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Musica, amori e passioni nei luoghi di Puccini


«Paesaggio di sogno per gli amanti e gli artisti, dove tutto appare morbido e tenue allo sguardo, dove quando le luci si combinano in certi modi e le colorazioni assumono alcuni aspetti, sembra di vivere in Oriente»: così Ferruccio Pagani, pittore allievo di Fattori, descriveva l'atmosfera di Torre del Lago negli anni in cui l'Ottocento scivolava nel Novecento. Fra quella manciata di case affacciate sul placido lago di Massaciuccioli, un pomeriggio del giugno 1891 arrivò in treno la peculiare (per l'epoca) famiglia di Giacomo Puccini: con lui c'era la compagna Elvira Bonturi, già coniugata Gemignani, che sposerà quando diventerà vedova nel 1904, la di lei figlia Fosca, 11 anni, e il loro figlio Antonio, di cinque. Vivranno all'inizio in affitto, ma dopo l'enorme successo di Manon Lescaut e della BohèmePuccini comprerà una vecchia torre di guardia dal marchese Ginori-Lisci (che a sua volta abitava una magnifica villa a poca distanza, quasi sospesa fra terra e acqua) e la trasformerà in una sontuosa villa, concedendo finalmente alla sua passione per la natura ei i suoi silenzi di dar forma al suo rifugio ideale.

Giacomo Puccini

Uno scrigno ricco di storia

A cento anni dalla morte del compositore, scomparso il 29 novembre del 1924, oggi la villa di Torre del Lago-Puccini è lo scrigno che meglio custodisce e racconta la sua vita e la sua arte, grazie prima all'intuizione del figlio Antonio, che subito dopo la morte del padre la trasformò in un museo, poi alla devozione della nipote Simonetta, che ne ha curato il restauro anche degli arredi originali. È il luogo dove Puccini riposa e attorno al quale ogni estate dal 1930 (e per il 2024 in versione speciale con serate fino al 7 settembre) , il Festival Puccini fa aleggiare la musica del compositore sulle acque quasi immobili del lago. «Torre del Lago – gaudio supremo, paradiso, eden, empireo, turris eburnea, vas spirituale, reggia», secondo le stesse parole di Puccini, grande cacciatore, che per celebrare la fine della stesura della Bohème nel dicembre 1895 si procurò 106 fagiani per offrirli ai suoi ospiti in una memorabile festa in cui si travestì da imperatore romano.

La Torre della Tagliata ad Ansedonia, uno dei tanti edifici comprati da Puccini

Arte e natura a Torre del Lago

Oggi anatre e sterne sono protagoniste di pacifico birdwatching, poiché il lago fa parte di un'area protetta gestita dalla Lipu, e gli appassionati di ornitologia e musica possono soggiornare nella foresteria adiacente a Villa Puccini, dove le stanze hanno il nome delle sue opere. Mel 1921 Puccini dovette lasciare l'amata villa – dove scrisse anche Tosca, Madama Butterfly, La Fanciulla del West, La Rondine e lui Trittico –, a causa dei miasmi emessi dalla torbiera locale, che intensificò la sua attività per soddisfare il fabbisogno energetico della giovane Italia; ma Torre del Lago resta l'onfalo di tutti i luoghi da lui più amati, racchiusi in un cerchio ideale che dall'Abetone tocca la Versilia e che inizia nella sua Lucca. Nella città Puccini nacque nel 1858, erede di una famiglia di musicisti originaria della piccola e vicina Celle, organisti per i pellegrini adoranti il ​​Volto Santo nella cattedrale di San Martino. Lasciò la sua casa di via di Poggio, oggi museo, grazie al sostegno economico che la madre chiese alla regina Margherita, per raggiungere Milano e studiare al conservatorio.

Villa Puccini a Chiatri

I luoghi del grande compositore

La città imponente agli esploratori dei luoghi pucciniani una necessaria deviazione dalla Toscana, ma c'è davvero molto del giovane Puccini sotto le volte della Galleria Vittorio Emanuele II, dove amava passeggiare insieme al suo mecenate Giulio Ricordi, meditò sulle sue prime opere, Le Villi e l'Edgar, e acquistò con i primi guadagni un diamante sintetico (sì, esistevano anche allora) nella gioielleria più ambita del tempo, Romolo Rituali. Puccini, però, non amò mai le metropoli: per vivere e comporre prediligeva l'isolamento della sua villa di Chiatri (oggi Chiatri Puccini), che non aveva neppure una vera strada per essere raggiunta, motivo che portò Elvira ei figli a inventare storie di fantastici per poterla lasciare. Lavorò anche nella villa del marchese Mansi a Monsagrati, tra Lucca e Camaiore, e in quella sviluppata sull'Abetone-Boscolungo, il villino “dello scoglietto”, dove si rifugerà quasi ogni anno nel periodo più caldo dell'estate. Non a torto a Puccini venne attribuita la “mania del calcinaccio”, che lo avrebbe portato ad acquistare nel 1919 anche una torre cinquecentesca ad Ansedonia, in Maremma.

Puccini adorava d'altro canto la vivacità di Bagni di Lucca (all'hotel Continentale scrisse il secondo atto della Fanciulla del West) e la mondanità di Montecatini, dove con Leoncavallo e Mascagni passava i pomeriggi alle terme Torretta (oggi oggetto di un necessario piano di rilancio, finora senza rilevanti e positivi esiti) e finirà per acquistare una villa a Viareggio, dimora degli ultimi anni della sua vita, dove scriverà l'incompiuta Turandotcon il cuore rivolto sempre alla sua Torre del Lago.



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