News

‘Ricuciamo’: madri vittime di violenza rinascono grazie alla sartoria di suor Mirella



Nessuna vita è da buttare. E il progetto “Ricuciamo”, di valore (e di amore), con cui madri vittime di violenza diventano sarte à la page, va in questa direzione. Tutto nasce dalla sensibilità della piccola grande donna “luminosa” che intervistiamo, suor Mirella Ricci, di Santarcangelo di Romagna, legale rappresentante dell'Istituto Maestre Pie dell'Addolorata, congregazione religiosa femminile fondata nel 1839 dalla Beata Elisabetta Renzi a Coriano (Rimini) e oggi presente con una quarantena di comunità di accoglienza (e duecento suore) in sei Paesi del mondo.

Suor Mirella, con il laboratorio sartoriale “Fantasia di Perle”, da lei ideato, cerca di ricucire vite estremamente disordinate e disorientate, quelle al limite di madri italiane e straniere che hanno subito maltrattamenti, ospitate nelle comunità “Suor Caterina Giovannini” di San Martino e Amiris di Roncofreddo (gestite dall'istituto Maestre Pie dell'Addolorata), che qui arrivano su segnalazione dei servizi sociali («Non si entra da noi in forma privata, perché non siamo un centro anti-violenza»). L'obiettivo è rafforzare il self-empowerment di queste giovani donne con figli, offrendo loro un'autentica opportunità per rigenerarsi. «Cerchiamo, in questo caso attraverso l'arte del cucire, di fornire loro delle competenze utili per reinserirle nel tessuto sociale con un lavoro autonomo e indipendente. Sono donne fragili, vittime di sfruttamento e abusi di ogni genere, che noi riconsideriamo nel loro potenziale ancora da esprimere», spiega.

Sono le dieci e mezza di sera quando le telefoniamo e suor Mirella ci dimostra che quando si vuole, il tempo non solo si trova, ma si inventa. «In effetti sono un po' stanca e accaldata», esordisce dalla comunità Merlara, a Savignano sul Rubicone (Forlì Cesena), che si occupa del recupero e della protezione di ragazzi bisognosi. «Abbiamo appena finito di preparare pizze per circa quattrocento persone qui nel parco della comunità (per minori, ndr). Sono ormai dieci anni che facciamo pizzeria all'aperto». “Abbiamo” sta per i suoi ragazzi, che suor Mirella prova a immettere nel mondo del lavoro come pizzaioli. Il ricavato delle pizze è destinato al loro mantenimento, ma questa è un'altra (bella) storia. Suor Mirella ci racconta che il giorno dopo sarà impegnata con una commissione «per l'apertura di una nuova comunità per donne vittime della violenza».

Il laboratorio “Fantasie di Perle”, operativo nella sede gestita dalle Maestre Pie dell'Addolorata a Rimini, nasce nel periodo del Covid con sette madri, con il patrocinio della Provincia di Rimini e del gruppo moda Aeffe di Alberta Ferretti, con la supervisione artistica dello stilista (anche lui romagnolo) Mirco Giovannini e con il supporto della modellista Maria Goretta Clementi. Oggi, nella comunità, si continua a “ricucire” vite alla deriva. «Siamo partiti con la realizzazione di felpe coloratissime per chi aveva il piacere di comprarle. Il progetto si è poi arricchito della mostra creativa “Strappi & Drappi”, della fotografa e designer romagnola Claudia Farnedi, che in dodici pannelli racconta la vita di queste donne dallo strappo della violenza ai drappi della vita che rifiorisce, un modo per far riflettere il visitatore sulla violenza e sui femminicidi, ma anche sulla gioia della rinascita. Abbiamo poi realizzato felpe come divisa delle nostre scuole a Rimini: dall'infanzia alla primaria, fino alla secondaria di primo e secondo grado», spiega. «Sono donne che a un certo punto non sono più state in grado di accudire da sole i propri figli. Hanno bisogno, oltre che di una valanga di affetto, di vedere riconosciute le proprie capacità per rafforzare l'autostima. Solo così potranno tagliare il cordone ombelicale con un passato di degrado».

E quando sua Mirella chiama, gli amici rispondono. «Come mi ha chiesto aiuto, mi sono fatto trovare, senza pensarci su. Nello specifico si trattava di realizzare un progetto moda. Il gruppo Aeffe ci ha fornito delle felpe di cotone. Io ho dato alle mamme una linea da seguire per realizzare un daywear chic da vendere: felpe in tie&dye con il logo, con gli strass. Insegnando loro l'importanza della qualità delle materie prime e della cura del dettaglio, che fa sempre la differenza. Ci ha dato una mano anche la mia amica Francesca Enegi con la creazione e applicazione di motivi realizzati con accessori termoadesivi», racconta Mirco Giovannini. «Queste donne avevano bisogno di trovare una loro identità. Sono situazioni in cui perdono tutto: dalla dignità al lavoro. In comunità sono seguite e protette. Possono essere cattoliche, musulmane, ortodosse, poco importa: si guarda il bisogno, l'essere umano. Nella parola “ricuci-amo”, “amo” sta per “amare”, per tornare ad amarsi. Il cambiamento è possibile. Basta crederci». E incontro sul proprio cammino suo Mirella.





Source link

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *