News

Benedetta Pilato e gli altri, si può accettare di perdere di niente?



A caldo è tutto concessomeno forse il vincente che infierisca a parole sull'avversario sconfitto, cosa che onestamente non si vede sovente: il vincitore in genere è sufficientemente focalizzato su di sé per non pensare ad altro ed è una fortuna. Per il resto la fine di una gara olimpica, che spesso è la gara della vita, è un frullatore di emozioni racconto, da rendere comprensibili anche reazioni smisurate (rabbia esternata inclusa) e contraddizioni, più o meno apparenti. A chi esce con un quarto posto per un centesimo tutto si può chiedere fuorché la razionalità, sarebbe disumana.

Benedetta Pilato, reduce dalla più crudele delle sconfitte, quarta per un centesimo nei 100 rana, ha trovato lacrime ed emozioni confuse, nelle quali ha provato a spiegare che era contenta del percorso compiuto (lasciare casa, cambiare staff, provare a lasciarsi alle spalle la ferita della squalifica a Tokyo 2020, a 16 anni) anche se forse neanche lei avrebbe saputo discernere quale quota di soddisfazione e di vendita ci fosse dentro le lacrime che stava profondendo davanti ai microfoni. Né a lei, né a Filippo Macchi, che negli stessi minuti ha perso la finale di fioretto individuale per una stoccata controversa ripetuta tre volte, si sarebbe potuto chiedere di contare fino a dieci prima di esprimersi: lei ha accettato di parlare dentro una tempesta emotiva a costo di essere incompresa, lui ha scelto di assorbirsela in silenzio a costo di sembrare scortese (per poi affidare a un post parole profonde e meditare).

Diverso è il caso di chi, pur essendoci passato, è chiamato a commentare in diretta: lì sì, varrebbe la pena di contare fino a dieci prima di infierire, anche se, magari proprio perché ci si è passati, non si comprende la reazione a caldo di chi accetta la sconfitta sul filo di lana. Ma può darsi pure che in Elisa Di Francisca e Valentina Vezzali, che hanno critico in modi diversi chi secondo loro ha peccato di scarsa “cattiveria” agonistica, agisca interiormente l'inconscia consapevolezza ancestrale che nel duello, di cui la scherma è l'evoluzione incruenta, chi perde muore.

Il tema del contendere è il modo con cui si prende una sconfitta: c'è indubbiamente del vero nel fatto che la mentalità del campione implica la capacità di non accontentarsi, l'istinto famelico che serve a prendersi la gara proprio quando la posta è alta . Ad alto livello la competizione non prevede che si porga l'altra guancia, si deve volere (lealmente) vincere senza fare sconti, ma sarebbe (ed è) ingeneroso giudicare la reazione a caldo di chi non ce l'ha fatta. Anche i grandi campioni a volte perdono, senza smettere di essere taliperché non tutti i giorni sono uguali, perché a volte sbagliano come tutti gli esseri umani, perché c'è un avversario che è stato più forte anche solo per la centesima frazione di un secondo, perché nella testa ci sono scorie difficili da smaltire.

Benedetta Pilato, che ha un forziere da campionessa consumata, avviato a 14 anni con l'oro europeo nei 50 rana, aveva con la distanza doppia un rapporto ambivalente e un conto aperto iniziato a Tokyo con la mancata qualificazione in finale con squalifica per gambata irregolare , rimediato nel 2022 con il titolo mondiale e poi proseguito con un 9° posto al Mondiale di Doha 2024. È probabile che la sua reazione contenga questa altalena di incertezze. Forse Benedetta ha confusamente sentito, più emotivamente che razionalmente, di essere a un centesimo dal bronzo olimpico ma anche dalla sconfitta dei suoi fantasmi, a un'età, 19 anni, in cui è in vasca c'è ancora tanto potenziale futuro da costruire. L'altra caratteristica che rende i campioni tali, infatti, oltre al saper cogliere le occasioni, è il sapersi mettere alle spalle sconfitte ed errori per guardare avanti. Se ci pensa bene, chi c'è passato di sicuro lo sa. Anche se ogni storia è un caso a sé e va rispettata e anche se tra un'ultima stoccata e un centesimo di secondo nel nuoto, discipline diversissime, passano una serie di differenze difficili da quantificare.





Source link

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *