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«I genitori difendono i giovani vandali. Dov’è finita la coscienza?»



Nel nostro paese un gruppo di giovanissimi ha devastato un luogo pubblico, durante una notte estiva. I danni prodotti sono pari ad alcune centinaia di euro. Le telecamere hanno ripreso tutto e reso innegabile il loro operato. Le loro famiglie si sono comportate in modi molto diversi. Alcuni hanno considerato grave l'agire dei figli e stanno collaborando per riparare il danno prodotto. Altre invece si sono schierate a favore dei figli considerati “trascinati” da altri, negli eventi in questione, e in quanto tali, inconsapevoli e non colpevoli.

Più in generale l'intera nostra città è rimasta colpita nel constatare che il giorno dopo essere finito su tutti i giornali, questi stessi ragazzi erano già liberi di andare in giro indisturbati, dimostrando una totale assenza di presa di coscienza e responsabilità rispetto alla gravità dei danni commessi. Mi chiedo se il senso morale delle giovani generazioni sia così affievolito da far presumere che la parola “coscienza” risulti oggi pressoché evaporata. Dove andremo a finire?

LAVINIA

Risposta di Alberto Pellai

– Cara Lavinia, proprio di recente ho letto un libro molto bello di Mauro Grimoldi, intitolato Dieci lezioni sul male. I crimini degli adolescenti (Cortina ed.). L'autore, psicoterapeuta, analizza dieci casi in cui i minori sono stati protagonisti di fatti di cronaca nera e descrive le dinamiche esterne ed interne che hanno portato dei soggetti giovanissimi a macchiarsi di reati di notevole rilevanza sul piano giuridico e penale. Stupisce come, anche nella sua analisi, si narri di minori in cui il senso morale e la responsabilità di ciò che sembrano essere completamente evaporati.

Oggi c'è una focalizzazione molto spinta sul raggiungimento della autorealizzazione, ma questa enorme centratura sul valore dell'Io, sull'affermazione di sé totalmente slegata dal contesto di vita e dall'attenzione ai bisogni degli altri rischiando di trasformarsi in totale deresponsabilizzazione. Colpisce leggere di minori che, il giorno dopo aver compiuto atti molto gravi anche sul piano penale, si ripresentano al mondo come se niente fosse. Mi sembra, questa, la fotografia di uno spaccato di generazione che cresce e vive in un vuoto interiore, che ha visto scomparire le categorie del bene e del male, che – quando non esistono – lasciano il soggetto totalmente in balia dei propri impulsi e della tendenza ad agire senza alcun pensiero critico né percezione delle conseguenze che derivano dalle proprie azioni.





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