Economia Finanza

Cattolici al bivio tra Donald e Kamala, tra aborto e immigrati


Negli Stati Uniti è il primo emendamento che separa Stato e religione, anche se “in God we trust”. Tuttavia lo scarto decisivo nel voto di novembre si giocherà su due temi – aborto e immigrazione – che con la religione e l'attività sul campo delle chiese (quella cattolica in particolare) hanno molto a che fare. Donald Trump attacca a testa bassa, dice addirittura che “tra quattro anni non dovrete più votare”, frulla tutto dentro il contenitore del “Make America Great Again”, allinea i valori cristiani e quelli dell'occidente, cosa ormai lontana da ogni realtà. Su questo per ora spiazza Kamala Harris e il suo mondo, e anche un certo elettorato democratico più tradizionale che apprezzava molto che Joe Biden andava a messa. Si vedrà. Ma intanto alcuni contorni verso il mondo cattolico sono abbastanza nitidi.

Infatti subito dopo l'attentato a Trump in Pennsylvania i vescovi americani hanno manifestato la loro calorosa vicinanza al candidato: “Assieme ai miei fratelli vescovi, condanniamo la violenza politica e offriamo le nostre preghiere per il presidente Trump e per coloro che sono stati uccisi o feriti”, ha scritto il presidente della Cei americana (Usccb è la sua sigla), l'arcivescovo Timothy P. Broglio. “Preghiamo anche per il nostro Paese e per la fine della violenza politica, che non è mai una soluzione ai disaccordi politici”. Bene, e infatti anche dalla Santa Sede lo stesso giorno, era domenica, è filtrato un commento della Sala Stampa, dove si condannano gli atti di violenza che feriscono “le persona e la democrazia”. Poi passano i giorni, le cose in casa democratica precipitano e Joe Biden comunica che si ritira dalla rielezione. Dai vescovi Usa il silenzio più totale. Il presidente cattolico dice che molla, per motivi umani evidenti, ma i presuli vedono bene neanche di spendere una parola. E' la rappresentazione plastica, una delle tante, dell'ostilità delle gerarchie americane verso i democratici e in particolare verso questa generazione di leader – dai Clinton a Obama fino a Biden – sui temi cosiddetti eticamente sensibili, in particolare l'aborto.

“Pro-life” o “Pro-chioce” sull'interruzione di gravidanza e le sue varie derivazioni in campo di assistenza sanitaria, questa la divaricazione che spacca trasversalmente i circa 70 milioni di cattolici d'oltreoceano (la maggioranza relativa come singola chiesa) , tema su cui pesa l'abrogazione nel 2022 del diritto all'aborto come diritto costituzionale negli USA, decisa dalla Corte Suprema federale e pubblicata il 24 giugno 2022 (la sentenza “Dobbs”), è stata festeggiata dai cattolici pro life, una vittoria cattolica. A questo come detto si sommano altre domande chiave come l'immigrazione, la pena di morte e l'eutanasia, e molto più sullo sfondo il controllo delle armi (il Papa parla contro gli armamenti in genere si continuo). Ma mentre sui migranti i vescovi sono abbastanza allineati, sui valori cosiddetti “non negoziabili”, vita e famiglia, le posizioni si irrigidiscono, e si va spesso allo scontro con il potere politico perlopiù democratico, come accaduto con Barack Obama per i passaggi sulla sua riforma sanitaria. Chi voteranno i cattolici Usa: per Kamala o per Donald (che di famiglie ne ha avute svariate, per non parlare del resto)? Nel 2020 verso Biden andarono molti dei voti dei cattolici afroamericani e latinos, mentre i cattolici praticanti bianchi (la maggioranza) furono per Trump. Broglio, presidente dei vescovi Usa, è un ultraconservatore, come lo erano i suoi predecessori Josè Horacio Gomez, arcivescovo di Los Angeles, membro Opus Dei (mai elevato a rango di cardinale), e Daniel Di Nardo, cardinale di Houston. Ma a loro se ne aggiungono molti altri, e basti pensare al recente caso della rimozione decisa dal Papa del vescovo di Austin, Joseph Strickland, fortemente critico su tutto ciò che fa Francesco, attivissimo sui social, sostenitore aperto di Trump (aveva partecipato a una manifestazione per il tycoon con la tesi propagandista dell'elezione truccata di Biden), negazionista sui vaccini, insomma tutto il repertorio del complottismo ottuso, e su questo anche sostenitore aperto dell'arcivescovo Carlo Maria Viganò, che aveva chiesto le dimissioni di Francesco. Già, Viganò, ex nunzio negli Usa, da poco scomunicato, e punto di riferimento per la gran parte della maggioranza dell'episcopato nella sua opera di attacco al papato, tanto che quando nel 2018 avviò l'offensiva verso Bergoglio con l'attacco strumentale sul tema della pedofilia – si ricordi il caso del cardinale Theodore Mc Carrick, anche lui guarda caso americano, pedofilo vero, ora ridotto allo stato laicale – nessuno o quasi prese le distanze da questa specie di patetico tentato colpo di stato.

Quando Biden fu eletto in realtà da parte dei vescovi Usa qualche apertura arrivò per il secondo presidente cattolico dopo John Kennedy, e anche per la prima vice presidente donna, Kamala Harris appunto. Ma la soddisfazione è arrivata soprattutto dalla Santa Sede per la sconfitta di Trump, criticato da Bergoglio sin dai tempi della campagna elettorale 2016 – per i motivi legati soprattutto ai migranti dal Messico – che lo aveva visto vittorioso su Hillary Clinton. Il punto di maggiore scontro ci fu nel 2020 quando il Segretario di Stato trumpiano, Mike Pompeo, era in vista a Roma e cercò senza successo di essere ricevuto dal Papa: era in Italia soprattutto per far pressione sulla Santa Sede affinchè non fosse rinnovato l' accordo con la Cina sulla nomina dei vescovi (intesa biennale rinnovata altre due volte ea breve lo sarà di nuovo). Anche questo dossier è oggetto di attacchi da parte dell'ala conservatrice, che trova saldature in ambienti americani. Eppure la chiesa in Usa ne ha passate di ogni, specie per gli scandali relativi alla pedofilia: alcune diocesi sono state bombardate di causa – su tutte Boston e Los Angeles, con risarcimenti da capogiro – ma anche molte altre, un fenomeno va detto esteso in tutto il mondo (si pensi a Germania, Francia e Irlanda, ma anche Australia e Malta, e l'elenco potrebbe continuare) che gli ambienti conservatori tendono sempre a ridimensionare come “attacchi” da ambienti esterni secolarizzati, massonici, Soros e roba simile. Per molti osservatori la questione principale è l'elezione di Bergoglio, inizialmente appoggiata dai cardinali americani, che si sono subito pentiti. Fu chiaro ed evidente quando il Papa scrisse l'enciclica ecologica Laudato Si' nel 2015, documento molto avanzato e per questo fortemente criticato dalle centrali finanziarie americane e dagli ambienti repubblicani, in testa allora il senatore cattolico Marco Rubio ma anche il governatore Jeb Bush. Passato Obama – che aveva accolto il Papa nella sua visita negli Usa, dove aveva bacchettato i vescovi per il loro atteggiamento “law ad order”, critica ripetuta anche più di recente quando li aveva esortati a non essere una casta – gli attacchi sono ripetuti verso Biden, notoriamente pro-choice, ed era emersa anche la proposta di vietargli la comunione, circostanza del tutto esclusa dallo stesso Papa nel 2021 durante l'udienza del presidente in Vaticano.

Kamala Harris non è cattolica, ma è notoriamente a favore della libertà di interruzione della gravidanza, e quindi questi temi sono destinati a riproporsi, anche se forse il fatto che è una donna la prospettiva non è esclusa che rappresenti un freno. Per ora i vescovi si tengono alla larga dalle elezioni, come emerso dal recente Congresso Eucaristico di Indianapolis (non se ne svolgeva uno da mezzo secolo) dove hanno partecipato oltre 50mila persone – il papa ha inviato il cardinale-ministro filippino Luis Antonio Tagle a parlare , un porporato ora un po' ombra rispetto a qualche anno fa – e lo stesso New York Times in un lungo reportage ha scritto che i politici sono rimasti alla larga, anche se erano presenti in forza esponenti anti-abortisti. Su questo evento vale la pena riportare quanto scritto dal direttore editoriale della Santa Sede, Andrea Tornielli, su Vatican News, sito ufficiale: negli Usa c'è da augurarsi che il processo avviato a Indianapolis “favorisca un'attenzione rinnovata a favore della vita e della dignità umana, della vita debole e indifesa, qual è quella del concepito non ancora nato, del senzatetto, del migrante. Un'attenzione rinnovata a favore della vita di coloro che sono quotidianamente minacciati dalla violenza e dalla diffusione incontrollata delle armi vendute con grande facilità: una piaga che affligge particolarmente quel grande Paese”. Quindi è chiaro, semmai servisse ripeterlo: La chiesa è contro l'aborto, certo, ma la missione è molto più ampia.



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