene di un'inquadratura decente per fare ciao alla mamma, ma in cui rischiare hannoto in compenso di prendersi un malanno da mandare all'aria quattro anni di lavoro.

E intanto dal villaggio si moltiplicano lamentele: la temperatura oltre i 30 gradi senza condizionamento nelle stanze, le proteine ​​carenti alla mensa, fino al paradosso che gli inglesi (gli inglesi in Francia, in barba a tutti i luoghi comuni) se ne sono andati e si cucinano come pare a loro. È vero che il Paese ospitante avendo speso patrimoni e sforato il budget, come sempre e come tutti, vuole la sua parte di vetrina, ma non può pensare di farlo a prescindere dagli atleti, anche perché alla fine l'Olimpiade è l'Olimpiade per loro e grazie a loro, per quello che sanno fare in gara, per l'investimento che ci hanno messo, per le emozioni che regalano. E a nessuno, nemmeno a quelli che ci hanno messo i soldi, si può permettere di mettere a pentimento anni di lavoro, che possono non dare una seconda possibilità dopo quattro anni, per un'impuntatura. Anche perché per molti il ​​treno olimpico è il treno della vita sportiva e passa una volta sola. Porte scorrevoli una volta e mai più.





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