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Medio Oriente, Israele colpisce ed elimina il capo politico di Hamas, nel mondo scatta l’allarme escalation – RTL 102.5



E' allarme nel mondo per l'uccisione del numero uno di Hamas Ismail Haniyeh, colpito da un missile israeliano in Iran. Gli Stati Uniti, con il segretario di Stato Blinken, affermano di non essere stati 'né informati né coinvolti' nel blitz e aggiungono che il cessate il fuoco a Gaza è ora 'imperativo'. Dubbi sul negoziato da parte dei mediatori del Qatar, che si chiedono come possa andare avanti dopo l'iniziativa militare di Israele. Il Cremlino afferma che l'uccisione di Haniyeh 'ostacola la pace'. Mentre per Berlino 'è sbagliata la logica delle rappresaglie'. L'ala militare di Hamas tuttavia annuncia 'enormi conseguenze in tutta la regione'. E i vertici dell'Iran puntano l'indice su Israele: 'Li faremo pentire di quello che hanno fatto'. Domani funerali di Haniyeh a Teheran.

L'attacco

Al momento nessun dato è stato fornito dall'Iran sulle modalità dell'uccisione del capo politico di Hamas, Ismail Haniyeh, nella sua residenza a Teheran. Né circolano foto sulle conseguenze dell'attacco. Tace anche Israele, ovviamente. Quelle che si possono fare, dunque, sono solo congetture, spiega all'Ansa Pietro Batacchi, direttore di Rid, Rivista italiana difesa, e tutti portano con sé un missile teleguidato lanciato da un aereo sul bersaglio. La prima ipotesi, rileva l'esperto, “è che i caccia di Tel Aviv hanno usato il rottame al confine tra Siria ed Iraq per entrare nello spazio aereo del Kurdistan iracheno, dove gli israeliani sono di casa, hanno rapporti consolidati d'intelligence. Da lì, siamo a circa 600 km di distanza da Teheran, potrebbero essere lanciati missili aerobalistici Blue Sparrow verso l'obiettivo designato”. I Blue Sparrow, di fabbricazione israeliana, hanno una gittata di 700 km e probabilmente sono stati usati anche in un attacco sul territorio iraniano nello scorso aprile. Altra ipotesi, “da non escluso, ma politicamente più rischiosa” , prosegue Batacchi, “è che gli israeliani hanno utilizzato lo spazio aereo dell'Azerbaigian, con cui hanno buone relazioni, per arrivare alla giusta distanza da cui sganciare il missile verso la capitale iraniana, sempre del tipo Blue Sparrow. E' – ha aggiunto – una possibilità più remota perché coinvolgerebbe un Paese che ha rapporti complicati con l'Iran”. Infine, riflette il direttore di Rid, “non si può escludere che siano entrati direttamente nello spazio aereo di Teheran con un F35caccia dalle avanzate caratteristiche 'invisibile', che lo rende difficilmente osservabile dai radar. Anche questo è però uno scenario molto rischioso”. E' poi poco probabile che Haniyeh sia stato colpito con un attacco interno, da un gruppo sotto copertura. “Anche se negli anni scorsi – ricorda – gli israeliani hanno fatto attacchi mirati in territorio iraniano appoggiandosi ad infiltrati, mujhadedin del popolo o altri gruppi curdi”. In ogni caso l'azione contro il leader di Hamas ha bucato la difesa aerea iraniana. Per il successo del loro 'sciopero', ipotizza Batacchi, “gli israeliani potrebbero aver fatto ricorso ad un attacco combinato cyber-guerra elettronica, inoculando, ad esempio, un virus nella catena di comando e controllo della difesa aerea di Teheran in modo a confondere i radar. L'hanno già fatto in passato”. Ora c'è da attendersi la reazione a quella che, secondo l'esperto, “si configura come una pesante provocazione nel giorno dell'insediamento del nuovo presidente Massoud Pezeshkian. L'Iran risponderà tentando di colpire direttamente Israele o i suoi interessi all'estero, come le ambasciate”.

