Economia Finanza

Venezuela, proteste in tutto il paese contro la rielezione di Maduro. Un morto a Maracay


Scontri a Caracas, in Venezuela, dopo le elezioni presidenziali. Si registrano i primi arresti da parte della polizia di manifestanti scesi in strada per protestare contro la proclamazione della vittoria di Nicolas Maduro. Il regime ha espulso gli ambasciatori di Argentina, Cile, Costa Rica, Perù, Panama, Repubblica Dominicana e Uruguay, accusando queste nazioni di “interferenza”.

L'opposizione contesta il risultato: la leader anti-chavista Maria Corina Machado e l'ex ambasciatore Edmundo Gonzalez Urrutia affermano di “avere le prove per dimostrare la verità” e di aver vinto “con oltre il 73% dei voti”.

Un morto nelle proteste di piazza

Media locali e social denunciano quella che sarebbe la prima vittima in Venezuela delle proteste contro la proclamazione della vittoria di Nicolas Maduro alle elezioni presidenziali tenute domenica. Il manifestante sarebbe un giovane che partecipava alle proteste scoppiate nella città di Maracay, stato di Aragua, a 120 chilometri dalla capitale Caracas.

Diversi video mostrano il giovane ferito e portato in braccio dai manifestanti e poi preso in consegna dalla polizia per essere trasportato in ospedale. In tutto il Venezuela si stanno moltiplicando nelle ultime ore le proteste per la proclamazione della vittoria di Nicolas Maduro. Colonne di manifestanti sono state riprese a Los Teques e Charallave, nello stato di Miranda, a Maracay, nello stato di Aragua, a Coro, nello stato di Falcon, dove è stata abbattuta una statua di Hugo Chavez. A Caracas manifestanti, anche motorizzati, si sono diretti verso il centro occupando l'Avenida Bolivar, provenienti dai quartieri più poveri della capitale e principalmente da quello di Petare, nella periferia est.

Milizie chaviste davanti al palazzo della presidenza

Le milizie chaviste si sono concentrate intorno al palazzo presidenziale Miraflores, a Caracas, pronte a “difendere il presidente Nicolas Maduro”, secondo quanto riporta la tv pubblica Venezolana de Television, mentre nella capitale e nel resto del Paese proseguono le manifestazioni di protesta. “Se vogliamo generare violenza, ci arriveremo qui. Siamo pronti a difendere il palazzo, la Costituzione e la vittoria del presidente”, ha dichiarato il vicepresidente del Partito Socialista Unito del Venezuela (Psuv), Diosdado Cabello, considerato uno degli uomini forti dell'establishment.



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