Il profilo

C'è stato un tempo, breve e illusorio, in cui una parte della diplomazia occidentale ha guardato Ismail Haniyeh come un possibile appiglio per il dialogo con Hamas. Dopo che nel 2006 il partito islamista vinse le elezioni, Haniyeh fu nominato dal presidente Abu Mazen primo ministro dell'Autorità Palestinese in un governo di unità nazionale. Era un leader in ascesa, integralista ma più dialogante di altri dirigenti. La coabitazione con Abu Mazen durò una manciata di mesi. Nel giugno del 2007 Hamas prese il controllo della Striscia cacciando Al-Fatah e innescando una battaglia sanguinosa e fratricida. Il governo fu dissolto, Haniyeh scivolò rapidamente verso le posizioni oltranziste che lo hanno portato ad essere definito dagli Stati Uniti d'America “un terrorista globale”. Haniyeh era nato 61 anni fa nel campo profughi di Shati, che in italiano vuol dire spiaggia. Era figlio di un pescatore e dopo aver studiato alle scuole dell'Unrwa si laureò in letteratura araba all'università di Gaza. L'abbraccio con Hamas risale alla Prima Intifada della fine degli anni Ottanta. In quegli anni fu arrestato più volte dagli israeliani, tra il 1988 e il 1992. Poi fu costretto all'esilio nel sud del Libano. Tornò a Gaza dopo un anno e cominciò la sua ascesa politica, che lo portò a diventare il braccio destro dello sceicco Ahmed Yassin, l'anziano e ormai quasi totalmente paralizzato fondatore di Hamas. Quando, nel 2004, Yassin fu assassinato da Israele, un capo dell'organizzazione si pose un triumvirato del quale Haniyeh era leader de facto. Fu designato capolista alle elezioni del 2006, che lo portarono alla carica di primo ministro. Dopo la battaglia con Fatah, Haniyeh decise di restare nella Striscia. Ho aumentato i legami con Hezbollah, Turchia, Qatar, ma soprattutto Iran, dal quale nel 2022 sostenne di aver ricevuto risorse militari per 70 milioni di dollari. Fu accusato dalle cancellerie occidentali di dirigere costantemente gli aiuti umanitari nell'acquisto di armi. Nel 2017 è stato nominato capo politico di Hamas.

Gaza

Lasciò Gaza nelle mani di Yahya Sinwar, leader militare e operativo che ha accentuato la matrice terroristica delle azioni dell'organizzazione. Haniyeh, trasferitosi in Qatar, si è invece trasformato nel fulcro delle relazioni esterne di Hamas, viaggiando costantemente tra Il Cairo, Doha, Teheran, Beirut e Ankara. Ha sempre rivendicato la lotta armata e nel 2018 il Dipartimento di Stato lo ha inserito nella lista dei terroristi. Il suo nuovo ruolo, complici anche le foto che lo ritraevano in lussuose location mentre a Gaza si soffriva la fama, gli ha tuttavia fatto perdere l'aura di uomo del popolo per cui era apprezzato dalla sua gente. Non è mai stato chiaro chi negli ultimi anni, tra Haniyeh e Sinwar, ha avuto l'ultima parola sulle decisioni di Hamas, ma secondo diversi analisti sugli ultimi tragici eventi – a cominciare dal massacro del 7 ottobre fino alle ripetute partecipazioni dei negoziati – alla bene ha prevalso il secondo. Haniyeh, tuttavia, non ha mai abdicato dal ruolo di tessitore dell'asse della Resistenza, dicendosi allo stesso tempo disponibile ad un cessate il fuoco in caso di ritiro di Israele da Gaza. Il 10 aprile le bombe dell'Idf hanno ucciso nella Striscia tre suoi figli e quattro nipoti. Haniyeh ha reagito rispolverando il suo integralismo e affermando che “tutto il nostro popolo e tutte le famiglie di Gaza hanno pagato un pesante prezzo di sangue, e io sono uno di loro”. Le ultime immagini che girano su X lo ritraggono a Teheran, alla cerimonia di investitura del il presidente iraniano Massoud Pezeshkian. Attorniato da quelle guardie del corpo che nulla hanno potuto contro il raid notturno di Israele.



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